lunedì 21 dicembre 2015

A Natale in libreria, ovvero consigli per liberarsi degli amici con l'alitosi e dei parenti serpenti

Vuoi fare un regalo a una persona che non vuoi più rivedere e ti serve l'ispirazione dell'ultimo minuto? Oppure, vuoi fare un regalo indimenticabile (sia per te che ti sganascerai dalle risate, sia per lui/lei che lo ricorderà come il regalo più brutto della storia)? Vuoi che i parenti la smettano di regalarti libri di merda a Natale e vuoi che, per una volta, provino cosa significa ricevere il romanzo di Arisa? Sei capitato proprio nel posto giusto.
Fioccano i post di blogger e gli articoli di giornalisti del tipo "regala un libro bello, regala la nuova edizione foderata in pelle umana con inserti di corno di rinoceronte e criniera di unicorno di Moby Dick, farai felice un bimbo di 7 anni che ha appena iniziato a leggere!" (si sa, la gente tende a sopravvalutare l'intelligenza dei propri figli, giornalisti inclusi), fioccano i consigli sui libri che ognuno di noi deve per forza leggere.
Nessuno, però, che spenda due parole per i non lettori e per quelli che ci regalano un libro di merda l'anno (lo fanno, lo fanno. Non con me, ma alla mia amica Melania è successo, per dire...).
Ma ci penso io, invece, ai non lettori e a chi ci regala il primo libro che trova all'ingresso del Mondadori Store vicino all'autostrada!
E quindi, daje, vediamo un po' cosa trovate già in libreria e potete facilmente appioppare a questi individui e cosa, invece, troverete nei prossimi giorni. 

Cominciamo con Vespa, il punto fisso dell'editoria. Quest'anno ci delizia con un libro sulle donne d'Italia, dice il titolo. Da Cleopatra a Maria Elena Boschi, dice Vespa. A leggere le recensioni su Amazon, però, pare che questo libro sia un poco una ciofeca con solo due recensioni positive di cui una scritta praticamente per sbaglio (diapositiva a seguire).
Per chi, invece, c'ha il parente non lettore fissato col calcio, è bene che sappiate che potete sempre spendere male (molto male) circa 20 euro (venti euro!!) per un bellissimo libro su José Mourinho che si intitola, incredibile ma vero, Mourinho. La foto in copertina è stata ovviamente rubata dal cartellone che il comando di polizia dietro casa mia tiene all'ingresso, con le fototessere dei responsabili di una rapina a mano armata, ma cioè, chi cacchio siamo noi per giudicare?! Poi che cacchio c'avrà di interessante da dire? Niente a quanto pare, dato che è un libro con poche parole e molte immagini. Te credo, come quasi tutti i calciatori è praticamente semi analfabeta.

Disponibile già in libreria, quindi "oh voi fissati con la spirituralità" accorrete numerosi, il bel libro di Safiria Leccese pubblicato da Piemme. E chi è Safiria Leccese? E che ne so io? L'ho scoperta stamattina, quando sono rimasta incantata dalla prepotenza della copertina. 
Lasciatemi dire che è terrificante nella sua semplicità. Quella banda gialla spaventa i bambini, secondo me. E anche l'espressione di Safiria, ovviamente. Dico, ma signori di Piemme, perché fare queste cose a una donna? Ma non potevate spendere due lire per altri tre scatti? Mi sembra davvero una cattiveria gratuita. All'interno del libro trovate anche, dice la scheda, un dossier fotografico. Mi auguro sia stato assunto un fotografo diverso, sennò è un libro da incubo, altro che la speranza, la preghiera e il miracolo.

