venerdì 4 novembre 2016

In my bookshelf #34


Vi avevo promesso che il blog sarebbe tornato piano piano alla normalità e il ritorno di In my bookshelf ne è la prova (più o meno, ma non sottilizziamo).
In questi mesi di assenza non è che abbia comprato poi chissà quanta roba, né letta poi più di tanta, ma fare un riassunto per mostrarvi cosa è successo in questo luuuungo periodo mi fa sentire una blogger seria (eddaje, no? Ogni tanto ci vuole).
La volontà di leggere ciò che ho in casa procede bene, e proprio per questo mi contengo con gli acquisti (e mi contengo veramente eh, mica tanto per dire).
Così, da agosto fino a ora ho acquistato davvero pochissimo (ma ho ricevuto qualcosa in regalo).
Certo, se il blocco del lettore mi abbandonasse del tutto sarebbe cosa buona e giusta cosicché – oltre a non acquistare – dimezzerei anche la mia lista di "to be read prima dell'apocalisse".
Però, insomma, da qualche parte bisogna pur iniziare per smaltire la roba di cui si è già in possesso e non acquistare nulla rappresenta un piccolo passo verso la normalità.
Vediamo adesso da agosto a ottobre cosa è successo nella mia libreria. Pronti? Pronti.

Partiamo dai libri nuovi che, per fortuna, sono solo due e sono entrambi stati acquistati a un prezzo più che accettabile (10 euro l'uno). Si tratta di due libri in lingua spagnola, non ho idea se questi libri esistano in italiano e poco importa perché si tratta di due libri scritti da autori spagnoli e che ho voluto acquistare in lingua perché credevo di non soffrire del blocco del lettore. E poi, poi niente, è andata a finire che di uno, e sto parlando di Dime quien soy di Julia Navarro, ho letto soltanto 57 pagine e poi mi sono arenata – non per colpa del libro, ovviamente – e dell'altro ho letto solo la quarta di copertina e si tratta di El mapa del tiempo di Félix J. Palma.
Dunque, mentre Dime quien soy è stato scelto con cura e attenzione in mezzo a un'altra valanga di libri e s'è aggiudicato il posto sul mio comodino – al momento solo per prendere polvere insieme al kindle – perché è scritto in maniera molto semplice e lineare, El mapa del tiempo è stato, invece, portato a casa perché la trama mi sembra una roba che wow! Leggendo la quarta di copertina, che è l'unica cosa che al momento ho letto di questo libro, mi sembrava un argomento interessante: Inghilterra, 1800 e viaggi nel tempo. Una roba che non potevo davvero lasciare sullo scaffale. Poi, ecco, magari è una schifezza di una noiosità colossale (e la bruttezza della copertina è davvero un punto a suo sfavore che mi fa pensare che la cagata sia dietro l'angolo), ma almeno mi serve per imparare parole nuove.

I libri usati, invece, comprati alla 65a Fira del llibre d'ocasió, antic i modern che si è tenuta a Passeig de Grácia, sono decisamente di più. Pochi, comunque, secondo i miei standard, ma comunque troppi dati i miei inesistenti tempi di lettura. Si tratta di un libro di Marta Rivera de la Cruz che si chiama La importancia de las cosas, una copia di Jane Eyre in spagnolo – che fa sempre bene –, Los cuadernos de Don Rigoberto di Mario Vargas Llosa e El alquimista impaciente di Lorenzo Silva, comprati più che altro perché mi sembravano scritti in maniera piuttosto semplice (a parte Vargas Llosa che, vabbè, lo conosco abbastanza e non mi sembra male affatto).
Ai libri usati si è aggiunto anche un dizionario monolingua, in spagnolo ovviamente, comprato praticamente nuovo che non ho ancora utilizzato se non per cercare una parola che mi è stata detta da un ragazzo – come un complimento – e che non ho trovato, quindi vabbè. Mi piace pensare che mi abbia detto che la mia pelle somiglia a una mandorla bianca, pure che non è vero. Ma tanto, insomma, anche chi se ne frega, dato che non è una parola che mi verrà mai più ripetuta, ergo posso vederci tutto quello che mi pare, no? xD

