lunedì 30 novembre 2015

Photoshop non ti conosco, obbrobrio non ti temo, Paint ti amo – 30 novembre/6 dicembre


Giovani, buongiorno!
Questa settimana è la settimana prima delle mega uscite per Natale, ergo non esce una beneamata fava. Ma noi, lo sappiamo, se non parliamo anche solo di un libro de merda non siamo contenti e non affrontiamo la settimana con buonumore e gaiezza. Giusto? Giusto.
E quindi, in ritardo ché oggi avevo delle cose da fare per tornare a essere un essere umano di sesso femminile e dismettere i panni da foca monaca e ieri ho letto tutto il giorno perché boh, perché sì... Dicevo e quindi in ritardo ma eccoci, pronti per affrontare insieme la settimana dell'italica editoria (demerda).
Eccitazione e giubilo, gente, perché venerdì inizia Più libri più liberi e io prendo parte a un progetto de Il tè tostato e Sur che si chiama #BLOGNOTES e via, sono gioiosa! Gaiezza, tanta gaiezza. Ve ne parlo meglio poi di che cosa è questo progetto, tranquilli.
Ma andiamo a vedere le uscite della settimana, pochissime e alcune solo in ebook ma ce le facciamo andare bene lo stesso.

Innanzi tutto m'avete rotto le palle con sto amore infinito e il simbolo dell'infinito là sotto, e mobbasta! La storia più inutile raccontata EVER, santo cielo. Sti du deficienti c'hanno 14 anni, che cacchio di vita tormentata e cose incredibili c'avranno da raccontà? Manco la Bibbia c'ha tutte ste pagine!
E poi basta, basta con questi due che si baciano, c'avranno l'herpes ormai, so' cinque volumi che si baciano con l'effetto Crystal Ball. Lei poteva rinnovarsi almeno la piega, pare che non si lava i capelli da un secolo e mezzo, se aspetta un altro paio di giorni je vengono i dread. Quanto odio poi 'sta moda degli uomini degli ultimi due anni di indossare maglioni e felpe che arrivano al ginocchio, una cosa che non vi dico. E lui c'ha la felpa che pare del fratello maggiore, ma mettitela una felpa più lunga tesoro, mi raccomando.
La trama non l'ho capita, se devo essere onesta. Secondo me in questi libri non succede mai un cazzo, ma il parere è personale, lo sappiamo, quindi io ve la riporto uguale. La scheda, che prendiamo da Amazon (la Sperling non l'ha ancora caricata, a dicembre stanno impegnati a magnà il Pandoro ripieno di crema al limone, non possono mica lavorà), dice che c'è un segreto segretissimo nella vita di Hardin e che lui allontana tutti, pure Tessa. Ma Tessa lo ama. E se ami qualcuno, non lotti per riaverlo? Mah, dipende. Cioè, se non ti vuole manco in cartolina direi che è tempo perso, ma io e Tessa abbiamo diverse priorità. E quindi lei fa bene a lottare oppure è stupida perché continua a provarci?, si domanda la scheda. Eh, io un'opinione ben precisa su sta storia ce l'ho, secondo me so' cretini tutti e due ed è il motivo per cui vanno d'accordo. Mi auguro che non figlino, sennò sai che culo per il mondo averci un'unione di due stupidità così?

Questo capolavoro della letteratura mondiale, purtroppo, al momento esce solo in ebook. Non avrei dovuto riportarlo, perché generalmente ci si occupa delle uscite in libreria.
Ma, e dico ma, potevo lasciarmi sfuggire una bellissima, splendida, interessantissima ASCELLA PENDULA in copertina? Io nella persona di Nereia?! Ma non diciamo fagianate per favore eh!
Non riesco a guardare altro, capite? Il mio occhio finisce sempre lì, sopra la prima m di Dimmi, non faccio altro che guardare l'ascella pendula.
Ma non potevate prendere l'ascella di una ragazza che ha meno di 60 anni? Cioè, raga, io non sono proprio un tipo sportivo (ma manco pel cazz), vado in palestra a mesi alterni, c'ho 30 anni e la mia ascella non è così pendula!! Ho fatto la prova allo specchio del bagno, sapete che io so' una tipa precisa, prima di fare certe affermazioni faccio le prove. Ebbene io non c'ho quell'ascella. E comunque una con il braccio così secco non c'avrebbe tutta quella concentrazione di PELLE PENDULA lì sotto. Non ce la posso fare ragazzi, non ce la posso fare perché photoshoppano tutto e poi se perdono nelle ASCELLE PENDULE. Non riesco neanche a guardare la scheda di un romanzo con un'ascella in copertina. Seriamente, ma come si fa? Mi ero sentita così male solo quando in copertina c'erano delle cosce (qui). La trama, comunque, mi sembra giusto precisarlo, non fa alcun riferimento al lifting ascellare a cui la nostra ragazzona ha intenzione di sottoporsi. La ragazzona è Bree (poi mi dite perché una dovrebbe chiamare la figlia Bree) conosce Archer – Mia Scheridan, due personaggi c'hai e due nomi di merda! – e boh, niente. Non succede niente. Lui misteri, segreti segretissimi che la CIA je spiccia casa ad Archer, lei catene del dolore e minchiate simili. Bree, le catene in faccia a tua madre dovresti darle, per il nome che ti ha costretto a portare. E segnati in palestra per favore.


Per questo lunedì è tutto, mi raccomando correte a controllarvi le ascelle e poi fatemi sapere!

mercoledì 25 novembre 2015

Recensione Le serenate del Ciclone

Buongiorno gente!
Oggi vi parlo de Le serenate del Ciclone, romanzo di Romana Petri che ho letto grazie al Book Club Neri Pozza e che ho apprezzato ma solo per metà.
Pensandoci bene, mi pare di aver capito che il 2015 è stato l'anno dedicato alle letture non entusiasmanti, brutte o fatte al momento sbagliato e quindi, ovviamente, Le serenate del Ciclone non poteva piacermi molto, sarebbe andato contro tutti i principi fisici che la mia sfiga ha creato.
Ne sto leggendo un altro di libro che, proprio come tutto il resto, non mi emoziona particolarmente e meno male ché cominciavo a preoccuparmi.
E quindi, andiamo alla recensione. Mi scuso in anticipo con chi invece ha amato alla follia questo romanzo e potrà trovare offensive le mie parole – perché è già successo quando ne ho parlato altrove. Sappiate che, come tutte le recensioni presenti su questo blog, il mio è un parere personale e che non intendo offendere nessuno. Conosco, frequento e voglio bene a persone che non leggono nessun libro in un anno e non per questo mi sento offesa da loro (o viceversa). Per cui, sappiate che se anche a me non è piaciuto e a voi sì, amici come prima.