Per chi invece ha intenzione di farsi un bel regalo per rendere romantico e anche un poco erotico il proprio Kinder, può a breve procurarsi Ti regalo l'amore di Alessandra Paoloni. Bella, ma che dico?, bellissima copertina di un libro che so già sarà un best seller. A parte l'orrorifico fiocco che, scommetto, rappresenta uno degli incubi maggiori dei grafici dotati del senso della vista (che, vojo dì, a quanto pare non è cosa scontata), vogliamo spendere due parole sull'arial con cui è scritto il titolo?
No, forse è meglio spenderle sulla parte superiore della copertina che sembra una carta da regalo di quelle scadenti che trovi dai cinesi o da Lidl. Io, seriamente, non c'ho proprio più parole da sprecare per le trame dei romanzi della Newton Compton, ve prego aiutateme voi. Clelia, dice la scheda, è single e disoccupata fino a quando un'agenzia di appuntamenti e vacanze (ma che è? Ma che semo matti? Vai in vacanza con uno appena conosciuto?) le regala un viaggio in Umbria con Dante. Eh? COSA? Ripeto: ma che semo matti? Vai in vacanza con uno che non conosci? Poi chissà come finiscono a fà le morte nelle puntate de CSI Las Vegas...
E soprattutto un'agenzia TI REGALA una vacanza? Certo, come minimo te sei dovuta comprà una batteria di pentole, una mountan bike col cambio shimano, un materasso matrimoniale Eminflex compreso di rete e cuscini, una fornitura di Tupperware per 24 mesi e la dentiera di Mastrota. Per andà a Perugia poi. Amica, da Roma c'è il regionale che costa 11 euro. Vacce da sola a Perugia.
E a proposito di strane agenzie, ecco che se l'argomento vi garba, potete regalarvi Insieme per gioco di Lauren Rowe in uscita proprio il giorno prima di Natale (per passare una vigilia bollente!).
Ma 'sti ghirigori? Mi fanno venì mal di testa! Soprattutto che cosa mi rappresentano? Che razza di copertina è? No, seriamente, mi sembra un libro autopubblicato che si ispira a Hilary, la ginnasta ritmica (i miei riferimenti culturali sono davvero di gran classe, lo so).
Vabbè, tutto questo per dire che fa cagare anche la storia di Insieme per gioco (oltre che la copertina e il titolo). Dice la scheda che Jonas, uomo d'affari e playboy (te credo, qua ormai se nun sei bono e non c'hai i sordi nun sei nessuno) vuole entrare a far parte di un club esclusivo (??). Detto così, può esse pure il circolo bocciofilo che sta vicino alla Stazione Nomentana, però vabbè. Insomma, Jonas fa richiesta d'iscrizione e viene contattato dalla tipa che si occupa de smazzà le richieste, diciamo l'amministrazione, che gli scrive che nella sua triste vita è sempre andata a letto con laggente ma non è mai stato piacevole. E lui s'ingrifa. E la stalkera. Ora io dico boh. Capito, ti iscrivi in palestra, lasci l'acconto, poi ti contatta l'amministrazione e il tale che si occupa delle schede ti dice "hey, beibi, mai visti dei lombari come i tuoi" e a te te pare normale?! Te pare normale e ti ingrifi. Certo, tutto molto realistico.

Se invece siete i tipi che prima aspettano di avere dei regali brutti dai parenti per poi farsi del male consapevolmente, potete aspettare il 31 dicembre per accaparrarvi il troppo bello, super bellissimo, stravolgente, entusiasmante, "nonvedevoloracheuscissediomiocomehofattoacampàfinoamò" ebook della nostra amica Abigail Barnette.
Esatto, proprio lei: l'autrice della serie con Sophie Scaife, rinominata da noi Schiff (qui). Ora, dopo rocambolesche avventure in camera da letto succede una cosa sconvolgente a tratti allucinante: la vita di Sophie Schiff va a rotoli. Il motivo? Lui vuole partecipare a un progetto filantropico e la vita di lei cambia. Non sappiamo in che senso, ma va bene uguale. A quanto pare, data l'orrenda copertina che fa pure spoiler, lei rimane incinta. Sarà ancora il caso di fare cose poporno con fruste, colla a caldo, sparachiodi e matite molto appuntite? Mia cara Schiff, arriveranno tempi duri per la tua "vagiaina".

