lunedì 27 aprile 2015

Photoshop non ti conosco, obbrobrio non ti temo, Paint ti amo – 27 aprile/3 maggio


Buongiorno e buon lunedì! 
Continua la convinzione che il tempo da queste parti non scorra come nelle altre parti del mondo perché, ragazzi, ricordo ancora perfettamente di quando mi sono seduta qui a scrivere il post dello scorso lunedì che poi, simpaticamente, Blogspot mi ha cancellato. Ma vabbè, inutile portare rancore (brutta piattaforma demmerda, non fossi così pigra e relativamente infolesa ti avrei già abbandonato!), parliamo invece delle uscite di questa settimana che meritano tutta la nostra attenzione. Comunque, per dire che qui – a Roma – ci sono già le zanzare. Potete immaginare il mio disagio. Dicevamo, le uscite di questa settimana.

Credevo, erroneamente, che Sylvia Day scrivesse un libro ogni due giorni. Ho pensato anche che fosse un'amica intima di Lara Adrian (la tipa degli uccelli pipistrelli). 
Invece no, i libri di Sylvia Day sono già stati pubblicati – che culo! – sempre da Mondadori ma per la collana Harmony da edicola. 
In occasione della pubblicazione della versione per la libreria, Mondadori ha deciso che mandare lo stagista in giro per negozi specializzati in abiti per il teatro a fare le foto alle prime collane pacchiane che trovava fosse una strategia vincente. Di cattivo gusto sicuramente.
Ora, secondo Mondadori, questa copertina fa perfettamente capire che il romanzo è ambientato nel 1700 circa. A me, non so perché, questa orrenda collana ha fatto subito pensare a quella che indossava Ugly Betty e non all'epoca georgiana in Inghilterra, ma ognuno ha il proprio sistema valoriale e le proprie priorità. Cercando la scheda di questo romanzo, ho invece trovato quella messa online per la sua prima uscita, nel 2012 e ho anche, ovviamente, trovato la copertina. E niente, ho buttato giù circa 3/4 dei santi del calendario data la sua bruttezza senza eguali. Sì, è proprio questa sulla destra.
Temo di non capire il motivo per il quale "wannabe Tarzan" riportato in copertina abbia un braccio alzato con il pugno chiuso. Cosa sta facendo? Se vuole anticipare l'epoca del pugno alzato, mi tocca dirgli che è troppo ma troppo, ma veramente troppo in anticipo e rischia di non venire capito dai pirati a cui probabilmente si sta rivolgendo. E, comunque, ha sbagliato braccio. Si fa col sinistro, imbecille!
In verità, il bravissimo grafico ha cancellato le corde alle quali la versione georgiana di He-Man è aggrappato, così sembra che sia un cretino con la camicia da donna più brutta che io abbia mai visto che gioca ad "acchiappa la mosca a mano libera". 
He-Man, comunque, sarebbe Cristopher St John, pirata e contrabbandiere, con un rapporto un poco conflittuale con la giustizia. A un certo punto pare che incontri Lady Maria Winter, vedova due volte. Io, fossi in lui, andrei a fà il pirata di sinistra da un'altra parte, perché come minimo Lady Maria Winter porta sfiga dato che due mariti c'aveva e so' spariti tutti e due. Lui, però, non è furbo manco la metà di quanto lo sono io e invece resta nei paraggi de sta tipa e infatti, zanzan! manco a dirlo, vengono tipo indagati. Vabbè, facciamola breve: uno dei due potrebbe essere impiccato. He-Man, facevi prima a fatte i cazzi tua.