Titolo: Le serenate del Ciclone
Autore: Romana Petri
Editore: Neri Pozza
Pagine: 590
Prezzo: 18 €
Il mio voto: 3 piume

Trama

I libri sui padri sono sempre una resa dei conti col morto che, in quanto tale, non parla. Non così questo libro, per metà puro romanzo e per l'altra metà memoir familiare, che parte invece dal giorno in cui il futuro padre nasce e ne reinventa la storia. Romana Petri racconta così i sessantatré anni di vita di un uomo, dal 1922 al 1985, ma anche quelli italiani, dal fascismo alla guerra alla ricostruzione al boom economico e oltre. C'è l'infanzia nell'Italia rurale nella campagna vicino a Perugia, e poi l'adolescenza condivisa con una banda di scavezzacollo in quella città allora poco più grande di un paese, tra serenate notturne al balcone della bella di turno ed esuberanti scazzottate coi soldati alleati giunti dopo la liberazione. E poi c'è una Roma carica di promesse, in anni in cui nessuna meta è preclusa: il benessere, le auto sportive, le villeggiature, le conquiste amorose, un successo che pare senza limiti. Infine, la realtà che cancella l'illusione di non poter mai più tornare indietro: la caduta, le crisi, le difficoltà da cui riemergere con la tenacia degli anni formativi. Mario Petri detto "Ciclone" è un padre ingombrante. È grande e grosso ma capace di coltivare una sua fine sensibilità. Ha l'animo di un cavaliere antico, e il suo futuro sarà quello di un uomo di spettacolo nato per vestire i panni di personaggi eroici tanto nell'opera lirica quanto nel cinema. Intorno a Mario e Lena e ai figli nati dal loro grande amore s'incontrano tanti personaggi famosi... 

La recensione 

Le serenate del Ciclone è l’ultimo romanzo di Romana Petri, già autrice di diverse storie pubblicate precedentemente da Longanesi, e direttrice della casa editrice Cavallo di Ferro (di cui non riesco a raccogliere notizie, non so è fallita o esiste ancora). Non avevo mai letto nulla di Romana Petri e dopo aver conosciuto la sua scrittura credo che leggerò altri suoi lavori perché credo che sia un’autrice molto brava a raccontare storie. Certamente lo è stata nel raccontare la storia di suo padre, Mario Petri, ne Le serenate del Ciclone

Mario Pezzetta, in arte Mario Petri è stato cantante lirico, attore teatrale e cinematografico, padre e marito ingombrante. Figlio di Terzilia, donna buona e dal cuore d’oro e Attilio, padre violento e alcolista, Mario nasce in Umbria e passa la sua infanzia e giovinezza tra Perugia e Cenerente, paese d’origine della madre. Grazie a un suo carissimo amico, Orlando, Mario si avvicinerà alla letteratura e al mondo dei libri, avvicinamento che Romana Petri esprime molto bene nei dialoghi: Mario è l’unico personaggio che quando parla lo fa in perfetto italiano, senza alcuna inflessione dialettale, in contrapposizione al dialetto prima umbro – durante l’adolescenza di Mario – e poi romanesco del resto dei personaggi. Finita la scuola, Mario decide di trasferirsi a Roma per prendere lezioni di canto e, a malincuore ma comunque con una certa fermezza, lascia dietro di sé gli amici più cari – tra cui il Kid, figura molto importante della sua vita – e la madre e il fratello minore – che lottano con la figura di Attilio, sempre più violento a seguito delle sue frequenti bevute. Una scelta difficile che Mario sente di dover comunque compiere, non senza aver chiesto alla madre di avvertirlo qualora Attilio dovesse far male e al fratello. Avvertimento che gli giungerà alle orecchie non per mano di Terzilia, desiderosa di lasciare che il figlio viva una vita migliore, ma per opera del fratello Paolo. 
A Roma conoscerà il maestro Cusmic che lo preparerà per il grande debutto, un’audizione alla Scala di Milano. Il successo non cambierà, però, i sentimenti e il carattere di Mario che rimarrà, per tutto il libro, l’uomo semplice e genuino che è sempre stato. 

 Il romanzo è diviso in due parti: la prima racconta la vita di Mario dalla sua nascita fino al giorno in cui Lena, la ragazza che diventerà la moglie, darà alla luce la primogenita di Mario che lui, in vista dell’amore che prova per Roma, deciderà di chiamare Romana; la seconda, invece, racconta la vita di Mario attraverso gli occhi della figlia, passando da un periodo di successo clamoroso – minacciato già in precedenza dal soprano Giulietta Simionato con la quale intrattiene una relazione della durata di due anni – alla decadenza dovuta in parte al carattere iroso e ingombrante di Mario e in parte all’inevitabile avanzamento dell’età. La prima e la seconda parte del romanzo si differenziano totalmente tra loro non solo per quanto riguarda il tipo di storia narrata in ognuno di essi, ma anche per il cambiamento del PoV – la giovinezza di Mario è narrata in terza persona mentre, nella seconda parte, il PoV diventa lo sguardo di Romana – e del registro stilistico. 
Sono dell’opinione che, in realtà, è come se si trattasse di due libri differenti e io, a lettura terminata, avrei preferito che fosse proprio così. 

lunedì 23 novembre 2015

Photoshop non ti conosco, obbrobrio non ti temo, Paint ti amo 23/29 novembre


Buongiorno signori e signore,
oggi è un triste lunedì come sempre. E come sempre io sono qui per voi, per comunicarvi quanta bella roba potreste – oppure no eh, libera scelta – trovare in libreria questa settimana.
Qualche giorno fa sono venuta a conoscenza di alcune cose che riguardano la Leggereditore (potete leggere qui quello a cui mi riferisco) e non fosse che la Leggereditore e quindi la Fanucci mi offrono davvero delle ottime copertine sulle quali sparare a zero, non le nominerei mai in questo blog.
Comunque sappiate che non acquisto – ovviamente, ci mancherebbe altro – libri pubblicati da case editrici che reputo disoneste verso i loro impiegati e verso i lettori.
Tra le altre cose, ora che ci penso, ho letto un solo libro della Leggereditore e volevo piangere, la traduzione l'avrebbe fatta meglio mia madre che in inglese conosce solo: shit, goodbye, yes, I'm on my way che però pronuncia aimomauei. Ora, lo so, non venite qui a dirmi "i traduttori sono pagati poco e hanno tempi di cacca!" perché so perfettamente come funziona il mondo dell'editoria (e dei freelance, purtroppo). Il lavoro di questo tipo, TUTTO, compreso quello relativo alla comunicazione, viene mal pagato, lo sappiamo dai tempi in cui l'uomo ha scoperto il fuoco. So anche che i traduttori vengono trattati a pesci in faccia e spesso non vengono pagati. So anche, però, che non è detto che la traduzione a cui mi riferisco sia stata fatta da un vero traduttore. E comunque, pure che ti pagano 400 euro (che è stato il mio stipendio per un anno da copywriter, quindi so di cosa sto parlando), non sei autorizzato a scrivere frasi non in italiano su un libro. Lasciamo fuori il finto editor che avrebbe dovuto accorgersene ché sennò non ne usciamo più. Comunque, faceva pena il libro e pure la sua traduzione. Fine.
Ora, dato che sono carichissima e agguerrita, andiamo a vedere lammèrda in uscita questa settimana.