È bene che io mi fermi qui, perché altrimenti mi lascio andare al fantastico mondo dell'autopubblicato e poi è la fine, per me che vengo come minimo minacciata di morte dai wannabe scrittori, e per voi che potreste avvicinarvi pericolosamente alla perdita della vista.
Auguro a tutti un sereno e poporno Natale Newton Compton!

giovedì 17 dicembre 2015

Più libri più liberi 2015 ovvero stati confusionali che causano acquisti di cui non si ha memoria

L'anno scorso (qui) scrivevo che ero sopravvissuta a Più libri più liberi recandomi al Palazzo dei Congressi quasi tutti i giorni. E ne andavo fiera. Quest'anno, invece, sono davvero andata tutti i giorni dalla mattina alla sera, a esclusione del primo giorno in cui mi sono recata giusto quattro ore il pomeriggio perché ero in altri impegni impegnata. 
Anche quest'anno sono sopravvissuta, ma ho rischiato davvero di lasciarmi andare in un omicidio di massa. L'ultimo giorno, in un dannato corridoietto laterale, avrei voluto lanciare una bomba e far esplodere tutti. Gente, dico, va bene passeggiare, va bene anche passeggiare moooolto lentamente con il bastone se avete 92 mila anni, va bene anche passeggiare molto lentamente senza motivo, va bene tutto. Gente, però, muovete le vostre tozze gambette! Invece no.
Gente confusa a Più libri più liberi
Dico, stai camminando davanti a me, cosa può essere successo, all'improvviso, se a un certo punto IN MEZZO AL NULLA decidi di fermarti e guardarti intorno come John Travolta? Cosa diavolo può essere successo? Se non sono confusa io, mi veniva da urlargli, che vivo qui dentro da quattro puzzosissimi giorni, perché tu che sei entrato dieci minuti fa sei confuso? Eh?
Ma poi confuso da cosa, santo cielo?, il Palazzo dei Congressi è un rettangolo, gli editori spesso stanno sempre negli stessi posti per anni (PER ANNI!), le corsie hanno lettere e numeri, c'è poco da confondersi. Io, che non mi ricordo mai niente e ho il senso dell'orientamento di un lombrico ubriaco, guardavo le lettere e mi orientavo con quelle. E se ci riuscivo io, tra i morsi della fame e lo scarso livello di acqua in corpo, figurati se non ce la fai te che sei appena entrato.

Comunque, come vi dicevo altrove e come avrete potuto notare se mi avete seguita su twitter nel periodo in cui si è tenuta la fiera, ho preso parte a BlogNotes ed è stato strano. Diverso, certamente. 
È stato bello perché ho avuto modo di passare del tempo con gli editori e fare loro domande scomode, come ad esempio quale libro del loro catalogo A LORO è piaciuto, e non su quale puntano. 
Sono passata a trovare lo stand di Del Vecchio Editore, dove ho potuto ammirare le copertine fantastiche e segnare i titoli dei libri che in una qualche maniera mi farò regalare da qualcuno (c'è, ad esempio, Arcano 21di Luca Ragagnin che mi attira non poco), ho passato un paio d'ore con le ragazze di Caravan Edizioni, sono passata a salutare Spartaco Edizioni – che avevo svaligiato lo scorso anno –, ho conosciuto le ragazze di Hacca Edizioni (copertine fantastiche!), ho stalkerato lo stand NN. E ho fatto foto, ho spulciato il catalogo, ho scherzato con qualcuno, con qualcuno invece non ci ho proprio parlato. Ho partecipato alla presentazione di Panorama di Tommaso Pincio che è perfetto insieme a Chiara Valerio, ho ascoltato Giordano Meacci che parlava di Pasolini e del libro che ha scritto su di lui, edito da minimum fax. E poi ho rivisto Massimo Roscia – autore de La strage dei congiuntivi – che ringrazio per la simpatia e la ventata di buonumore che porta sempre con sé, ho riabbracciato blogger che non vedevo da tanto, ho sentito la mancanza di altri (Leggy!) che però rivedrò a Torino.

Alcuni editori, chiaramente, sono più simpatici di altri e sono rimasta un po' spiazzata dal disinteresse di altri. Magari era una giornata no, chi lo sa, ma alle volte ho come l'impressione (cosa mi era successa anche a Torino) che alcuni non siano davvero interessati a vendere libri. 
Ma io sono anche troppo vecchia per fare pure la commessa, figuriamoci per saperne qualcosa dell'essere "venditore di libri", per cui la mia è solo un'opinione.
Dicevo, BlogNotes aveva lo scopo di far conoscere l'editoria indipendente attraverso i blogger e, devo dire, che ce l'abbiamo fatta. Credo. Non so, ce l'abbiamo fatta a far immaginare come è Più libri più liberi? All'operazione (mi sembra tutto molto 007) oltre a me hanno partecipato Maria di Scratchbook, babalatalpa di librinvaligia, Francesca di Nuvole d'inchiostro, Luca di Holden & Company e, ovviamente, l'ideatrice di tutto Laura de Il tè tostato.
Chissà se il prossimo anno ci sarà una nuova edizione e se Laura deciderà che sono degna di farne parte! :D