Kylie Scott è autrice bestseller del New York Times e dell'Usa Today, dice il sito della Newton Compton. Nereia, invece, dice: sì, vabbè, ma de quando? Ma c'è un'autrice bestseller al giorno al New York Times? Poi oh, solo schifezze scrivono gli autori bestseller del New York Times – che non ho mai letto, ma a sto punto me sa che c'ha lo stesso target di DiPiù.
La tizia che vedete qui accanto non è una battona di un night club che sta mostrando le parti intime a qualcuno che noi non vediamo, ma Evelyn Tomas che compie 21 anni e vuole festeggiare il suo compleanno a Las Vegas. Ma tranquilli, è un po' battona lo stesso.
E infatti si sveglia sul pavimento di un'albergo pluristellato con i postumi di una sbornia e ad assisterla c'è un uomo nudo e tatuato. Come se fosse un valore aggiunto essere tatuati, come se avesse detto "nudo e superdotato". Delle dimensioni, invece, che al massimo potevano davvero fà la differenza niente, nessuna menzione. Dicevamo. Il normodotato tatuato che si trova accanto è David, chitarrista di una rock band ed è suo marito da meno di dodici ore. Non so voi, ma io guardo questa copertina e immagino una battona di un night in una di quelle stanze con gli specchi e non a un'ipotetica storia d'amore e perdizione con un chitarrista. Ma probabilmente il problema sono io eh. E poi, amici, ma già faceva cagare una sola foto di lei, con le dita delle mani palmate peraltro, pure due ne mettiamo? Così allo specchio? Io non c'ho parole. Ma le dita, le dita, porca miseria, LE DITA! Le guardate le dita per favore?!

domenica 26 aprile 2015

Recensione E le stelle non stanno a guardare

E buongiorno!
Finalmente torno da questi pizzi e trovo anche il tempo per parlarvi, spero in modo esaustivo, di E le stelle non stanno a guardare di Loredana Limone. Un evento, davvero. Credevo che passasse chissà quanto tempo prima che trovassi una mezz'ora per poter stilare una recensione degna di questo nome.
No, il fatto è che non riesco a capire che fine facciano le ore delle mie giornate perché, credetemi, non faccio in tempo ad accorgermi che sono le 4 di pomeriggio che è già buio. Cioè, boh. Ai 30 anni il tempo scorre più velocemente? Perché a me sembra di non avere il tempo per fare davvero niente, non so come sia possibile. Mettiamoci pure che sono andata alla ricerca di un vestito per un matrimonio e boh. Sarà che la moda ultimamente mi fa schifo – non che prima mi facesse impazzire – sarà che io punto a spendere i soldi in altro modo, sarà anche che i matrimoni ultimamente mi stanno un po' sul deretano, ma è stata veramente un'impresa dalle sfumature grottesche.
Comunque l'ho trovato, quindi rallegriamoci. Adesso devo cercare le scarpe e ho capito che sarà molto più pesante di quanto lo è stato cercare il vestito. Aiuto.
Ma andiamo a parlare del libro, ché mi sembra più importante.

Titolo: E le stelle non stanno a guardare. Le storie di Borgo Propizio
Autore: Loredana Limone
Editore: Salani
Pagine: 387
Prezzo: 14,90 €
Il mio voto: 3 piume e mezzo

Trama

Tanti sono gli avvenimenti che scombussolano le giornate di Borgo Propizio e dei suoi numerosi abitanti, come la sempreverde zia Letizia, indaffarata a gestire la latteria insieme a Belinda, nipote acidina; le due sorelle Mariolina e Marietta, con il loro teatrino di litigi e riappacificazioni; l’amabile Ruggero, rozzo-che-piace; Dora, più pettegola che giornalaia; il maresciallo capo Bartolomeo Saltalamacchia...Con a capo il sindaco Rondinella, il paese sfoggia una nuova zelante giunta, il cui assessore alla Cultura, il nevrotico professor Tranquillo Conforti, incarica Ornella di organizzare un evento per l’inaugurazione della biblioteca. Sì, perché il paese ora vuole la sua biblioteca civica. E dovrà essere un evento speciale, o meglio spaziale, addirittura un festival letterario, sotto le luccicanti e propizie stelle del borgo. Be’, non sempre propizie. Le chiacchiere ricominciano il giorno in cui giunge Antonia, una forestiera dai boccoli ramati, che porta un misterioso bagaglio interiore. Scappando da se stessa, è alla ricerca di un luogo dove curare l’anima,tanto da decidere che lì organizzerà la propria vendetta d’amore. Una vendetta contro chi? E perché? Quale che sia il motivo, è un piatto che andrà servito freddo. Ma Antonia non sa che Borgo Propizio ha il dono di cambiare la vita di coloro che varcano la sue mura merlate…