Questa fissa di trasformare qualunque cosa in un messaggio che alluda al sesso davvero mi irrita.
Questa tizia, che potrebbe essere chiunque, sembra invece una delle prostitute che stanno su Via Salaria (chi è di Roma capirà) che ti guarda con l'occhietto volenteroso.
Karen Swan, magari te avevi pure scritto un romanzo romantico, di quelli che piacciono tanto alle adolescenti, dove grazie a una bufera di neve si scatena l'attrazione fatale con il principe azzurro e invece... Invece Newton Compton vuole far credere che questa sia la storia di Irina, impegnata a fare la studentessa di veterinaria di giorno e la mignotta di notte. Trovo tutto questo aberrante.
Trovo altresì – sentite come so' acculturata, eh? – irritante che ci siano delle strisce beige non ben definite sotto il "la". Che so'? Era una staccionata che avete cancellato per metà per mettere la neve un po' ovunque? Comprese le patacche giganti in basso a destra?! Che razza di neve casca dalle parti vostre, a palle grosse quanto dei mandarini? Ma io non lo so.
E perché la manica del giubbino della nostra studentessa modello è di un colore diverso? Ragazza, 'ndo li compri i vestiti? Dando un'occhiata veloce alla scheda non mi pare che venga presa in considerazione la passione di Allegra Fisher per i mercatini delle pulci dove comprare vestiti difettati, né tanto meno si accenna a un'improvvisa epidemia di staccionate o a una nevicata con pietre al posto di fiocchi di neve. No. La storia è quella di Allegra che deve concludere un affare, va a Zurigo, sull'aereo c'è uno bono – ma io boh, quando viaggio sto sempre vicino a bambini bavosi, suore, vecchi sudati – ma hey, tieni a freno i tuoi ormoni e le tue calze a rete, beibi, ché devi conlcudere un affare di mille milioni millanta centordici sterline! Ok, allora, dopo uno sguardo veloce alla giarrettiera (Ah! Perfetto, è ancora lì!) la nostra Allegra si reca lì dove si deve recare e il bonazzo è il suo diretto concorrente, quale sorpresa! E allora poi c'è la sorella di Allegra, che sa che Allegra mica che è una che la dà via così, custodisce un segreto ma un segreto che guarda così segreto, manco Fatima ao'. Il tutto sotto la neve. Eh, certo, sennò che Natale è?

E niente, guardi una porta ritagliata e appiccicata male in mezzo a un bosco e la Zingara che fa le carte di spalle e poi svieni.
Ma quanto è schifosamente oscena questa copertina? Vi invito, davvero, a recarvi su Amazon e a cliccare sul libro come fareste per leggerne l'estratto. Potrete così ingrandire questo capolavoro, vincitore della gara di grafica tra ciechi.
Ma da dove cazzo le prendono le foto che poi ritagliano con la motosega e appiccicano a caso su sfondi a caso presi dall'ultimo numero di Mistero?
Il corvo gigante poi, completamente spoporzionato rispetto a tutto il resto. In pratica è grosso quanto testa e collo della nostra zingara che fa le carte e dalle carte dipende la sorte, zan zan zan!
Ora, cosa farà una zingara che fa le carte in mezzo al bosco, davanti a una porta di marmo, senza carte peraltro?
La scheda ci dice che è marzo anche se la nostra zingara è sbracciata che neanche in luglio, poi tutta l'umidità del bosco ti blocca la schiena e "corcazzo" che fai le carte agli angoli della strada il giorno dopo! Pare comunque che la zingara non sia affatto una zingara, purtroppo, non faccia le carte e si chiami Liv. Liv ha tre problemi: ha mentito a Henry – anche sticazzi direi –, la cosa dei sogni s'è fatta seria e bisogna fermare Arthur a ogni costo (se Arthur è quello che le procura gli orrendi vestiti da quacchera, a fermarlo siamo d'accordo tutti), la mamma di Liv e un tipo, padre di un tale, vogliono sposarsi a giugno ma pare che i due non siano d'accordo sulla visione del matrimonio. E che ve sposate a fà allora? Non capisco che cosa gliene frega a lei poi, faglielo sposare no? Sempre a impicciarsi 'sta gente e poi ne escono fuori trilogie a palate facendosi solamente gli affari degli altri. Liv, senti a me, lascia perdere tua madre. E soprattutto preoccupati del fatto che lei già è al secondo matrimonio e te manco al primo. Non sarà forse il caso di farsi una padellata di cazzi tuoi e di cambiarti quegli orrorifici vestiti 100% acrilico che poi sudi, puzzi e ovviamente non rimorchi? Guarda che il sudore con l'acrilico è micidiale eh, pensaci. E basta rubare i centrini a tua nonna e poi attaccarli al collo, per favore. La povera vecchia li starà cercando dappertutto.

Tralasciando il fatto che guardando questo elmo mi è sembrato che ai lati ci fosse del merletto e non la maglia di ferro dei cavalieri, e tralasciando che l'elmo sospeso a mezz'aria nel bel mezzo del nulla è davvero raccapricciante, ma cosa è lo sfondo? Mare? Tessuto? La parte destra di questo elmo, in basso, è bagnata o proprio l'elmo è fatto di latta scadente?
Qualunque sia la risposta a tutte queste domande, è ufficiale: è una copertina de merda.
Tutti i romanzi storici della Newton Compton – e mi verrebbe in vero da dire che quasi tutti i romanzi storici in generale – hanno delle copertine da far venire la nausea per quanto sono orride.
Questo romanzo storico, in particolare, c'ha pure la trama che lascia a desiderare. Dici, non bastava l'elmo di cartapesta e il titolo che sembra il nome della squadra di bocce di una casa di riposo?
Vabbè, comunque, dice essere un romanzo storico. Dice. Poi leggi la scheda: è l'età della Rovina – famosissima età della Rovina, dopo l'età del ferro e del bronzo c'è l'età della rovina, lo sanno tutti – c'è bisogno di eroi – sarebbe bene comprarli al kg, ma vabbè – solo che non ce ne stanno più – eh, che vi dicevo? Era meglio al kg, trovi un eroe in offerta, non ne prendi 40-50 kg?.
L'ex ribelle Sasha sta sulle balle a tutti i potenti e comunque ormai è drogata. Eremul, ridotto a mezzomago, ormai è in disgrazia e i suoi avvertimenti circa la guerra non vengono ascoltati. La maga Yllandris si disprezza e butta in mezzo la Dama Bianca, la sua padrona. Davarus Cole, che prima andava in giro ad ammazzare immortali (??) ha perso la stima in se stesso, probabilmente rendendosi conto che se so' immortali che perdi tempo a fà? Cercati un lavoro vero, Davarus, brutto fancazzista!
Comunque vabbè, sebbene il romanzo abbia solo 288 pagine,  oltre a questi ci sono altri 70 personaggi depressi. Mo' io non so che idea hanno a Newton Compton dei romanzi storici, ma questo coi maghi e gli immortali a me non sembra proprio storico, non so a voi. Sicuro è che mentre leggi sto libro come minimo ti devi fà di Prozac per evitare di tentare il suicidio.