lunedì 14 dicembre 2015

Photoshop non ti conosco, obbrobrio non ti temo, Paint ti amo 14-20 dicembre


Persone, genti, esseri umani! Buongiorno e buon lunedì! Basta, basta entusiasmo, basta ché è presto per tutti, abbiamo ancora gli occhietti caccocolosi e il mondo è triste e brutto.
Lo so, lo so, ho saltato una settimana e il motivo è semplice: non solo c'era la fiera Più libri più liberi di cui non vi ho ancora fatto il resoconto – sì, sono pessima –, ma non è uscito nulla. NULLA. Capite il dramma? Non capisco, vengo perfino abbandonata da Newton Compton! E il lettore medio, per dire, che cacchio compra alla sua amica lettrice media di scontrini della parafarmacia se non ci sono titoli nuovi da comprare? Eh? Sto per avere un mancamento.
Non mi rimane che mostrarvi la poca roba in uscita in questi giorni, sperando nella prossima – anche se un'occhiata l'ho già data e c'è poco da star sereni. Speriamo che gennaio, almeno, ci riservi grandissime sorprese.

Ignite vuol dire – letteralmente – prendere fuoco, accendersi. Qui, chiaramente, mentre le lettrici ci vedranno l'inizio di una storia d'amore, io ci vedo l'inizio di un omicidio. E anche la l'incendio che devasta la mia miope retina.
L'omicidio, ovvio, è verso il tale che a quanto pare va al lavoro ubriachissimo e poi sceglie i colori più brutti della tavolozza di Paint per riempire i buchi delle immaginette che ha ritagliato dal sito internet di Men's Health.
Ma a parte lui chi cazzo è, scusate? King Kong? Quanto è grosso? Guardate il braccio a sinistra, è grosso quanto un filone di pane di almeno 3 o 4 chili!
Siamo sicuri che non è un film dell'orrore, dove una strana creatura sta cercando di possedere (sentite come sono acculturata) l'idiota di turno?
Vabbè, comunque questa qua è la trilogia quella con i personaggi a caso, gente che si conosce e si fidanza, vi ricordate? Quindi, protagonisti di questa puntata della trilogia più sensuale della storia sono Katrina e Cole, pure loro amici di Evan Black, protagonista del primo libro (quello coi centrioli, se non vi ricordate). La trama è che vanno a un party, Cole la bacia appassionatamente e poi la pianta da sola, come una scema, con la Piña Colada in mano, i resti di una tartina al salmone tra i denti e il trucco sbavato, senza alcuna spiegazione (non sarà perché mangi il salmone e te bevi la Piña Colada? Forse il connubio lo disgustava). La verità, però, viene a galla e non è stata una colite improvvisa a farlo allontanare (a 'ste feste, te dicono che è caviale e invece poi te ritrovi al bagno a maledire il panettone condito), ma bensì la paura dei sentimenti. Lui vorrebbe proteggerla da tutto, anche dalle pulsioni che lo spingono a mischiare piacere e dolore, bottarga e nutella, pandoro e passata di pomodoro. Ciò che lui non sa, però, è che lei conosce i suoi lati oscuri (e pure i problemi di colite, me sa) ed è disposta ad amarlo perché blablablablabla. Scheda qui.