La recensione

Nel mio mondo ideal gli uccellini sempre allegri, affabili e carini, canterebber l'arie di Puccini

È la mia prima esperienza con Loredana Limone perché, sebbene venga prima di E le stelle non stanno a guardare, non ho avuto ancora modo di leggere Borgo Propizio.
Questo, però, non ha minimamente influito sul piacere della lettura perché l'autrice, abilmente, riesce a raccontarci di Borgo Propizio e dei suoi abitanti senza far pesare al lettore di aver mancato di leggere la puntata precedente.
È vero, chi ha avuto modo di affezionarsi ai problemi di cuore di Belinda e alla sciocca rivalità tra sorelle di Mariolina e Marietta, vive questo romanzo esattamente come quando si torna a trovare un carissimo amico che vive lontano da noi. Magari che vive nelle Marche.
Non chiedetemi perché, ma ho immaginato che Borgo Propizio fosse posizionato nel centro Italia, dalle parti di Urbino e con le stesse caratteristiche architettoniche. Forse perché sono particolarmente sensibile al fascino medievale delle stradine e degli edifici di Urbino, così tanto da vederlo come possibile sfondo per un'opera letteraria (o anche per una serie tv), o forse perché mi ha sempre dato l'idea di essere un paese accogliente e raccolto in cui, volente o nolente, ci si conosce tutti.
Così ho immaginato perfettamente l'edicola di Dora, la latteria di Belinda, il bed & breakfast e il ristorante, la biblioteca. Ho persino immaginato i personaggi camminare per le stradine di questo Borgo, dai colori caldi e avvolgenti, dai palazzi in pietra, e il campanile, la chiesa, il cielo azzurro e senza nuvole.
Ho immaginato tutto, anche il fermento che scuote e, in un certo senso, rallegra gli abitanti del borgo e il suo sindaco, Felice Rondinella. Fermento, e anche un po' di sana agitazione, perché c'è un festival letterario da allestire per richiamare nuovi turisti, ma c'è anche un concorso per la ricerca di una bibliotecaria da indire, e una cena con delitto da organizzare.

lunedì 20 aprile 2015

Photoshop non ti conosco, obbrobrio non ti temo, Paint ti amo – 20/26 aprile


È già lunedì, porca paletta. Non capisco come sia possibile! Deve esserci qualcosa di simile a una passaporta a casa mia, che però funziona con il tempo. Tipo che è venerdì, io mi sono appena svegliata. Mi avvicino al balcone per tirare su la serranda e bum! Lunedì. Deve per forza essere così, perché altrimenti non mi spiego come faccia a durare così poco il weekend. Forse i giorni a casa mia – ma mi sembra che questa cosa sia estesa all'area circostante, quindi credo che riguardi tutto il quartiere – hanno meno di 24 ore, non so. Tocca che indaghi. Forse sono i fumi dell'Aniene che, in effetti, mi passa a circa 500 metri da casa. Scie chimiche magari. Si spiegherebbero diverse cose, anche parecchi miei comportamenti sconsiderati. Tipo che mi iscrivo in palestra e dico alla tizia alla reception di fornirmi gli orari delle lezioni di pilates. Io. Pilates. Ma anche io e palestra che, fidatevi, non è il connubio perfetto manco per niente. Il connubio perfetto per me è io e divano, con birra alla mano. No, perché praticamente ho i muscoli corti, atrofizzati, non riesco nemmeno a stendere del tutto la gamba... Immaginatemi a fare pilates. Comunque, oramai è fatta, ho pure pagato, mi toccherà andarci. Ma fosse solo questo il comportamento sconsiderato andrebbe quasi bene (tranne il pilates, la palestra pure pure ma il pilates?!). Il fatto è che custodisco da tipo due mesi un buono Feltrinelli che non ho mai il coraggio di spendere. Vi pare normale? No. Così succede che me lo porto sempre dietro ma non lo spendo mai, manco fosse un bene prezioso. Ma basta ciarlare, parliamo di cose serie.
Edit: questo è l'unico pezzo sopravvissuto del post originale, quello che ho scritto stanotte e che ho programmato per la pubblicazione alle 11.40. E poi il nulla, il post si è cancellato. E quindi devo riscriverlo dall'inizio e ovviamente non ricordo nemmeno la metà delle cretinate che ho scritto ieri sera, a malapena ricordo le aggiunte di stamattina, quando l'ho riletto e corretto. Ma andiamo con ordine, ricominciamo.