Per questa settimana è tutto, purtroppo. Però mi preparo già psicologicamente al grande avvenimento: il puntatone di Natale. Quello dell'anno scorso fu un successo (lo trovate qui) ed è stato il post che mi ha dato l'idea per questa rubrica. 
Vi auguro una settimana piena di segreti che manco Fatima e un paio di kg di eroi. Al prossimo lunedì!


mercoledì 18 novembre 2015

In my bookshelf #27


E quindi, eccoci con la nuova puntata di In my bookshelf dedicata a quel buco nero che è stato il mese di ottobre. Questo post sarebbe dovuto uscire la settimana scorsa ma niente, non ci sono riuscita. Stare al computer aumentava il mio malessere fisico in quei giorni, così sono stata costretta a rimandare fino a oggi.
Io boh, credo che il 2016 lo affronterò in modo diverso, perché se mi capita un altro anno di letture sbagliate o fatte al momento sbagliato avrò bisogno di prendere le ferie dai libri e dedicarmi solo ai volantini delle offerte del Carrefour.
Per cui nel 2016 cercherò anche di leggere più libri di quelli che campeggiano a casa, anche se so già che sarà una cosa molto difficile da attuare perché il gruppo di lettura Neri Pozza è stato rinnovato (yeeeeee!) e ne ho istituito uno, vi dicevo da qualche parte, e non è detto che i componenti votino il libro proposto da me (come è già successo per il primo libro da leggere, sic).
Però, via, ci si prova almeno. Cioè, conto di fare qualcosa che più o meno abbia un rapporto di 2 a 1: un libro mio e due di "distrazione", come li chiamo io.
Sapete perfettamente, come lo so anche io, che questa cosa del rapporto non funzionerà mai vero? Bene, l'importante però è provarci. Giusto? Giusto. (Ormai mi faccio le domande e mi convinco pure da sola che c'ho ragione, sto peggiorando con la storia della doppia personalità). Ho anche pensato di fare alcuni cambiamenti qui sul blog, che riguarderanno anche la programmazione dei post, che mi sembra una cosa buona e giusta (per voi e per me).
Ma dunque, vediamo nel dettaglio cosa è successo a Ottobre e manco io me lo ricordo, quindi necessito dell'ausilio di Anobii e Goodreads.

Innanzi tutto APPLAUSI per favore, troppi APPLAUSI perché ho comprato solo due libri e uno di questi su una bancarella, tra le altre cose. Scroscianti questi applausi eh, mi raccomando, non siate timidi. Ma, comunque, pure che non compro niente o quasi niente, qualcosa sulla mia libreria approda lo stesso, che vi pensate? Allora, il libro comprato sulla bancarella è Lettori si cresce di Giusi Marchetta, che ho comprato perché a me i libri sui quali posso crearci un flame piacciono a prescidere. Ora, io lo so che questo libro mi farà enormemente incazzare (dettagli che io non sia una persona calmissima di natura), ma la tentazione di scriverci sopra un post o di insultare a morte il testo durante la lettura era troppo forte. Non ho saputo resistere. L'altro libro acquistato è Reality boy di A. S. King, libro scovato probabilmente su Goodreads che tratta la storia di un ragazzo star del mondo dello spettacolo già all'età di 5 anni. Mi interessava l'argomento, che viene anche trattato ne La ballata di Jonny Valentine (che ovviamente ho ma non ho letto).
Un'amica mi ha prestato Un segno invisibile e mio di Aimee Bender e La vita accanto di Mariapia Veladiano che però, siccome che sono una brutta persona e mi perdo in inutili cretinate, non ho ancora letto e giacciono sul mio comodino. Da casa di Letture Sconclusionate, inoltre, non sono riuscita a uscire senza portarmi dietro un libro, ovviamente. Questa volta si tratta di L'ambasciata di Cambogia di Zadie Smith.

Grazie al bookclub Neri Pozza ho ricevuto Le serenate del Ciclone di Romana Petri, libro uscito da poco in libreria e che sta già facendo parlare di sé. Io ne parlerò tra qualche giorno e posso già anticiparvi che la mia sarà un'opinione tiepida e non entusiasta come tutte quelle che leggete in giro. Il motivo, ovviamente, c'è (mica per partito preso eh) e forse saranno cose che ho visto solo io – può darsi – ma certamente sono cose che permettono una riflessione profonda e che non danno spazio a inutili e superficiali entusiasmi. 
Il libro che, invece, abbiamo deciso di leggere con l'altro bookclub, e cioè quello messo in piedi da me e Letture Sconclusionate, è La melodia di Vienna di Ernst Lothar. Confesso che mi aspettavo si trattasse di un altro tipo di lettura, che sarebbe stato ciò di cui in verità avrei avuto bisogno in questo momento, ma sono comunque contenta sia stato votato. Era un libro che volevo leggere, ce lo avevo in wishlist da quando è apparso in libreria, ed è anche molto scorrevole. 

In lista desideri ho aggiunto poca roba, e il merito è tutto della malattia che mi ha fatta stare lontano dal pc. Cioè, che poi bisogna anche capire cosa vuol dire "poca". Diciamo meno di una decina di libri, suvvia. Si tratta per la maggior parte di libri non pubblicati in Italia, non so perché, ma questo mese è andata così. E quindi, parliamo di:
  • My Most Excellent Year di Steve Kluger che ha una copertina veramente imbarazzante (la prima era decisamente meglio), ma che mi interessa perché appartiene alla categoria della mia comfort zone. Quel libro da cui non mi aspetto molto, se non passare due ore per svuotare il cervello. Una commediola, ecco, di cui ogni tanto sento di avere un tremendo bisogno.
  • The secret letters di Abby Bardi che Amazon dice essere adatto ai fan di Anne Tyler. Ora, sappiamo perfettamente che non è mai così, anzi. Però non so, magari per questa volta è vero. E allora proviamoci.
  • Alice di Christina Henry, scovato su Goodreads, credo, o su Instagram. Magari è una cretinata, considerando che è ispirato a Alice in Wonderland, o magari invece è interessante – temo più che sia una gran cagata, detto tra noi – ma vabbè. Insomma, io sono specializzata in gran cagate, no? E allora uno più, uno meno, che differenza mai farà?
  • Amore e amicizia di Jane Austen, di cui mi sarei procurata volentieri l'edizione de La tartaruga se non fosse che i libri de La tartaruga resistono sul mercato un paio d'anni e poi vanno in fuori catalogo. Questa me la devono spiegare, viene acquisita da Dalai, riappare sul mercato nel 2012 e poi SPARISCE. E sparisce dovunque, provate a cercare il sito internet. Non esiste. E quindi niente, me lo procurerò nell'edizione riportata nel link che ha anche il testo a fronte.   
Le letture del mese di ottobre sono molto poche. La colpa non è solo de Le serenate del Ciclone, libro che ho iniziato a fine mese e che mi ha richiesto diverso tempo, ma anche dal fatto che ci ho messo un secolo a terminare Insurgent, un libro così insulso che boh. Mi manca decisamente la voglia di leggere il terzo. Dunque, di Insurgent vi ho parlato nella puntata di Francamente me ne infischio, perché davvero non sarei stata in grado di parlarne in modo meno cattivo. Un libro orrido, seriamente. Ho letto poi La casa di Parigi di Elizabeth Bowen e di cui vi ho parlato ormai qualche tempo fa (recensione qui) e che mi ha lasciata con un vuoto dentro. Non in senso negativo, sia chiaro, ma da intendersi più come un vuoto d'affetto. Un vuoto che avrei potuto colmare con 6 kg e mezzo di cioccolato fondente con nocciole o con un libro di quelli che ti tengono piacevolmente incollati alle pagine. E invece non l'ho per niente colmato, ce l'ho ancora. Attendo di terminare la lettura de La melodia di Vienna e spero di imbattermi nella lettura perfetta.