Odio l'amore, ma forse no esce solo in ebook al momento ma io, ecco, non potevo proprio lasciarmelo sfuggire. E neanche voi! Forza, indice rovente su Amazon (o dove ve pare) per scaricare questo libro ambientato nel deserto, oppure in Egitto, dove questa bionda ragazza dalla strana faccia (non so, sembra un inquietante incrocio essere umano-volpino) cammina a occhi chiusi. In babydoll credo. Tanto è nel deserto, sai da quanto tempo ha perso l'orientamento? Non c'ha manco senso camminare a occhi aperti. E poi fa caldo, è bene andare in giro in biancheria intima. Insomma, magari appostato da qualche parte c'è un bel beduino.
Comincio a pensare che, in Newton Compton, quando si mettono a fare delle copertine non pensano neanche a cosa stanno facendo. Loro prendono delle foto completamente casuali che hanno acquistato in blocchi su Istock (tipo pacchetto convenienza, 100 immagini di esseri umani 3 euro) e poi ci scrivono sopra dei titoli, in Times New Roman, inventati in precedenza, senza che niente c'azzecchi con niente. La storia, il titolo e la copertina non hanno nulla in comune, se non che fanno schifo tutti e tre nello stesso identico modo. Tipo questo libro qui, dove una protagonista indipendente, autonoma e che non vuole l'anello al dito viene considerata SINGOLARE. Quasi una poco di buono. Fino a che non arriva il principe azzurro, il fratello bello dell'amica, a farla innamorare così da poter essere una brava mogliettina italiana. E, dopo un inizio quasi da film di Pierino, diventa Il bello delle donne 2. Ma che razza di trama è? Lei che manco può dire all'amica che s'è innamorata del fratello perché una volta, tempo fa, quando erano embrioni, la mentecatta aveva promesso che mai mai mai si sarebbe fidanzata col fratello, pena la loro amicizia. Eh? No sentite, per favore, non la voglio manco più guardare la scheda. Preferisco pensare che sia la storia di Tasha, l'americana che s'è persa nel deserto e gioca a nascondino tra le piramidi insieme al beduino bono e al fantasma di Tutankhamon.

Purtroppo per questa settimana è tutto. Mi dispiace immensamente, sento che questo Natale non sarà bello neanche la metà di quello dell'anno scorso. Vi auguro di camminare a occhi chiusi sulla spiaggia e una pioggia di tartine al salmone. Al prossimo lunedì!


giovedì 10 dicembre 2015

Intervista a Caravan Edizioni per #BlogNotes15

La fiera è terminata, i giorni in cui mi recavo al Palazzo dei Congressi la mattina e andavo via la sera sono giunti alla fine – per fortuna –, il mal di testa perenne a causa dell'aria secca (e calda) è sparito, la mia voglia di uccidere il prossimo invece è ancora presente ma si sta affievolendo.

Quest'anno di diverso dagli altri anni c'è stata la mia partecipazione a #BlogNotes, il progetto di cui vi ho già parlato in abbondanza, organizzato da Il tè tostato ed edizioni Sur per raccontare la fiera attraverso i social network (il più usato da me, lo ammetto, è stato twitter).
È stato bello, anche se un po' stancante, seguire la fiera attraverso #BlogNotes perché è stato diverso. Avrei voluto fare di più, ma tante cose non deponevano a mio favore: il telefono che dopo un po' di foto e tweet mi abbandonava miseramente; la poca giovinezza che mi ha fatto vivere il terzo giorno come se un camion mi avesse investita, ripetutamente; la poca dimestichezza con il caldo africano. Belli i posti caldi eh, bellissimi. Le palme, il mare, il sole. Belli, per voi. E soprattutto belli – sempre per voi – se sono veri. Se il caldo è quello dei bocchettoni che sparano aria calda a manetta, sia che si tratti della vostra automobile che di una fiera, ebbene, mi fanno ribrezzo e mi uccidono anche, mi sento fiacca che neanche avessi corso una maratona.

Ma #BlogNotes mi ha offerto anche la possibilità di conoscere meglio Caravan Edizioni, una piccola casa editrice romana, che pubblica perlopiù narrativa contemporanea con una particolare attenzione alla letteratura sudamericana.
Ho avuto l'opportunità di essere ospite, per qualche ora, allo stand di Caravan e di fare due chiacchiere con Silvia Bellucci, l'ufficio stampa, che ha avuto anche la pazienza di rispondere ad alcune domande. Vi riporto quanto ci siamo dette.

Chi si nasconde dietro edizioni Caravan?

Chi si nasconde dietro Caravan? Diciamo che siamo quattro più due, nel senso che di base siamo
quattro persone e da poco tempo si sono aggiunti altri due collaboratori. Principalmente siamo io, che mi occupo dell'ufficio stampa, Serena Magi, in redazione, Mauro Maraschi in redazione ma che si occupa anche della revisione dei testi, e un'eminenza grigia.