Vorrei precisare che ci ho messo due minuti buoni per capire che quello che vedete rappresentato in quest'opera di sopraffino valore artistico è una schiena con tanto di culo. Ci ho messo due minuti perché mi dicevo "ma ti pare che mettono due chiappe in copertina?". Così sono stata lì a guardare e riguardare l'immagine, cercando di capire se si trattasse di un braccio con una strana angolazione, di una macchia di Rorschach... E invece no, si tratta proprio della schiena di una tizia affetta da una lordosi niente male. Presente quella frasetta lì in alto a destra? Con l'immagine così piccola si legge un po' male ma, ve lo dico io, la frasetta dice "La passione ha sfumature ancora da scoprire". Ecco, peccato che io a un'occhiata veloce ho letto "La passione ha sfumature ancora da scolpire", così sono andata subito a leggere la trama alla ricerca di qualcuno, magari il maschione protagonista del romanzo, che lavorasse la creta. E niente, la scheda non ci racconta né il motivo per cui una affetta da lordosi sia in copertina, né ci parla di qualcuno che semi nudo lavora la creta. Pare che questa sia una serie di cui questo è il primo volume, pubblicato solo adesso – dopo tutti gli altri – dalla Sperling & Kupfer (mi piace quando le case editrici fanno le birichine!). Non che ne sentissi la mancanza eh. Comunque, dicevamo, la trama. Sophie lavora con il padre in una casa d'aste e, durante un viaggio di lavoro, non si imbatte in una grandinata di zirconi grossi quanto i bottoni di un cappotto, ma in Matteo Bertani, che (copio eh) la inizia a piaceri inediti. Succede che quando una si avvicina ai piaceri inediti del sesso tantrico poi non ce capisce più niente e così accade proprio a Sophie che ignorerà qualsiasi avvertimento da parte di Matteo. Ma poi, avvertimento di cosa? Quale avvertimento? Pure "cara, portati l'ombrello ché tra poco piove" è un avvertimento, cazzo vuol dire?! Quello che ha scritto la sinossi deve essere rimasto gravemente offeso dalla pioggia di zirconi di plastica, ve lo dico io. Uno l'ha colpito in piena faccia ed era troppo impegnato a sanguinare per scrivere una cosa dotata di senso.

Avete presente quei siti internet che vendono oggetti e abiti di tutti i tipi e che hanno sede legale (e probabilmente non solo) in Giappone? Parlo di quei siti tipo Light in the box, dove trovi anche gli abiti da sposa a prezzi imbattibili. Be', questi siti internet hanno delle modelle che sembrano di plastica. Mo', è vero che i nipponici sono strani e potrebbe anche darsi che quelli siano in verità manichini dalle fattezze umane perfette, ma mi fa sempre un po' impressione. Foto di queste tizie con la faccia livellata che nemmeno i neonati. Proprio come la nostra Natalia qui accanto, che è appena uscita dal peggior parrucchiere di Shangai dato che ha i capelli che sembrano fatti di sterpaglia e sono pure di due colori. 
Ma, suvvia, Natalia ha un passato traumatico che vuole gettarsi alle spalle, dice la scheda, così parte dalla California per trasferirsi in Australia. Tutto sembra andare secondo i piani (??) fino a quando non si imbatte in un surfista dal fisico scolpito e gli occhi verdi e anche lei, come la Sophie di cui sopra, non ce capisce più una fava. Ora, ma brutta stronzetta con il maglione di ciniglia – tesò, fai qualcosa ché la ciniglia era fuori moda già quando è uscita –, ma che ce dovevi arrivà tu dalla California, piena di surfisti, per trovarne uno in Australia? Perché in California surfisti boni non ce ne stanno, ve? Natalia, porella, non ne aveva mai visti. Se scrivi su Google "California beach" la prima ricerca correlata che ti appare è California beach surf (vedere per credere). Ma io non li ho mai visti i surfisti boni, non lei, io che abito a 50 km da Ostia che è una pozzanghera e che se ti fai il bagno rischi di uscire ogni volta con un arto in meno!