Una mia amica mi ha invece prestato El laberinto de la rosa di Titania Harde, avvertendomi che non è poi tutto questo granché (e si vede dalle recensioni di Amazon), ma che è molto utile per apprendere le costruzioni verbali più utilizzate e le particelle che accompagnano i verbi. Insomma, messa su questo piano, pure che fa schifo, ci importa il giusto dato che mi serve come "libro di studio".
Ho ricevuto in regalo da Maria (che non ha un blog vero, ma un blog alternativo), Di grammatica non si muore di Massimo Roscia (che lovvo appassionatamente), Un certo Lucas di Julio Cortazár e Autobiografia di una femminista distratta di Laura Lepetit.
Letture Sconclusionate mi ha invece regalato Lo schiavista di Paul Beatty e Come un fucile carico di Lyndall Gordon (già autrice di quella cosa meravigliosa che è la biografia di Charlotte).

Il capitolo che riguarda le letture è davvero molto corto: in questi mesi ho letto poco, pochissimo, e se non consideriamo i libri di grammatica – perché abbiamo del pudore –, possiamo aggiungere i libri letti dall'estate a oggi. In ordine abbiamo Made you up, libro in lingua di Francesca Zappia di cui vi ho un po' parlato in Ciarlando allegramente di... insieme a Guida rapida agli addii di Anne Tyler (mio unico vero ammmmore). Mentre Made you up mi ha lasciata un poco perplessa, soprattutto perché affronta un argomento pesante in maniera un po' troppo semplicistica (si tratta della schizofrenia), ho invece parecchio apprezzato la mia cara Anne che, sebbene affronti il tema del lutto, lo fa con la sua solita grazia e il suo solito sguardo approfondito sull'animo delle persone.
Abbiamo poi Ross Poldark, di Sonzogno, letto e apprezzato tantissimo soprattutto perché Ross è Aidan Turner e vabbè, come faceva a non piacermi? Ve ne ho parlato molto e ve ne ho parlato anche qui. Poi è giunto il momento di Haruf, di cui al momento ho letto Canto della pianura (che ho molto apprezzato e di cui ho fatto la recensione più bella ever che mi sia mai venuta – magari non è vero ma voglio crederlo) e Crepuscolo, che non ho recensito perché mi sentivo in difetto. In difetto perché tutti ne avevano parlato (e continuano a parlarne) in maniera decisamente migliore di quello che avrei potuto fare io, e non me la sono sentita di dare il mio scarno contributo. 
Giunse poi la quarta puntata di So classy! dedicata a Edith Wharthon e al suo La casa della gioia, veramente un bellissimo libro, che ho letto con gusto e piacevolezza. L'ironia della Wharthon è davvero eccezionale. 
E giungiamo alla fine, con i libri letti davvero d'estate e che sono Un tango per Victor di Lorenzo Mazzoni, pubblicato da Edicola Ediciones, Ma la vita è una battaglia, una selezione di lettere della mia Charlotte, curato e tradotto da Laura Ganzetti e pubblicato da L'Orma Editore e, ultimo sia in ordine di lettura che nella classifica dei libri più brutti sulla faccia della Terra Irraggiungibile di Abbi Glines che si è aggiudicato un bel Francamente me ne infischio (credetemi, è cosa davvero, davvero, davvero brutta). 