Di cui non si può sapere nulla?

È un'eminenza grigia.

Se dovessi raccontare Caravan, come la descriveresti?

Caravan è nata con l'idea di pubblicare testi in traduzione di giovani autori, under 40. Negli anni però, trovandosi con una base di lusofoni e ispanofoni in casa, abbiamo deciso di puntare sul Sudamerica perché è il posto che conosciamo meglio, perché si tratta della letteratura che ci piace di più leggere di cui conosciamo anche i retroscena geopolitici.

In effetti il vostro catalogo presenta perlopiù autori sudamericani. L'interesse per questo tipo di letteratura come nasce?

Riteniamo molto interessanti le nuove generazioni, soprattutto considerato il fatto che sono tutti scrittori che si mettono alla prova per la prima volta avendo vissuto, questi Paesi, un periodo di silenzio dovuto alle dittature. Si tratta di persone che non hanno il confronto con la generazione precedente; nonostante ci siano stati grandissimi auotori sudamericani, come Cortázar per nominarne uno, non sono comunque tantissimi. E gli autori contemporanei sudamericani vivono un mancato confronto con i padri ed è un aspetto che si sente tanto, si sente tantissimo.
Se ti capita di aprire un qualsiasi libro di un autore sudamericano sulla trentina d'anni, soprattutto se si tratta di un auotre argentino, brasiliano o boliviano, vedrai che parla della propria generazione confrontandola con la generazione dei padri.
Abbiamo ritenuto questo aspetto interessante e inoltre ci piace andare alla scoperta del Sudamerica attraverso le voci che lo raccontano.

venerdì 4 dicembre 2015

In my bookshelf #28


Buongiorno gente!
Oggi inizia Più Libri più liberi, la fiera della piccola e media editoria che si tiene al Palazzo dei Congressi a Roma e che terminerà l'8 dicembre.
Io, manco a dirlo, vado. Tra l'altro quest'anno sarà un po' diverso rispetto agli altri anni e non solo perché cercherò di mantenere un minimo di contegno per quanto riguarda gli acquisti (d'altra parte sono ancora priva di libreria e i miei innumerevoli libri non letti, insieme a quelli letti, campeggiano ancora in soffitta, chiusi all'interno di tristissimi scatoloni), ma quanto per la mia partecipazione a #BlogNotes15, il progetto di Laura de Il tè tostato, reso possibile grazie alle Edizioni Sur.
Girerò per la fiera, dandovi un assaggio di quello che c'è, di ciò che gira intorno al libro. Visiterò stand di editori, farò foto, parteciperò a degli eventi. Ovviamente, terminata la fiera, vi farò un resoconto di quanto è accaduto, come ho già fatto l'anno scorso e come ho fatto anche per Il Salone Internazione del Libro di Torino. Per saperne di più su #BlogNotes15 vi linko al post originale di Laura, così potete farvi un'idea.
Quindi, insomma, seguitemi – se vi interessa – su Twitter, sulla pagina Facebook e anche su Instagram per scoprire un po' di Più Libri Più Liberi e per decidere, magari, di venire in fiera l'anno prossimo.

Veniamo adesso al mese di Novembre, dove comunque non mi sono comportata proprio male. Certo, mi direte che non ho recensito niente – e c'avete ragione – ma le recensioni arriveranno, abbiate fede.
Ora andiamo con ordine. Ho comprato poca roba proprio in previsione della fiera dove, certamente, acquisterò qualche titolo (e so anche già quale). E quindi, ho comprato il famoso libro della Tartt che ormai dico ovunque che leggerò, e cioè Il cardellino, che inizierò davvero e leggerò insieme a Holden per il progetto di recuperare i Pulitzer da parte mia, lui non lo so mica perché lo legge.
Pooooi, spinta dalla convinzione che devo necessariamente superare il lutto da Harry Potter perché non è possibile che io non riesca neanche a tenere in mano un altro libro della Rowling, ho acquistato Il seggio vacante che non so quando leggerò, perché ho comunque ancora un po' di lutto dentro di me. Poi ho acquistato credo l'ultima copia disponibile nel mondo di Un sogno di Natale, e come si avverò di Louisa May Alcott e L'americano di Henry James nell'edizione UTET che mi piaceva da morire (e che ho preso a meno del 50%). Tutto, a parte la Alcott, è stato acquistato usato o tra i remainders.
Di nuovo ho acquistato soltanto Gulasch di cervo. Caccia al tesoro nel cuore della Baviera di Lisa Graf e Ottmar Neuburger perché ne sono stata piacevolmente colpita, sia dalla trama che dalla magnifica copertina. Approfittando poi del black friday e del cyber monday e di tutto quello che c'è stato in mezzo, ho acquistato l'ebook di Le stanze dei fantasmi di Charles Dickens, Wilkie Collins, Elizabeth Gaskell e Ann Procter perché lo desideravo già da un po' e poi costava solo 1,99, non potevo proprio non acquistarlo!