martedì 14 aprile 2015

Photoshop non ti conosco, obbrobrio non ti temo, Paint ti amo – 13/19 aprile


È già martedì. E io non lo so come sia potuto succedere che ho tipo perso la cognizione del tempo e dello spazio. Cioè, non che non sapessi che giorno era, ma è stato un periodo pieno. Innanzitutto sono stata nelle Marche per più tempo del previsto, cosa che ha fatto accumulare mille miliardi di cose da fare e che ho dovuto portare a termine tra ieri e oggi. E poi, onestamente? Lì, dove stavo, la connessione a internet ce l'avevo, il computer pure... Ma non ho avuto proprio voglia di mettermi lì, sul letto, a scrivere. Mentirei se dicessi il contrario. 
Questa settimana poca, pochissima roba, di notevole interessantità, ma qualcosa la recuperiamo dalla settimana scorsa, non preoccupatevi.

Il meglio della scorsa settimana lo trovate già in libreria:

Prendi lo sfondo dismesso dalla copertina de Il palazzo d'inverno di Eva Stachniak (che io ho bellamente in lista desideri da tipo boh, sempre) e poi, già che ci sei, lasciati ispirare. Mettici pure una donna di spalle, ché tanto ormai è stata sdoganata dalle belle copertine di Garzanti (un giorno, giuro, gli dedicherò una puntata intera) proprio come nella copertina della Beat. Però, via, non vorrai che esca fuori una cosa fatta bene eh. Metticela ma ferma, immobile, così rigida che pare morta, innaturale. Ecco, niente profondità per favore, altrimenti poi ti tocca metterci le ombre ed è roba che non siamo in grado di fare. E poi, oh, se riesci pure a far sì che sembri una donna in abito ottocentesco, ma anche un po' giappo/geisha sei un mito. 
E mi tocca dire che lo stagista grafico l'è proprio un mito. È riuscito a mettere una geisha ottocentesca in un libro che però fa pensare alla Russia. Io non sarei stata in grado di fare di meglio. L'arial del titolo è ormai il migliore amico di Newton Compton, manco stamo qua a commentarlo. 
Pare, però, che la geisha russa in copertina non sia in Russia, ma a Londra nel 1819. Eh, lo so, ce siete rimasti male. Pure io. Valéry si chiama e deve evitare che il padre si giochi tutto con una mano di carte in una bisca. Peccato, però, che quando lei arriva – con tutta la calma del mondo – il padre s'è già giocato tutto, pure la rompicoglioni della figlia che rischia, a questo punto, di essere venduta a un libertino ricchissimo che altri non è che lo zio di Charles, un tale che la nostra amica Valéry rivede dopo anni e che si scopre ad amare. E poi niente, con un impeto di fantasia che manco gli sceneggiatori di Beautiful, l'autrice di questo romanzo fa suicidare lo zio della geisha al tavolo da gioco. Mi sono fermata qui, perché m'è bastato questo della trama per farmi capire che non me ne frega veramente niente. Qui c'è la scheda, leggetevela voi.

Il meglio di questa settimana invece:

Confesso: ero convinta si trattasse di un autopubblicato su Amazon. Ero proprio convinta che la bruttezza di questa copertina e la sua obbrobriosa banalità non potesse che appartenere a una di quelle copertine fatte grazie ad Amazon... E invece mi sono dovuta ricredere. Questo capolavoro, questa tipa con il dito che traccia una scritta proprio come gli stacchetti di La5, questo font così ricercato (Calibri) non provengono da Amazon, ma sono il frutto di un sudatissimo lavoro fatto da Piemme. O per Piemme, chi può dirlo con certezza?
Lei è chiaramente la sosia di Summer di The Oc che, però, punta a somigliare anche a Blair di Gossip Girl e non so se è più grave che io l'abbia pensato o che sia stato fatto probabilmente di proposito.
Blair/Summer è una strega putente, ma putente che più putente non si può. Ma è anche la ragazza tipo più bona e popolare del liceo di Astor High. Insomma, il killer che ha già ucciso la sua antenata, le uccide anche la madre, allora lei diventa ancora più putente e mette su una BATTAGLIA EPICA che, voglio dire, nemmeno la lotta della Compagnia dell'Anello con gli Orchi è così epica. Ma non preoccupatevi, la scheda ci dice che c'è anche una bella storia d'ammmore con il ragazzo sbagliato (ovviamente). 
Prima di essere pubblicato su carta, questo romanzo è stato letto online da – attenzione! – 19 milioni di persone. Voglio conoscerle, seriamente. Tutte. Per menarle una a una, chiaro.

P.C. e Kristin Cast hanno scritto 12 libri (DODICI!) di una serie che racconta di una sedicenne – che mi auguro che in dodici libri almeno compia gli anni ogni tanto – che diventa vampiro. Dodici libri. Più quelli che, dice Wikipedia, fungono da cornice alla serie che sono tipo 7. Non c'ho parole, seriamente. Soprattutto perché tre quarti di questi libri hanno delle copertine imbarazzanti. 
Dunque, questa tipa con dei brutti tribali tatuati sulla fronte dovrebbe essere la nostra amica sedicenne Zoey e l'altra, quella con il vestito che sembra una tenda rubata dal palazzo d'inverno del libro di Velonero, dovrebbe essere la terribilissimissimissimissima Neferet che ha ucciso tipo mille milioni di persone e si è impadronita di Tulsa. Tulsa non sappiamo cosa è, se una città, una terra, una persona, un mondo a parte. Ma ci interessa? A me no. 
Intanto la nostra cara amica Zoey è ormai diventata tutto: maga, strega, novizia vampira, padroneggiatrice di cinque elementi, prigioniera, e sicuramente anche un poco idiota. 
Non capisco i tatuaggi sulla fronte della tizia che, tra le altre cose, è chiaramente scontornata male e appiccicata lì, senza alcun motivo di esistere. Lo spicchio di luna tra le due figure, poi, è quel tocco di classe che mancava. C'è in quasi tutte le copertine della serie e non so se mi disturba più quello o lo sfondo coi ghirigori. Forse, però, mi disturba che a scrivere dei libri così siano due persone (cioè, fateme capì, so' servite davvero due menti per partorire questa serie?) e che, cosa ancora più agghiacciante, siano madre e figlia.


Adesso scusate ma torno ne mio oblio, fatto di geishe inglesi e palazzi d'inverno russi trapiantati in Inghilterra. 
Al prossimo lunedì, sperando che le case editrici ci riservino copertine brutte migliori di queste.

venerdì 3 aprile 2015

Recensione Il tuo meraviglioso silenzio

Avrei tanto voluto che questo libro rientrasse nella categoria dei Francamente me ne infischio, lo avrei voluto immensamente. L'ho cominciato con la speranza che si trattasse di un libro demmerda e invece no. Inutile dire che ci sono rimasta molto, ma molto, male. Perché, piuttosto che avere una propria personalità da libro de merda, si tratta invece dell'ennesimo libro "meh" letto quest'anno. Non so cosa ho fatto di male per meritare ciò. Dimmi, mio signore fato, che ho fatto di male per meritarmi tanti libri "meh"?
Comunque, al momento sto leggendo un libro che non pare appartenere alla suddetta categoria per cui, incrociamo le dita, potrebbe finalmente trattarsi di un libro che mi piacerà. Ma andiamo a parlare di un libro che poteva essere un libro de merda e, invece, lo è stato solo in parte.