E voi, letture, non letture, letture perfette? Ditemi e soprattutto consigliatemi una lettura perfetta perché ne ho davvero bisogno. Ho pensato a qualcosa (ovviamente dopo aver letto i libri prestati di cui sopra), ma sono indecisa. Tra quei qualcosa c'è Il cardellino di Donna Tartt e Shantaram di Gregory David Robert. Però, voi mi conoscete e mi conosco anche io: oggi dico così, domani chissà?

lunedì 16 novembre 2015

Photoshop non ti conosco, obbrobrio non ti temo, Paint ti amo 16/22 novembre


E ci stiamo preparando al Natale eh, vero? Ah, no? Vabbè, magari voi e io no, ma le case editrici avoja (come si dice dalle parti mie). E si vede lo sapete da cosa? Dal numero spropositato di cagate che stanno pubblicando in questi giorni. Sì, oggi sono carica a pallettoni, come avrete intuito. Una bella dose di acidità di prima mattina, insieme al caffè, fa sempre parecchio bene.
Settimana di merda, ragazzuoli miei, ma per fortuna sono guarita quasi del tutto. Settimana di merda perché ho comprato il letto largo 120 cm e poi ho realizzato, ahimé, che non esistono praticamente lenzuola e piumini per i letti da 120 cm. Cacchio li continuate a produrre a fare, maledizione? E quindi niente, probabilmente dovrò tornare agli amati anni '90, quando avevo la coperta di lana, la trapunta, il piumone, e le lenzuola senza angoli fatte da mia nonna. Che, però, tristemente ormai non c'è e quindi le lenzuola non lo so come le farò, c'è qualche sarta tra voi?
Ma tralasciamo le questioni casalinghe (e comunque trovo assurdo che Ikea, Zara e Bassetti non abbiano lenzuola o piumini per letti da 120 cm, davvero non mi può pace) e vediamo insieme cosa esce questa settimana in libreria. Ah, ma mica dormo in costume al momento eh, ho la roba matrimoniale che avanza di un metro e vabbè, sembro un'accampata. Quanta amarezza.
Dicevamo, le uscite!


Ah! Chi, durante una bufera di neve, non si è mai seduto su una comoda panchina di legno – il legno, sapete, quando piove o nevica non assorbe per niente l'acqua, rimane impermeabile – con una coperta sulle gambe e un maglioncino – via il cappotto o il piumino, questa cosa inutile! – a immaginare il prossimo passo per prendersi la bronchite? Eh, chi? Ve lo dico io chi, la protagonista di questo libro che non c'ha alcuna voglia di festeggiare il Natale evidentemente e vuole passarlo in modo creativo: al reparto di terapia intensiva.
A parte l'idiozia dell'idea per la copertina, ma cos'è quel 12 a numero? Eddaje, ma come si fa? Capisco che per gli standard Newton Compton (titolo scritto in Times New Roman dimensione 36) dodici a parola non ci entrava, ma scrivi più piccolo, mozza la testa alla deficiente – tanto morirà comunque se continua a stare in mezzo alla bufera – ma dodici a numero proprio no!
Il braccio di lei, Holly, non me la racconta mica giusta. Sembra o no appiccicato a caso e non piegato per tenersi alla panchina? E quella rachitica mano? Visto, Holly? Ti stai già intorpidendo! Alzati, vattene a mangià il tacchino ripieno di castagne a casa tua! Ma vediamo se la trama accenna a dirci come le andrà a finire, se passerà qualcuno con un piumino di quelli termici che usano in Canada per costringerla a metterlo o se rimarrà lì anche dopo la morte per assideramento. Allora, la scheda ci informa che non muore nessuno su quella panchina, anche se la bufera di neve c'è lo stesso. Holly non vuole festeggiare il Natale – e un'idea ce l'eravamo fatti vedendola tentare il suicidio in modo creativo – perché ha perso l'amore della sua vita. Così va a lavorare in una casa (come cameriera credo) proprio durante le feste. Poi c'è Jude che dopo che suo fratello è scappato con la sua ragazza (di Jude) decide che non vuole festeggiare il Natale, ma deve comunque andare a casa dei suoi. Guarda caso è la casa dove lavora Holly. E niente, attrazione, sottrazione, moltiplicazione e divisione degli addendi e degli invitati va a finì che l'amore sboccia. Fine.

E quindi, dopo esattamente 15 giorni dall'uscita del primo volume della trilogia, ecco il secondo volume della Kenner. Del primo ne avevamo parlato qui e io non avevo preso affatto bene il viola Stabilo della copertina. Questa è sempre di un colore Stabilo e comincio a pensare che sia una strategia vincente, secondo la Nord. Ma poi ste foto ridicole dove le prendono? Cosa c'è uno spaccio apposito di foto oscene e inutili?
Trovo aberranti le copertine con un richiamo esplicito al porno – che è ben diverso dal richiamo al sesso – perché stiamo parlando pur sempre di un libro e non di un dvd con protagonista una benzinaia sexy che appena arrivi al distributore si lancia in una danza erotica con la pistola del carburante. Ma, ovviamente, il mio è uno sciocco punto di vista che conta davvero poco. Porbabilmente le donne che leggono questo tipo di libri si eccitano già guardando schiene in copertina. Il prossimo passo è regalare una giarrettiera insieme al libro, disponibile nei colori Stabilo delle copertine, ovviamente.
Avevamo lasciato Angie Reine, la Santanchè americana, in preda alle cerette audaci e alle prese coi cetrioli di mare che il suo amante Evan Black portava con sé in una borsa frigo. O tra le mutande, a vostra scelta. Ecco, e niente. Vado a guardare la scheda e scopro che nel secondo volume non c'è Angie e manco Evan. Vi lascio solo immaginare il livello di delusione. Quindi è un libro non solo del cazzo, ma anche una trilogia del cazzo. Ma che trilogia è se manco ci stanno gli stessi protagonisti? Comunque, in Heated la protagonista è Sloane che lavora sotto copertura e la fa annusare al malcapitato di turno per ottenere informazioni. Incontra Tyler Sharp, socio in affari di Evan Black (l'unico punto in cui viene nominato il nostro portatore di cetrioli) ed è subito film porno. Fine.

