venerdì 30 dicembre 2016

2016, addio


30 dicembre 2016. È ora di bilanci.

Questo è stato un anno difficile e, per certi versi, pesante e orribile.
È stato un anno di poche letture, alcune particolarmente belle e toccanti, altre brutte o poco significative. È stato l'anno dei cambiamenti per eccellenza, delle conferme e delle perdite.
Alla fine del 2017, guarderò al 2016 solo come a un ricordo neanche troppo piacevole.
Lo so, la gente normale e i blogger che parlano di libri veramente – e non come me, che ormai ne parlo poco – sono già pronti con la lista dei libri più belli letti durante l'anno, sbracciandosi per dare consigli o sconsigli letterari. Io, invece, ho intenzione di tirare un po' le somme, ma in maniera differente.

Comincio con il raccontarvi un po' di cose, che chi mi segue ha capito e intuito – perché siete tutti un sacco intelligenti – ma di cui non ha conferme.
A cavallo tra il 2015 e il 2016 sono successe, nella mia vita privata, delle cose che mi hanno portata poi a maturare delle scelte importanti.
Avevo instaurato un rapporto di collaborazione con una delle mie – fino ad allora – case editrici preferite che, però, è volto al termine decisamente non nel migliore dei modi: sebbene all'inizio apprezzassi molto i libri che mi venivano proposti, con il tempo la qualità degli stessi è andata scemando, raggiungendo livelli che, alle volte, reputavo davvero imbarazzanti.
Inoltre, al sollevamento di alcuni dubbi sui titoli e sulla piega che il catalogo della casa editrice stava prendendo, non è stato possibile instaurare un dialogo. Mi sono accorta, quindi, che la nostra collaborazione non poteva continuare e che ciò che io, e altre persone di mia conoscenza, non trovavamo di nostro gradimento era proprio ciò che la casa editrice, invece, considerava letteratura di alto livello.
A causa di questa collaborazione, mi sono trovata a leggere libri di cui francamente me ne sarei volentieri infischiata e ho cominciato ad accusare un blocco del lettore abbastanza forte che, per fortuna, ha visto la sua fine grazie alla lettura di Girl runner di Carrie Snyder e a Guida rapida agli addii di Anne Tyler.
Terminata la collaborazione ho, grazie al cielo!, avuto il piacere di imbattermi in alcuni libri di cui ho apprezzato la lettura e ho avuto anche il tempo – e ritrovato la voglia – di fare alcune riletture (è il caso di Cime tempestose di Emily Brontë e Ragione e sentimento di Jane Austen) che mi hanno fatta ritornare sulla retta via.
Nel frattempo, comunque, il 2016 continuava con le sue brutte sorprese, riservandomi momenti WTF? davvero degni di nota.

giovedì 22 dicembre 2016

For Whom The Jingle Bell Tolls – il Natale nei romance


Dopo Il Book Bloggers Blabbering, parte della ciurma torna per parlarvi del Natale con una nuova iniziativa. Vi presento For whom the jingle bell tolls.
Per una a cui non piace il Natale, ne parlo anche troppo spesso. Il 14 dicembre, sul blog Impression chosen from another time, vi ho parlato del Natale di Poirot e di Agatha Christie, esprimendo tutta la mia approvazione verso le parole di Poirot. Oggi, invece, ho deciso di parlarvi del Natale nei romance. 
Già me la vedo la vostra faccia a questa notizia: tranquilli, non mi sono impazzita, sto bene e sono completamente in me – e anche sobria, stranamente. 

Come dicevo già altrove, a costo di meritarmi occhiatacce furiose e espressioni di puro disgusto, il Natale non mi piace. Mi piaceva molto quando ero piccola, ma poi cosa è successo? È successa la vita, sono successe alcune cose, la famiglia s'è sgretolata e adesso, quando penso agli ultimi Natali vissuti bene, ci penso anche con un po' di rabbia. 
Non festeggio davvero da almeno cinque o sei anni e, devo ammettere, non mi manca per niente.
Il periodo natalizio, comunque, offre grandissime soddisfazioni anche per chi non ha piacere a festeggiarlo. Come? Semplice!
Per chi ama il Natale vi sono le lucine colorate, il rito dell'albero, il presepe, il panettone, le ghiotte mangiate, le allegre canzoncine, la neve, i regali e i folletti, Babbo Natale che scende giù dai balconi delle case della gente – mi ha sempre messo un po' d'ansia questo pupazzo, al buio mi sembra sempre una persona che sta cercando di arrampicarsi a casa di qualcuno oppure un amante che cerca di fuggire per non essere scoperto dal marito della donna amata. 
Per chi non ama il Natale, invece, si è sempre pensato che non ci sia nulla di buono in questo periodo dell'anno. Non v'è pensiero più sbagliato.
Vi assicuro: per ognuno di noi c'è qualcosa là fuori. Per me, infatti, ci sono i romance ambientati a Natale. Potete solo immaginare l'effetto che questa accoppiata micidiale ha sulla mia persona: non solo mi sanguinano gli occhi alla vista delle copertine – e questo, voi che mi leggete, lo sapete già –, ma esperisco anche strani stati confusionali quando mi accingo a leggerne le trame.

