Buongiorno!
Questa cosa di condividere ogni settimana l'incipit di un libro di merda mi sta sfuggendo di mano, soprattutto perché dovrò un po' invertire l'ordine di lettura dato che, ahimè, non ho idea di che fine abbia fatto fare al libro della McGuire. Sì, ce l'ho in cartaceo, esatto. È stato un regalo, con tanto di borsetta Garzanti, che mi è stato fatto lo scorso anno al Salone Internazionale del Libro di Torino. Un regalo per scherzare, ovviamente. Cioè quella persona sapeva che se me lo avesse regalato sul serio sarebbe morta male, ecco.
Comunque al momento i miei libri, per metà, sono ancora collocati in soffitta poiché non ho trovato l'ordine esatto con cui voglio sistemare la libreria. Probabilmente quel capolavoro sarà ancora lì, nello scatolone insieme a dei libri belli. Chissà come loro, i libri belli, stiano prendendo questa prolungata convivenza.
Detto ciò, oggi condividerò altri due incipit e mi auguro di cominciare a regalarvi grandissime belle recensioni dalla settimana prossima. Non vedo già l'ora! Ho caricato tutto sul kindle, il libro della scorsa settimana ce l'ho in lingua originale, quindi magari inizio proprio da quello. Chissà.
Si prospetta un bel periodo pieno di cose da fare, ma io non demordo. Ce la farò, soprattutto a trovare il coraggio di leggere la tizia della famosissima Trilogia della cera. Mi piacerebbe però che questa fosse una rubrica più interattiva. Perché non mi proponete qualche bel libro brutto da leggere? Sotto nei commenti, intendo. Su, non lasciatevi intimidire!
Mentre voi ci pensate, vediamo gli incipit dei libri di oggi.
Il primo libro di cui voglio parlarvi è Guida rapida agli addii di Anne Tyler, pubblicato nel 2012 da Guanda nella traduzione di Laura Pignatti. Confesso, ma in molti lo sapranno già: adoro Anne Tyler. Non capisco perché in Italia sia considerata quanto le caselle azzurrine del Monopoli (cioè niente), perché io la trovo fantastica. Il suo modo di narrare le vicende, sempre con garbo e dolcezza, sembra quasi che te la stia raccontando a voce, la storia. Tutti i suoi libri mi scaldano il cuore, mi riappacificano con il mondo, mi trasmettono un senso di tranquillità che è difficile descrivere.
Guida rapida agli addii è la storia di Aaron che, a seguito di un brutto incidente, rimane vedovo e, dopo qualche tempo, comincia a ricevere le visite della moglie defunta, Dorothy. Detto così so per certo che sembra un libro che trasmette angoscia, ma posso assicurarvi che niente è più lontano dal vero. Anne Tyler ha questa grandiosa capacità, quella di avvolgerti completamente nella storia che sta narrando. Lei è il mio porto sicuro, la persona alla quale mi rivolgo quando ho un po' di tristezza nel cuore, perché ogni suoi libro è per me un caldo abbraccio.
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"La cosa più sorprendente, quando mia moglie tornava dal regno dei morti, era la reazione degli altri.
Per esempio un pomeriggio, all'inizio della primavera, stavamo facendo una passeggiata in Belvedere Square quando incrociammo il nostro vecchio vicino di casa Jim Rust. «Che sorpresa» mi disse. «Aaron!» Poi scorse Dorothy al mio fianco. Lei lo guardava da sotto in su, proteggendosi dal sole. Jim sgranò gli occhi e si girò di nuovo verso di me.
Gli dissi: «Come va, Jim?»
Lui cercò chiaramente di darsi un contengo. «Oh... benissimo» disse. «Cioè... voglio dire... certo che ci manchi. Il quartiere non è più lo stesso senza di te!»
Era concentrato solo su di me, e più precisamente sulla mia bocca, come se fossi io quello che stava parlando. Non guardava Dorothy. Si era girato di qualche centimetro per escluderla dalla visuale.
Mi fece pena. Dissi: «Be', salutami tutti, allora» e proseguimmo. Al mio fianco Dorothy sbottò in una delle sue risatine asciutte.
Altri fingevano di non riconoscere nessuno dei due. Appena ci vedevano da lontano, la loro espressione si alterava di scatto e all'improvviso svoltavano in una via secondaria, tutti indaffarati, un sacco di cose da fare, tanti pensieri per la testa. Io non gliene facevo una colpa. Sapevo bene che nn era facile abituarsi all'idea. Al loro posto forse mi sarei comportato allo stesso modo. Mi piace pensare di no, ma è senz'altro possibile.
Invece mi facevano ridere quelli che si erano dimenticati che fosse morta. Certo, non più di due o tre persone, gente che ci conosceva solo di sfuggita. Una volta, mentre ero in fila allo sportello in banca, fummo avvisati dal signor von Sant, l'impiegato che diversi anni prima aveva seguito la pratica per il nostro mutuo. Stava attraversando l'atrio, si fermò e disse: «E allora, ve la state ancora godendo la vostra casa?»
«Oh, sì» gli dissi.
Giusto per non complicare le cose.
Immaginai come si sarebbe sentito dopo qualche minuto, ricordandosene. «Ehi, un momento!» avrebbe detto fra sé mentre tornava a sedersi alla sua scrivania. «Non avevo sentito che...?»
O forse aveva in testa tutt'altro, e magari non aveva nemmeno sentito la notizia. Avrebbe continuato in eterno a pensare che la casa fosse ancora intatta e Dororthy ancora viva, e che noi due fossimo ancora felicemente sposati, una coppia normalissima."