Buongiorno miei prediletti.
Codesto sarà un post di diversa fattura rispetto a quelli che, normalmente, sono ospiti della suddetta rubrica. Vi farebbe comodo essere messi al corrente della ragione di tale mia – insindacabile, mi permettiate – decisione? Presto detto: alcuni giorni fa, i miei miopi occhi hanno avuto il dispiacere di imbattersi in una discussione avvenuta presso un gruppo Facebook che la codesta blogger che vi sta parlando frequenta non proprio assiduamente ma, comunque, con una qual certa frequenza.
Miei cari, in questa discussione una blogger – che non ero io –, dopo aver criticato la copertina di un romanzo (anch'esso di dubbia qualità secondo i miei umili canoni) e aver utilizzato un appellativo che riconosceremo in "orrida", è stata stata pesantemente attaccata presso il suo blog da diversi individui, in qualche modo probabilmente legati alla casa editrice. O financo no.
All'esimia è stato riferito che utilizzare tale appellativo (che ripeto essere "orrida") per indicare un lavoro fatto male non è politicamente corretto e che, anche nell'ipotetico caso in cui quanto detto riportasse il vero, è bene esprimere in altro modo la propria opinione. Il suggerimento offerto all'esimia era che esprimesse sì la sua opinione ma utilizzando parole meno dure e offensive.
A quel punto mi son subito detta: "Oibò, dovrei forse non dire le cose che solitamente dico poiché il mio giudizio non è politicamente corretto, sebbene lo si faccia per ridere e scherzare?". E quindi, al fine di seguire il consiglio di quel gentiluomo secondo il quale quando "una copertina ci fa cagare" è bene dirlo in modo più raffinato (quindi, nel caso specifico, sarebbe più corretto dire "codesta serigrafia, seppur riprodotta con i sudori e gli umori dello artista, muove qualcosa di sì profondo dentro le mie viscere che potremmo dire, in tutta franchezza, che è causa di un moto ondoso non specifico che trova la sua conclusione solo nel caso in cui io mi rechi al bagno per dar sollievo al mio orifizio").
Onde urtare la sensibilità altrui, suddetto post sarà vergato con attenzione e con l'utilizzo esclusivo di parole politicamente corrette.
Ora permettetevi di mostrarvi, con grazia e precisione, ciò che l'illustrissima italica editoria propone in vendita questa settimana.
Una notte senza fine, visto in cotal modo, potrebbe apparire come la locandina di una pellicula allo solo pubblico adulto dedicata.
Le nude spalle di una giovin pulzella, fotografate in primo piano, potrebbero smuovere anche i più incartapecoriti animi.
A un occhio non esperto, quale il mio si propone di essere, apparrebbe che questa giovine si rechi ad allenarsi in completa libertà: d'altronde ballare nudi è una cosa che anticamente, con ogni probabilità, tutti facevano nelle tribù. Inoltre, miei stolti, nell'Antica Grecia, chi si allenava nel ginnasio lo faceva senza restrizioni dovute agli abiti: via codesti sciocchi mutandoni, intralciano i muscoli delle mie già solide chiappe!
Ergo, chi siamo noi per consigliare a codesta megera di indossare una maglia meno provocante prima di dimandare al custode del ginnasio di farla entrare, considerando che ci troviamo (ahimè!) nel 2016 e non nell'Ellade del 5° secolo avanti Cristo?
Un po' di vento sulle tette, ci tengo a rassicurarvi, non ha comunque mai fatto ammalare nessuno di tosse maledetta.
Ma ammiriamo la colorazione di codesto lavoro e, soprattutto, il ritaglio della figura e il suo successivo appiccico su uno sfondo che può essere utilizzato alla occorrenza: un (brutto) ginnasio, una serra, un capanno volto allo svolgimento di attività illegali legate alle fabbricazione di sostanze sutefacenti, una fabbrica di manufatti cinesi sita nella periferia di Milano, un covo segreto di ninja.
Menzione speciale merita il titolo della serie, poiché a "Splendido dubbio" dopo "Splendido disastro" e "Splendido sbaglio" non era poi mica così semplice pensare.
La scheda dedicata allo splendido manoscritto narra la storia di un uomo che, non avendo tempo per una relazione di stampo classico e probabilmente considerando il matrimonio costrittivo, incontra le sue prede su internet. Fondamentale che siano dotate di biondi capelli e forme invitanti. Un giorno, però, una donzelletta che vien dalla montagna, si reca nello studio di tal azzeccagarbugli e si propone come stagista. A quel punto, il nostro eroe – dagli amici denominato trinciapolli perché con le donzelle non vi confesso mica cosa fa – cade tra le braccia dell'amore e se ne fotte se non c'ha le zize quella che fa la ballerina, perché 'nfondo le zize te le poi pure rifà, ma l'amore, quello vero 'ndo cazzo lo trovi?
Le nude spalle di una giovin pulzella, fotografate in primo piano, potrebbero smuovere anche i più incartapecoriti animi.
A un occhio non esperto, quale il mio si propone di essere, apparrebbe che questa giovine si rechi ad allenarsi in completa libertà: d'altronde ballare nudi è una cosa che anticamente, con ogni probabilità, tutti facevano nelle tribù. Inoltre, miei stolti, nell'Antica Grecia, chi si allenava nel ginnasio lo faceva senza restrizioni dovute agli abiti: via codesti sciocchi mutandoni, intralciano i muscoli delle mie già solide chiappe!
Ergo, chi siamo noi per consigliare a codesta megera di indossare una maglia meno provocante prima di dimandare al custode del ginnasio di farla entrare, considerando che ci troviamo (ahimè!) nel 2016 e non nell'Ellade del 5° secolo avanti Cristo?
Un po' di vento sulle tette, ci tengo a rassicurarvi, non ha comunque mai fatto ammalare nessuno di tosse maledetta.
Ma ammiriamo la colorazione di codesto lavoro e, soprattutto, il ritaglio della figura e il suo successivo appiccico su uno sfondo che può essere utilizzato alla occorrenza: un (brutto) ginnasio, una serra, un capanno volto allo svolgimento di attività illegali legate alle fabbricazione di sostanze sutefacenti, una fabbrica di manufatti cinesi sita nella periferia di Milano, un covo segreto di ninja.
Menzione speciale merita il titolo della serie, poiché a "Splendido dubbio" dopo "Splendido disastro" e "Splendido sbaglio" non era poi mica così semplice pensare.
La scheda dedicata allo splendido manoscritto narra la storia di un uomo che, non avendo tempo per una relazione di stampo classico e probabilmente considerando il matrimonio costrittivo, incontra le sue prede su internet. Fondamentale che siano dotate di biondi capelli e forme invitanti. Un giorno, però, una donzelletta che vien dalla montagna, si reca nello studio di tal azzeccagarbugli e si propone come stagista. A quel punto, il nostro eroe – dagli amici denominato trinciapolli perché con le donzelle non vi confesso mica cosa fa – cade tra le braccia dell'amore e se ne fotte se non c'ha le zize quella che fa la ballerina, perché 'nfondo le zize te le poi pure rifà, ma l'amore, quello vero 'ndo cazzo lo trovi?