Neri Pozza mi ha omaggiata dei libri del gruppo di lettura del mese di Dicembre e anche del mese di Gennaio, così in casa sono approdati Giallo banana di Giovanni Di Giamberardino e Costanza Durante e Deserto americano di Claire Watkins Vaye.

mercoledì 2 dicembre 2015

Lo zampino dell'autore #2


Buongiorno lettori!
Seconda puntata de Lo zampino dell'autore. Di già? Di già. Non capisco come sia possibile, ma non si dice che il tempo passa in fretta quando ci si diverte? Eh. E sarà che ci siamo divertiti, cosa posso dirvi. Il tempo passa sì davvero in fretta.
Per cui, dicevamo, seconda puntata di questa rubrica no sense che ha lo scopo di intervistare gli autori per conoscere meglio loro e il loro zampino. In fondo gli scrittori sono persone comuni, come noi, hanno abitudini comuni, indossano scarpe comuni e spesso fanno un altro lavoro. Oltre che scrivere libri, s'intende. Anche perché in Italia potresti morire di fame a mantenerti solo coi libri. E quindi, che particolarità ha questa rubrica? In realtà nessuna, solo che le domande cambiano ogni volta e spesso sono domande sceme, come me. 

Dopo la prima puntata (qui) con ospite Loredana Limone, ho deciso – probabilmente sopravvalutando le mie capacità di blogger e intervistatrice (soprattutto!) – di porre le mie stupide domande ad Alessandro Sesto, autore per Gorilla Sapiens Edizioni.
Per chi non lo conoscesse, Alessandro Sesto abita a Verona e indossa sempre magliette bellissime. Cioè, almeno quando l'ho visto io. Poi non so normalmente se indossa magliette brutte. Autore di Moby Dick e altri racconti brevi (qui recensione) e Lascia stare il La maggiore che lo ha già utilizzato Beethoven (di prossima lettura), è simpatico e boh, che dire, ha la faccia buffa. Sarà presente a Roma durante Più Libri Più Liberi, presso lo stand dell'editore e quindi, niente, passate a trovarlo. E anche a trovarmi, perché pure io starò lì, non sempre ma spesso.

Nereia: Prima di cominciare ti ricordo che qui, su questo blog e soprattutto all’interno di questa rubrica, puoi dire quello che ti pare e nel modo che ritieni opportuno. Sentiti quindi libero di rispondere, non rispondere, mandarmi a cagare.
Prima domanda. Qual è stato il momento in cui hai capito che ti sarebbe piaciuto scrivere un libro? Che ne so, pascolavi il cane al parchetto e hai ricevuto la chiamata. Magari hai avuto una di quelle epifanie come i personaggi di Joyce in Dubliners in momenti importanti (una partenza in nave, la rottura di un oggetto). Oppure volevi fare un dispetto alla tua insegnante di italiano del liceo (possibile, io gliene faccio uno ogni volta che scrivo su questo blog anche se lei non si ricorda neanche la mia faccia, probabilmente).
Alessandro: Ho sempre avuto questa debolezza di volere “scrivere un libro”, anche se capisco che scrivere libri è una cosa tutto sommato imbarazzante. Invecchiando si diventa più spudorati, e così a un certo punto, senza che accadesse nulla di particolare, ho ceduto. C’è di peggio, c’è chi scrive poesie.