lunedì 9 novembre 2015

Photoshop non ti conosco, obbrobrio non ti temo, Paint ti amo 9/15 novembre



Gente, salve!
Riemergo, di nuovo, dalla malattia.  Perché a qualcuno devo proprio stare antipatica, ma molto, e così dopo il raffreddore mi sono anche bloccata con il collo – e per metà lo sono ancora.
Ora, gente a cui sto antipatica, io non vi filo quindi fate lo stesso, grazie.
Detto ciò, questa settimana non esce praticamente niente. Il motivo è il boom che faranno a Natale, e sarà così interessante e significativo che chissà non mi convenga fare un post cumulativo una volta che il meglio è uscito. Me la penso. Per il resto che dire? Ho finito il romanzo della Petri, Le serenate del Ciclone, che mi ha fatto litigare con qualcuno del bookclub. Che poi, il motivo il sé non è il libro, ma l'ottusaggine delle persone che quando a loro piace una cosa il resto potrebbe anche ardere vivo, a loro non fregherebbe niente. E io quelli pieni di sé e che si beano della loro opinione come se fosse l'unica cosa importante sulla faccia della Terra non li sopporto. Ma proprio no. Che è il motivo per cui dove c'è un flame è possibile che ci sia pure io, perché divento pazza.
Comunque, bando ai nervosismi e ai chiarissimi riti voodoo che qualcuno ha fatto per acciaccarmi, vediamo i tre libri in uscita questa settimana.

"Niente regole per pulire il vostro bagno, nono. Se pulisce come dico io, senza che fate storie, chiaro? Cos'è quer contorno giallo all'interno del water, eh? Non usi la candeggina pe lavà? Eccerto, che tanto poi ce sto io che me armo di pazienza e olio de gomito e sto a culo a ponte pe' pulitte sto water!"
Perché è questo che  – sono sicura – dice Jake Becker, freddo, insensibile e intimidatorio contro le macchie più ostinate e che ha la passione per le colf. In tutti i sensi che potete immaginare.
Ah no? Non è questa la trama? Quindi niente scenette erotiche con guanti Vileda e battipanni?! No, perché i guanti comprati dai cinesi che abbiamo in questa incredibile copertina mi fanno pensare a un'impresa di pulizie di quelle che lavora, che so io, alla stazione autobus di Ponte Mammolo, pe' dì, certo mica penso a giochi sensuali. O al massimo a uno di quei tristi vestiti di Carnevale, quelli che trovi nel dépliant di Lidl a 9 euro tutto incluso, compreso un pacchetto di frappe al forno, un ticket per parcheggiare sulle strisce blu e l'euro da dare al tale che ti parcheggia il carrello quando esci.
Comunque, niente, insomma non è Carnevale e Jake Baker non sta posando per un calendario vestito da colf. La trama, purtroppo ci dice la scheda, è questa: Jake ha dei problemi affettivi e piuttosto che fasse vedè da uno psichiatra, sta bene così. D'altronde, chi siamo noi per giudicare? Ecco, poi un giorno incontra Chelsea che c'ha a carico sei nipoti orfani. Eh? Sei? Cos'è, la legge del contrappasso per uno che non vuole figli trovare una che ti vuoi fare e che ha 6 nipoti a casa propria? Santo cielo, che cosa brutta. Un incubo per Jake Baker, sai quante macchie di cacao sul divano bianco?!
E poi, scusate, ma mi dite che razza di trama è? Pure io voglio scrivere libri a caso con titoli a caso e COPERTINE SENZA UN CAZZO DI SENSO e guanti Vileda in primo piano. E poi cosa c'entrano? Cosa? Appurato che nessuno fa la colf e che nessuno nel tempo libero finge di essere Audrey, me dite che c'entrano? Arancioni poi? Basta, sentite, vado a vomitare.

Boh, a me più che un manuale di autoaiuto mi sembra un volume sugli incubi più frequenti nella mente di uno zoologo.
Il procione strabico che ride con la bocca di un vampiro? Ma siamo seri? Cosa sta facendo poi, cerca di uccidere lo zoologo di turno? Mi sembra quasi una profezia di morte per chi studia scienze naturali, che ne so. Sogni il procione strabico e muori dopo sette giorni.
O forse è l'erede dello yeti nelle storie raccontate dalla Guardia Forestale (e ce metto di mezzo pure gli Alpini, ché secondo me di storie sugli animali pazzi ne sanno a bizzeffe).
Me ce li immagino quei poracci della Guardia Forestale con la macchina mezza scassata per le strade nebbiose del Veneto che vengono aggrediti dal prociovampiro, il nuovo esemplare di animale che fingendo una danza della pioggia o dello snebbiamento ti aggredisce al polpaccio e ti sgranocchia lentamente, dopo che sei stato trasformato in prociozombie.
Invece pare essere un libro per i depressi, credo. Cioè, nella scheda, c'è scritto: "Cosa puoi fare se ti ritrovi affetta da depressione cronica, ansia, agorafobia, autolesionismo, tricotillomania e artrite reumatoide (giusto per non farsi mancare nulla)?" E che voi fà, amica? A parte che se c'hai tutte ste cose insieme stai messa malissimo, ma se hai solo una di queste cose chiama uno bravo. Però se vuoi un consiglio mio, adotta un prociovampiro a 'sto punto. Lo tieni al guinzaglio e lo scagli su tutta la gente che te sta sul cazzo. Secondo me, quando muoiono tutti quelli per cui nutri rancore, manco ti ricordi più che è l'autolesionismo. E sicuro non perdi più tempo a cercare di pronunciare "tricotillomania" senza impicciarti.