martedì 6 dicembre 2016

5 is megl che one #4 – ovvero 5 storie d'amore che considero più belle



Ok, fuori gli altarini: questo post doveva riguardare altro. Ebbene sì, lo ammetto senza problemi. Non avevo intenzione di scrivere di storie d'amore. Però, qualcuno ha cercato la mia opinione sulle storie d'amore che considero più belle e quindi, qualora dovessi essere un mio lettore: lo hai cercato, ti ho accontentato. Non dovessi essere un mio lettore, ma un pazzo (o pazza eh, sia chiaro), che cerca cose a caso per motivi a caso... Niente, non incapperai mai in questo post e mi dispiace.
Ovviamente non ho scelto questa cinquina solo per merito di chi la ha cercata su Google, ma anche perché mi sembrava un argomento interessante da affrontare. 
Nonostante il mio sdolcinato romanticismo, e chi mi conosce davvero sa che non dico così per dire, sono una persona realista, cinica e terribilmente sarcastica. Non so bene come queste cose possano andare di pari passo ma è così.
Possiedo una strana considerazione dell'amore. L'amore per me è rappresentato dalla violenza dei sentimenti e capirete meglio ciò che intendo dire più avanti. Oggi si parla delle 5 storie d'amore che io, con la mia strana concezione dell'amore, reputo più belle ever (ci saranno SPOILER, siete avvisati).

1. One day.
Il motivo per il quale io parli di One day non appena se ne presenta l'occasione consiste nel fatto che lo reputo davvero un gran bel libro (e un gran bel film). La storia d'amore di Emma è Dexter è ciò che io ho sempre desirato; le bambine comuni sognavano il principe di Cenerentola, un uomo pronto a salvare la sua donna dalla povertà e dalla miseria per elevarla a uno status sociale – e di vita – migliore. Al contrario, mai ho pensato che un uomo potesse salvarmi da qualcosa: gli uomini sono, semplicemente, esseri umani. E non salvano niente e nessuno, anzi. 
Dexter ed Emma mi piacciono per questo: nessuno dei due salva davvero l'altro. Emma è una persona meravigliosa che sì, avrebbe meritato un altro tipo di uomo al suo fianco: un uomo più presente, meno concentrato su sé stesso, meno superficiale anche. 

Ciò che conta in una storia d'amore, però, non è chi sia la persona della quale ci siamo innamorati ma ciò che il sentimento che nutriamo per questa persona fa di noi. Emma, infelice e imprigionata in una vita mediocre, si sente migliore insieme a Dexter. E non perché lui la salvi effettivamente da qualcosa, anzi. Dexter è anche la principale fonte di malessere di Emma: un amore che sembra non essere ricambiato, una dedizione verso la sofferenza altrui che fa quasi spavento. Eppure, la violenza e la profondità dei sentimenti di Emma verso Dexter la porteranno alla felicità, seppur breve. Gli anni di delusione, tristezza e malessere che Dexter causa a sé stesso e a tutti coloro che gli stanno intorno, Emma inclusa, sono in un certo senso necessari affinché il loro sentimento cresca e diventi la splendida storia d'amore della quale sono protagonisti. Una storia che nasce una notte, all'università, e che si protrae per venti lunghissimi anni. La storia d'amore di One day mi piace perché è reale, perché non è farcita di finto perbenismo, perché Emma e Dexter si fanno del male – consciamente e inconsciamente – proprio come le persone reali. E, nonostante il dolore inflitto e auto-inflitto, la potenza dei loro sentimenti è sempre presente e, soprattutto, duratura. Il motivo, credo, sta proprio nel non aver vissuto una storia d'amore tutta rose e fiori. 