Titolo: Il tuo meraviglioso silenzio
Autore: Katja Millay
Editore: Mondadori
Pagine: 462
Prezzo: 14,90 €
Il mio voto: 3 piume (ma siamo arrivati a 3 per il rotto della cuffia)

Trama

Le sue dita non possono più correre sul pianoforte, il suo mondo pieno di note è diventato muto. Nastya era una promessa della musica, prima. Prima che tutto precipitasse, prima che la vita perdesse ogni significato. Da 452 giorni Nastya ha smesso di parlare, e il suo unico desiderio è tenere nascosto il motivo del suo silenzio. La storia di Josh non è un segreto: ha perso tragicamente i suoi cari, e solo nel recinto impenetrabile che ha costruito intorno a sé si sente al riparo dalla compassione degli altri e libero di dedicarsi in solitudine all'unica cosa che lo tiene in vita: intagliare il legno. Quando sembra non esserci più luce né speranza, Nastya e Josh si trovano e le sensazioni sopite esplodono dal corpo e dal cuore. Due lontananze si incontrano, cercando l'una nell'altra la forza per superare il passato e rinascere davvero.

La recensione 

Come due intrusi che sorvolano le tangenziali dell'intimità, fiutando diffidenze e affinità

Il tuo meraviglioso silenzio racconta la storia di Natsya, una ragazzina che – a seguito di un trauma che le ha causato una parziale invalidità della mano sinistra – ha deciso consciamente di non parlare più. Mai. A nessuno. Senza che gli altri sappiano il perché del suo gesto. Gesto che io, personalmente, non condivido e trovo anche abbastanza sciocco, considerando che non ha alcun vantaggio per lei. 
Nastya non parla per non dover rispondere alle domande della sua famiglia su ciò che ricorda di quel giorno, il giorno in cui – dice lei stessa – qualcuno le ha tolto la vita. Così cambia scuola, cambia città, cambia anche il modo di vestire. Si trasferisce in un posto a sole due ore di distanza dal luogo in cui ha sempre vissuto, a casa della zia, per poter vivere una vita diversa. 
Nessuno, nella nuova scuola nella quale andrà, ha idea di chi sia, di cosa le sia successo. Non so come funziona negli Stati Uniti ma se una ragazza viene brutalmente aggredita a Viterbo, che si trova esattamente a 1 ora e 22 minuti da Roma, lo sanno anche i sassi in circa un quarto d'ora. Comunque pare che nessuna delle persone che entra nella sua nuova vita, sebbene abbiano diversi indizi per fare una ricerca su Google e ottenere anche risultati soddisfacenti, sembra sapere chi è. 
Mi domando, inoltre, come si possa iniziare una nuova vita "lontano da tutti e tutto e lontano dal luogo che ti ha fatto soffrire" quando questo luogo è a meno di duecento chilometri dal posto in cui ci si è trasferiti – che, per la cronaca, non è neanche una città tanto più grande. 
Possibile che nessuno, amici dell'autrice compresi (nei ringraziamenti si legge che tre quarti delle sue conoscenze hanno letto questo romanzo in fase di stesura) le abbia fatto notare che SPOILER se una stella nascente del pianoforte, ragazzina sedicenne prodigio, viene brutalmente aggredita e lasciata quasi in fin di vita in un paese di 7,444 abitanti (fonte Wikipedia) c'è la probabilità che il telegiornale, non dico nazionale ma almeno statale, ne parli per mesi? E possibile che a due ore di distanza, in un paese altrettanto contenuto per numero di abitanti, nessuno guardi la televisione? Soprattutto se, come ci lascia intuire l'autrice, la nostra Nastya era davvero così brava con il piano, tanto da suonare dovunque (feste, centri commerciali, eventi, cerimonie). Va bene, cambia abiti e nome, ma basta davvero questo? Anche perché pare che i professori siano al corrente di chi è e del perché non proferisce parola. Il pettegolezzo è pari a zero in questo posto, tocca andarci a vivere se si ha qualcosa da nascondere. Wisteria Lane, in confronto, è roba da poco. FINE SPOILER 