Eccolo, il fantastico caso dei tre pini gialli in mezzo al nulla.
Onestamente, tre pini GIALLI in mezzo al nulla. Sì, sì, sono illuminati, abbiamo capito, ma da cosa? Ce la porti con che, con l'ausilio dello Spirito Santo l'elettricità nel nulla per illuminare di questo giallo tre alberi a caso?
Veramente, una roba così brutta che manco l'albero spennacchiato di 5 euro dal cinese di Via Val D'ossola, ve lo dico. 
Sembrano proprio in fila gli alberi da, in ordine, 10, 15, 25 euro che mette fuori la cinese sotto casa mia. Anzi, aspè che guardo, vediamo se ci stanno già, magari quella della foto è la via di casa mia photoshoppata. No niente, c'abbiamo i gerani finti esposti, per gli alberi manca qualche giorno ancora. Ma v'assicuro che so' uguali. Poi Sonia, la cinese (non so se si chiama Sonia, io la chiamo così), ce li ha anche lilla, rossi, bianchi. Come vi pare. Certo, gialli ancora no, ma se glieli chiediamo ce li porta. So' sicura. O al massimo li pittura lei stessa, tempo 24 ore e a 25 euro c'hai l'albero giallo. E spennacchiato poi, che mica è da tutti.
Ragazzi, davvero, è di una mostruosità imbarazzante questa copertina. E poi, già avevamo tre nomi, più il titolo, era necessario l'inutile sottotitolo? Rizzoli, piazzacele due scritte in copertina, ché non era affatto piena. E questo font da pugno in un occhio? Che sembra la grafia di un analfabeta sulla neve?! Ne ho davvero piene le palle di queste pecionate, io proprio non lo so. Mi mette una tristezza, ma una tristezza, che a guardarlo mi pare un libro che racconta il Natale in un ospizio svedese. E invece, dice la scheda ma pure senza scheda io ce lo sapevo già (che poi l'edizione originale è davvero caruccia), si tratta di una raccolta di racconti ambientati a Natale, dopo una tempesta di neve a Gracetown. Che, vabbè, potrebbe  pure non fregarcene niente, ma gli alberi spelacchiati però no eh. No.

Per questo lunedì è tutto, se doveste incontrare lo yeti o il prociovampiro nei pressi di casa vostra mandatemi una diapositiva. Io, intanto, attendo l'esposizione d'alberi spelacchiati di Sonia, ve la mando come cartolina natalizia. Bella pe' voi e oh oh oh (con tono di Babbo Natale).

mercoledì 4 novembre 2015

Lo zampino dell'autore #1


Gente, buongiorno!
Ho pronta questa rubrica da diverso tempo, ma i motivi per cui parte solo oggi sono diversi, uno dei quali è che non ero dell'umore giusto.
Desideravo un lancio perfetto, in un giorno perfetto della settimana, un cappello introduttivo perfetto, una cadenza temporale perfetta. Poi ho realizzato che almeno una delle cose sopra elencate non potrà mai essere perfetta perché, ahimé, non conosco tutti questi autori. E, qualora li conoscessi, non tutti sono adatti a rispondere alle mie stupide domande.
Pubblicare Lo zampino dell'autore ogni mese sarà, quindi, impossibile. Ma ci si prova, ché provarci non ha mai fatto male a nessuno. Giusto? Giusto.
Come prima cavia da torturare ho scelto Loredana Limone che, con simpatia e gentilezza, si è prestata a rispondere alle mie domande (qui parlo di E le stelle non stanno a guardare).
Dopo aver deciso a chi potevo rivolgere la mia prima (stupida) intervista in assoluto (mai intervistato nessuno, giuro, soprattutto perché non avrei avuto nulla da domandare) ho ragionato sul banner dedicato alla rubrica. Sapete bene che, sebbene abbia l'occhio allenato all'orrore grafico, so usare Photoshop giusto per cambiare le dimensioni di un'immagine. Per questo, non prendetevela per la semplicità del banner scelto, ma i programmi sull'internet che fanno banner sono limitati e limitanti (come le mie capacità).

Che dite, sarà mica il caso di spiegare che cosa è Lo zampino dell'autore?! Si tratta di una rubrica, a cadenza completamente casuale ma che spero non sia poi così casuale, all'interno della quale riporterò un'intervista fatta a un autore. Considerando che non faccio quasi mai cose normali, le domande potrebbero cambiare a ogni intervista oppure no. E, considerando sempre che non faccio quasi mai cose normali, le domande non sono affatto normali. Insomma, alla fine, gli autori se lo saranno visto chiedere un milione di volte a chi si sono ispirati nello scrivere un libro, no? E allora, perché chiedere sempre le stesse cose?! E quindi, niente domande normali da queste parti. E, alle volte, neanche le risposte saranno tanto normali. L'unica cosa che ci sarà sempre è appunto lo zampino che, a volte che sì e a che volte no, offre preziose informazioni. Della serie: dimmi che zampa hai e ti dirò chi sei. Comunque, bando alle ciance, andiamo a incominciare!

Qualche breve informazione sull'ospite di oggi – per chi non la conoscesse – prima che lei ci lasci lo zampino: Loredana Limone, napoletana di origine ma milanese di matrimonio ha scritto i libri della fortunata serie ambientata a Borgo Propizio. È simpatica, solare e ha un fantastico taglio di capelli. Quindi, mi raccomando donne di Milano: non dimenticate di chiedere a Loredana da chi si fa fare il parrucco!

lunedì 2 novembre 2015

Photoshop non ti conosco, obbrobrio non ti temo, Paint ti amo 2/8 novembre



Emergo dalle calde coperte solo per scrivere questo post. Sto più di là che di qua, costretta a strane pratiche (l'aerosol) e a dolori corporei martellanti (mal di testa), oltre che produrre ingenti quantità di liquidi (lacrime dagli occhi e volgare muco dal naso). Insomma, c'ho l'influenza. Influenza che mi ha preso davvero in maniera pesante, non riesco neanche a pensare lucidamente. 
Questa settimana, gente, praticamente non esce nulla. Il motivo è, credo, che le case editrici si stiano preparando al Natale, me le immagino affaccendate a riciclare copertine, a rielaborare titoli (-"Ma questo si chiama Paul & Erica, perché dobbiamo tradurlo Amore, Tiffany e cannella?" -"È Natale, brutto mentecatto, tutto a Natale sa di cannella! Devo proprio insegnarti l'arte del mestiere dell'editore supercazzola!"), a fare collage improbabili (-"Aspetta, prendi quel leone marino del volume sugli animali di 6 mesi fa. Ecco, mettigli un bel cappello di Babbo Natale in testa e abbiamo fatto la copertina di quel libro con protagonista la tizia che lavora allo zoo.").
Eh già, è questo il Natale in casa editrice come lo immagino io. Deve essere bello.
Prima di vedere insieme le uscite della settimana mi preme segnalarvi un libro uscito il 28 ottobre ma che, non ho idea di come sia stato possibile, mi è sfuggito. Anche il mio miope occhio allenato, ogni tanto, fallisce.