2. Fine di una storia (The end of the affair).
Fine di una storia è un film, ma anche e soprattutto un libro di Graham Greene. Ho avuto il piacere di vedere il film senza sapere che si trattasse di un libro e, dopo così tanti anni, non ho ancora avuto il coraggio di leggerlo. L'ho comprato, ma non sono riuscita ad aprirlo. 
La storia di Maurice e Sarah è ancora così vivida dentro di me che non so se riuscirò mai a leggere il libro senza pensare a Ralph Fiennes nei panni di Maurice. Forse no. 
Maurice è uno scrittore che, nella Londra del 1946, incontra casualmente i coniugi Sarah e Henry Miles. Sarah non è felice insieme a Henry e, per questo, si innamora perdutamente di Ralph, un uomo molto diverso da suo marito e che, in certo senso, la accompagna verso la scoperta della violenza dei sentimenti di cui io sono una così accanita sostenitrice. La loro storia, bellissima e molto profonda, però, volge a una fine inaspettata. Inaspettata per Maurice e anche per Henry, che per molto tempo non conosceranno le ragioni che hanno portato Sarah a troncare la loro relazione. Sì, perché Henry, marito devoto e forse anche molto innamorato, è a conoscenza della relazione extraconiugale della moglie. 
Una storia d'amore così forte e intensa che merita di essere vissuta, anche se questo vuol dire compromettere la propria esistenza e le radicate convinzioni religiose. Impossibile, credetemi, rimanere indifferenti alla forza d'animo di Sarah, impossibile non ammirare la sua incantevole dedizione, il suo carattere formidabile, il suo coraggio, la sua fermezza. Penso a Sarah come alla persona che mi piacerebbe essere, penso alla sua storia d'amore con Maurice come qualcosa da voler vivere, un giorno. La grandezza di Sarah si evince dalla sua scelta: l'importanza della vita dell'uomo che ama vale più di un qualsiasi atto di egoismo. Perché la felicità di Sarah, donna e persona a dir poco fantastica, è costituita dal tenere in vita la persona che ha amato più di ogni altra cosa al mondo. 

venerdì 2 dicembre 2016

Book Bloggers Blabbering || Intervista a Ophelinha di Impressions chosen from another time


Da un'idea di Clacca del blog A Clacca piace leggere, da una riunione ai confini della realtà nel gruppo segretissimo fondato su Facebook sempre da Clacca, da un'insieme di idee e domande di tutte, tratto da un libro mai scritto e da un'opera teatrale mai recitata, cucito a mano con finiture in oro, durante le riprese del quale nessun animale è stato maltrattato, vi presento il Book Bloggers Blabbering!

Undici settimane (praticamente siamo il vostro incubo), undici blogger, undici interviste, undici personalità sui generis. Pronti per questa avventura? (Lo so, lo conoscevate già, ma sognavo una presentazione come questa da almeno dieci anni)
Oggi è il mio turno – finalmente! – e ho deciso di porre le mie strampalate domande a Ophelinha di Impressions chosen from another time e l'ho scelta un po' perché le voglio un sacco bene, un po' perché scrive cose belle, un po' perché legge libri belli e un po' perché si chiama Ophelinha. E credo basti, come presentazione, no? Andiamo a incominciare!

Manuela mi piace pensarla così, in compagnia dei libri che mi hanno
accompagnata durante l'adolescenza e che per me hanno significato molto.
Anzi, moltissimo.

Ophelinha, benvenuta in casa mia! Ti offrirei un caffè se non fosse che siamo ubicate in due punti un po’ troppo distanti tra loro. Iniziamo subito con le domande serie, così poi posso lasciarmi andare con le domande idiote.

Com'è iniziata la tua avventura da lettrice?

Mia madre mi ha insegnato a leggere quand'ero all'asilo, probabilmente per mettere a tacere il mio continuo bisogno di storie. Il primo libro che ho letto – e che mi ha spaventato – è stato Il mago di Oz. Di lì il salto ai libri di Frances Burnett Hogson e Louisa May Alcott è stato breve, insieme all'ebbrezza dell'indipendenza: potevo essere finalmente la mia spacciatrice personale di storie, senza dover chiedere all'adulto di turno di smettere di fare qualsiasi cosa stesse facendo e leggere con me.


Per chi non lo sapesse, mentre io sono una Brontëana,
Ophelinha è una vera Janeite.

Com'è nata l'idea di aprire un blog e condividere le tue letture con un pubblico?

Il mio blog nasce in un brumoso pomeriggio del lontano novembre 2011. 
Avevo un numero imprecisato di quaderni pieni di appunti, poesie, racconti, e ho pensato – anche per smettere di perderli – di iniziare a ricopiarli in questa sorta di finestrella virtuale che mi era creata su blogger. Vorrei poter dire che la ragione per cui ho iniziato a scrivere sul blog è qualcosa di eroico, nobile ed elevato, ma non è così: era un pomeriggio di novembre, mi ero ri-trasferita da circa un annetto (dopo aver vissuto a Roma, Londra, di nuovo Roma, di nuovo Londra, di nuovo Roma e una prima volta a Bruxelles), c'era un sacco di nebbia e faceva freddissimo... 
Nel primo post ho copiato semplicemente una poesia che avevo scritto a Londra nel 2008, "Un altro finale", perché era quello che mi auguravo: di trovare il mio lieto fine, un posto in cui stare bene, un contesto socio-professionale (e climatico) che mi si confacesse di più. Il titolo del blog è tratto da una canzone di Brian Eno, By this river, colonna sonora de La stanza del figlio di Nanni Moretti.