In lista desideri, invece, si è subito piazzato un libro uscito credo solo in spagnolo che si chiama No culpes al karma de lo que te pasa por gilipollas da cui è stato anche tratto un film (qui il trailer) che mi sembra proprio il libro di cui io mi innamorerei follemente – essendo io sfigata come la protagonista (ma più carina, dai). Me lo comprerei tipo subitissimo se non si trattasse di una brossura al prezzo di un cartonato – eh, qui i libri sono super cari –, ma magari mi farò un regalo in questi giorni. Si aggiudica il posto in lista desideri anche un libro italiano e si tratta dell'edizione Fazi di Via dalla pazza folla di Thomas Hardy, che già volevo non appena uscito per Garzanti ma, ecco, l'edizione di Fazi la attendevo con ansia perché mi piace di più.

E voi, cosa avete letto, comprato, desiderato? E, soprattutto, avete consigli utili per sbarazzarsi finalmente del blocco del lettore?

6 commenti:

  1. Io di recente non ho comprato nulla, anche perché ne ho già fin troppi in attesa. Ho il blocco del lettore pure io causa pensieri e non so proprio come si supera. Nemmeno la mia letteratura di diabete vestita riesce a farmi superare questo momento... Infatti, mi trovo praticamente arenata insieme a Jane Austen e alla sua abbazia. :|

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    1. Eh, capito? I pensieri uccidono tutte le cose belle. Ma non c'è una cura vera? Tipo: due cucchiai di olio di ricino e passa la paura? Sigh.

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  2. Io, dopo il mese di agosto dedicato totalmente alla lettura de "Il signore degli anelli", mi trovo a dover combattere con il blocco del lettore, perché sinceramente non trovo un momento libero per poter continuare la mia avventura! Spero nel periodo natalizio, così posso passare ad un altro dei tanti libri che devo iniziare.

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    1. Ma fosse per mancanza di tempo semplicemente, guarda, sarebbe tutto molto meno stressante. Forse necessito del libro giusto. Chi lo sa? Eppure ne ho a migliaia – vabbè, tu lo sai perfettamente quanti libri ho in cartaceo, ti lascio immaginare il numero degli ebook – è che boh. Niente. Non riesco. Spero passi questo periodo brutto.
      Il periodo natalizio sicuro ti porterà qualche ora libera in più :)

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  3. Un certo Lucas mi ispira, per ora mi attende in spagnolo (voglio proprio vedere cosa ci capirò!)
    I miei ultimi acquisti sono stati tre Feltrinelli, nell'Universale Economica, che ho trovato nuovi al 50% al Libraccio (solo perché erano la ristampa precedente, ora sostituita da quella nuova): La promessa di Friedrich Dürrenmatt, Il filo dell'orizzonte di Antonio Tabucchi e Lettera al padre di Franz Kafka.
    Ad agosto avevo poi approfittato della promozione web della Mattioli 1885, acquistando Il romanzo perduto di Sherwood Anderson e ricevendo in regalo I tempi non sono mai così cattivi di Andre Dubus: il primo mi è piaciuto più del secondo, ma io e la letteratura americana non andiamo troppo d'accordo.
    Per sconfiggere il blocco del lettore ti consiglierei Il punto cieco di Javier Cercas.

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    1. Non leggo ancora molto in spagnolo – non libri, intendo. Il resto (pagine web, istruzione prodotti, articoli) li leggo tranquillamente. Certo, con la letteratura – soprattutto di un certo livello – è molto più difficile e, forse, Un certo Lucas non è il libro da cui cominciare xD Però puoi provarci, poi mi fai sapere :D
      La letteratura americana, se non ti piace il "realismo" di cui abbiamo già parlato non ricordo dove, in effetti, non fa proprio per te. A questo punto puoi semplicemente orientarti su altre nazionalità che trovi più affini.
      A me il realismo piace molto (della letteratura americana e inglese, ma comunque mi piace in generale), per cui trovo che la maestria di certi autori stia proprio nel raccontare storie di vita reali che sembrano REALI e non finte o forzate. È difficile scrivere dei dialoghi belli come quelli di Yates, ad esempio, o Malamud, perché si rischia di scadere nello scontato e nel banale. Però, ecco, se non ti piacciono, non ti piacciono, c'è poco da fà.

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