Il Potere del fuoco, il cui titolo ha il font più brutto e incomprensibile che avrebbero potuto scegliere, è il seimillantaesimo libro di Jospehine Angelini al quale dedicano una copertina di merda. Io, boh, fossi nella Angelini me rifiuterei di essere pubblicata in Italia, dato il pessimo lavoro che riescono a fare (qui potete vedere con i vostri occhietti). Cioè, non che le copertine originali siano tanto meglio eh, soprattutto quelle della serie Starcrossed (c'è davvero da bestemmiare ad alta voce), ma voglio dire, stiamo davvero qui a parlare della i di questo schifoso font? Ma poi cosa è? Mezzo ghirigorato (il potere del) e mezzo arial (fuoco)? Cosa cazzo vai al lavoro con la febbre delirante, mio grafico incompetente? Restatene a casa se il risultato della tua giornata lavorativa è: un font inventato, delle fiamme di carta e una tizia con il collo rettangolare, troppo ma davvero troppo lungo e decisamente taurino (qui per un'immagine ingrandita). Il ritaglio in basso fatto con le forbici dalla punta arrotondata, poi? Che vogliamo dire in merito? Si vede lontano un miglio che l'avete ritagliata da un altro posto, ma perché fate ste pecionate? Mi fate venì le dermatiti, me cascheranno tutti i capelli!
Ciò che mi piace di più, comunque, è lo sfondo bidimensionale che sembra preso dalle illustrazioni dei libri di Grimm, davvero un tocco di eleganza. Tra l'altro, data la postura della nostra Lily (apprendo dalla scheda), credevo che fosse anche senza una gamba. Invece c'è, si vede poco perché lei sta chiaramente tentando di trattenere la pipì ma tranquilli, c'è. Lily è una strega, tornata a Salem dopo la prova della Pira (occcchei, tutto occcchei) insieme all'amore suo pucci pucci bau bau che si chiama Rowan. Potrebbero stare insieme e fottersene del resto, ma non è possibile ché sennò non c'esce fuori una trilogia (o quello che è). Così Rowan vuole tornare indietro e Lily sogna Lillian (ammazza ao', quattro personaggi c'hai e manco riesci a pensare a due nomi diversi? Josephine, checcazzo però). Insomma, fatto sta che insieme a Tristan, Una e Breakfast (Josephine, santo cielo, Breakfast? Mamma mia, il protagonista del prossimo libro si chiama Bacon?) non so dove vanno e non mi interessa.

Veniamo a questa settimana, invece. Che, voglio dire, non è che il primo libro di cui parlo sia un lavoro tanto più bello eh, quando mai. Poi è un Newton Compton, una sicurezza.

Parliamo di Un'ora un giorno un anno senza te, senza punteggiatura perché fa molto Joyce e quindi è fffigo. Parliamone soprattutto perché questo libro esce il 5 novembre ed è già un bestseller in Italia, così dice la scheda. Già un bestseller prima d'uscire. Incredibile. Non ce lo sapevo che la Sara Tessa c'avesse dei poteri particolari. Sicuro c'ha dei poteri, i poteri dell'horror, quello che ha fatto la copertina. 
Ma che sei scemo a piazzare così delle farfalle a caso, viste per metà e con una strana luce dietro?! Vuoi fare avere gli incubi alla gente? A me fa subito pensare a un libro con un tale, pazzo (perché tanto normale non devi essere se lo fai), che ha la collezione di farfalle attaccate in salotto. Ahhhhhh! Brividi di terrore! Ma io manco un caffè me ce prendo in quel salotto, ma che schifo! 
E invece, incredibile, non è un libro horror questo, con protagonista uno pazzo che oltre a collezionare farfalle colleziona anche cadaveri di donne, no. È una storia d'amore. Con questa copertina da incubo? Sì. Con questa copertina da incubo, piena di scritte (non lo so, volevamo metterci anche un'altra cosa scritta in gigantesco? La lista della spesa dell'autrice magari?) e due stemmi (??) piazzati SENZA UN REALE MOTIVO prima e dopo il titolo. In Times New Roman, che è una garanzia. 
La trama è questa: Bea e Nathan – che si erano messi insieme nel precedente volume (ma seriamente, c'è bisogno che siano una trilogia 'sti libri de merda? Cioè, tanto non succede niente e hanno 200 pagine. E fate un fottuto riassunto, così vengono fuori 400 pagine di niente, non che devo spendere la bellezza di 30 euro per leggere una storia che io riassumo in 3 righe!) – si lasciano. Lei, per sopperire alla mancanza, se fa un cane (amica, lascia perde i cani, vatti a ubriacare con le amiche e rimorchia, cazzo ce fai col cane). Poi incontra un'anziana (eh, te l'avevo detto io che dovevi andarti a ubriacare, a quest'ora non stavamo qui a parlare di anziani), incontro che le cambia la vita e che le fa decidere di abbandonarsi alla passione. Scritto così come è stato scritto sulla scheda, sembra che Bea si innamori della vecchia. Io non sono nessuno per giudicare ma, detto tra noi, non era meglio se al posto del cane si comprava il guardaroba nuovo e andava per discoteche a cercare un altro (o più altri, perché no!) uomo? Vabbè, quindi forse era meglio pensare a questo libro con uno pazzo che collezionava farfalle, piuttosto che come il racconto di una storia lesbo in età senile.

Non smetterò mai di dirlo: fare un progetto grafico per una copertina non vuol dire prendere la foto dei compagni di classe di tua figlia che boh, si alitano in faccia, e poi metterci sopra il titolo in Book Antiqua. E basta Garzanti, hai sfracellato i maroni! Io capisco che così le copertine te le fa anche il tuo macellaio che tanto, ecco, non è che devi essere proprio bravo per fare una cosa di questo tipo ma BASTA! Il progetto grafico delle copertine dei libri non può essere il fermo immagine della pubblicità di Durban's, chiaro? E no, non vanno bene quegli sputazzi di luce in basso per renderlo "progetto grafico" perché poi quegli sputazzi cosa mi rappresentano? Eh? Quei cerchietti spuntano solo se si ha la luce diretta sull'obiettivo, a me pare che questi due stanno nel cortile de casa mia, all'imbrunire, quindi quegli sputazzi lì, ripeto, cosa rappresenterebbero?
Vabbè, la trama poi è la cosa più idiota che io abbia mai letto (persino più idiota di Uno splendido disastro che ho letto e recensito), ma ve la riporto lo stesso perché voglio smadonnare insieme a voi. 
Dice la scheda: Thomas Maddox, fratello analfabeta di quel coatto senza pari di Travis, ha un problema: nel suo cuore non fa più breccia nessuno. Travis fa una cazzata, una delle tante mi tocca aggiungere, e c'ha bisogno dell'aiuto del fratello analfabeta che, a sua volta, ha bisogno di Liis (tutti, come potete vedere, sono molto autonomi in questo libro. Li lasci da soli per mezza giornata e muoiono di stenti) che sarebbe una che gli piaceva ma poi no, ma poi sì ora di nuovo no. Liis quando lo vede non può che pensare che mo' gli piace di nuovo, perché vedere un primate non umano così attaccato alla famiglia è davvero eccitante. Dall'altra parte, però, "la felicità che prova quando sta con lui fa paura". Che razza di problemi hanno i protagonisti dei libri della McGuire? Le donne si prendono solo uomini che neanche a Rebibbia negli anni '90 per il livello di coattagine, che poi tra l'altro le maltrattano perché l'amore non è bello se non è litigarello. Gli uomini sono contrari all'evoluzione umana e ce manca solo che si battano i pugni sul petto per chiedere da mangiare. Ma ricoverateve oh, fate prima. Amica Jamie, che problemi mentali hai? Che gente frequenti? E quanto cazzo sei coatta? Più della metà  dei tronisti di Uomini e donne, porca paletta.

Per questa settimana è tutto, vi auguro una splendida giornata piena di sputazzi e bacon. Al prossimo lunedì!