Critiche a parte – e non sono certamente finite – Il tuo meraviglioso silenzio ci racconta la storia di due solitudini, venutesi a creare a causa di forti traumi che hanno portato a delle perdite, di persone care nel caso di Josh, e di identità nel caso di Natsya. Ho trovato questo aspetto interessante perché, ultimamente, le perdite e i traumi vengono trattati a dir poco superficialmente nei romanzi dedicati a un pubblico giovane. Qui invece, con mia somma sorpresa, l'autrice cerca di dare voce al malessere che la morte e la mancanza dei genitori ha causato, e continua comunque a causare, a Josh senza banalizzarne o stereotiparne le reazioni. Il dolore rende Josh, contemporaneamente, intoccabile e disadattato. Intoccabile agli occhi dei coetanei che lasciano che lui passi la pausa pranzo seduto su una panchina, completamente solo, occhi e testa bassa, in silenzio. 
Nessuno divide il pranzo con lui, nessuno siede nelle sue vicinanze, nemmeno il suo migliore amico. Intoccabile, probabilmente, anche agli occhi dei docenti che, sfido io, in una scuola superiore nella quale si conoscono più o meno tutti, a non avere idea di ciò che accade (ma, tant'è, dicevamo prima che questo posto è come Wisteria Lane). 
Disadattato, invece, agli occhi del lettore, agli occhi di Natsya e a quelli dei genitori di Drew – il suo migliore amico – che lo invitano più spesso del dovuto ad andare a vivere insieme a loro, per poter dare a Josh ciò che più somiglia a una famiglia. E non solo in termini di aiuto, ma anche e soprattutto di affetto.
Un romanzo che, considerando il pubblico di riferimento e l'enorme quantità di sciatteria editoriale presente sul mercato editoriale nell'ultimo periodo, utilizza invece ottimi argomenti per farsi leggere scorrevolmente dagli adolescenti, senza trasmettere messaggi sbagliati. 
Certo, gli adulti non ne escono fuori egregiamente, anzi, sono piuttosto delle macchiette non solo incapaci di comprendere gli adolescenti, ma anche disinteressati a farlo. SPOILER Trovo veramente preoccupante che un'adolescente traumatizzata, che non parla addirittura, venga mandata dai genitori (DAI GENITORI, porca paletta, I GENITORI!!) a casa della zia che fa dei turni di lavoro massacranti e non ha idea di come si faccia un uovo sodo. Zia che, tra le altre cose, sembra non accorgersi che la nipote ha cominciato a vestirsi come le battone dei peggiori bar di Caracas per andare a scuola. E trovo ancora più preoccupante che non ci sia un codice di abbigliamento in una scuola superiore. Cioè, nella mia non c'era, ma se ti presentavi vestita da Pretty Woman, il vicepreside (e forse prima di lui lo faceva Anastasia, la bidella alla porta) ti prendeva per i capelli e ti faceva tornare a casa in un attimo. FINE SPOILER
Così come gli adulti, anche alcuni altri personaggi restano sullo sfondo, inutili e superficialmente abbozzati. Ovvio, in un romanzo non tutti i personaggi devono essere caratterizzati fino allo sfinimento e non è necessario ricorrere al loro albero genealogico, altrimenti diventa un volume de Le Garzantine di letteratura italiana, ma in questo libro, ad esempio, il personaggio di Clay è più o meno inutile. O meglio, serve giusto a uno scopo. E a me (ma a me eh mica a tutti) dà enormemente fastidio quando, in un romanzo, un personaggio viene inserito solo perché l'autore deve servirsene per fargli fare e/o dire qualcosa. E basta. L'ho trovato un espediente da scuola di scrittura creativa, alla prima lezione però. Lo stesso dicasi per l'enorme quantità di pagine utilizzate per fare accadere cose che boh, accadono senza motivo. Scene (e capitoli) di una lunghezza imbarazzante che, però, non portano a niente, che non hanno alcuno scopo reale se non quello di allungare incredibilmente il brodo – un brodo un po' piatto, peraltro. Vestiti da battitrice di marciapiede a parte. Scelta di Natsya che, personalmente, non condivido. Ne ho capito le ragioni, ampiamente argomentate dall'autrice – anche se non in maniera totalmente convincente –, ma la trovo una scelta sciocca e, onestamente, insensata.
Un romanzo che non sconsiglio agli amanti del genere e che, anzi, racconta una storia d'amore tra adolescenti plausibile, senza che vi siano elementi poco credibili (cfr la mafia in Uno splendido disastro) ma che avrebbe avuto bisogno, secondo me, di un massiccio intervento di editing.