Nereia: Come nasce l’idea di Moby Dick e altri racconti brevi? Si tratta di riflessioni che fai realmente nella vita? Cioè, passeggi per strada e ti ritrovi a domandarti quale è la giornata tipo di uno scrittore maledetto?
Alessandro: Ora che me lo fai notare mi rendo conto che non so a cosa penso mentre cammino. L’idea di Moby Dick e altri racconti brevi nasce da alcuni racconti un po’ ispirati a Vite degli Uomini Illustri di Campanile che sono piaciuti all’editore Gorilla Sapiens, che mi ha indotto a scriverne altri. Poi, il rapporto tra finzione narrativa e vita reale è uno dei miei soggetti preferiti.
Nereia: A proposito di questo, hai mai inserito, nei tuoi libri, cose successe realmente? O comunque ispirate a un evento, un dialogo, che è successo a te o al quale hai assistito?
Magari hai preso davvero qualcuno a pesciate in faccia (cfr. La vita come arte, pag 45 de Moby Dick e altri racconti brevi, nda).
Alessandro: Direi di no, forse qualcosa, ma pochissimo. Le poche volte che ci ho provato i fatti realmente accaduti sembravano più forzati e improbabili di quelli del tutto inventati, non so perché.

lunedì 30 novembre 2015

Photoshop non ti conosco, obbrobrio non ti temo, Paint ti amo – 30 novembre/6 dicembre


Giovani, buongiorno!
Questa settimana è la settimana prima delle mega uscite per Natale, ergo non esce una beneamata fava. Ma noi, lo sappiamo, se non parliamo anche solo di un libro de merda non siamo contenti e non affrontiamo la settimana con buonumore e gaiezza. Giusto? Giusto.
E quindi, in ritardo ché oggi avevo delle cose da fare per tornare a essere un essere umano di sesso femminile e dismettere i panni da foca monaca e ieri ho letto tutto il giorno perché boh, perché sì... Dicevo e quindi in ritardo ma eccoci, pronti per affrontare insieme la settimana dell'italica editoria (demerda).
Eccitazione e giubilo, gente, perché venerdì inizia Più libri più liberi e io prendo parte a un progetto de Il tè tostato e Sur che si chiama #BLOGNOTES e via, sono gioiosa! Gaiezza, tanta gaiezza. Ve ne parlo meglio poi di che cosa è questo progetto, tranquilli.
Ma andiamo a vedere le uscite della settimana, pochissime e alcune solo in ebook ma ce le facciamo andare bene lo stesso.

Innanzi tutto m'avete rotto le palle con sto amore infinito e il simbolo dell'infinito là sotto, e mobbasta! La storia più inutile raccontata EVER, santo cielo. Sti du deficienti c'hanno 14 anni, che cacchio di vita tormentata e cose incredibili c'avranno da raccontà? Manco la Bibbia c'ha tutte ste pagine!
E poi basta, basta con questi due che si baciano, c'avranno l'herpes ormai, so' cinque volumi che si baciano con l'effetto Crystal Ball. Lei poteva rinnovarsi almeno la piega, pare che non si lava i capelli da un secolo e mezzo, se aspetta un altro paio di giorni je vengono i dread. Quanto odio poi 'sta moda degli uomini degli ultimi due anni di indossare maglioni e felpe che arrivano al ginocchio, una cosa che non vi dico. E lui c'ha la felpa che pare del fratello maggiore, ma mettitela una felpa più lunga tesoro, mi raccomando.
La trama non l'ho capita, se devo essere onesta. Secondo me in questi libri non succede mai un cazzo, ma il parere è personale, lo sappiamo, quindi io ve la riporto uguale. La scheda, che prendiamo da Amazon (la Sperling non l'ha ancora caricata, a dicembre stanno impegnati a magnà il Pandoro ripieno di crema al limone, non possono mica lavorà), dice che c'è un segreto segretissimo nella vita di Hardin e che lui allontana tutti, pure Tessa. Ma Tessa lo ama. E se ami qualcuno, non lotti per riaverlo? Mah, dipende. Cioè, se non ti vuole manco in cartolina direi che è tempo perso, ma io e Tessa abbiamo diverse priorità. E quindi lei fa bene a lottare oppure è stupida perché continua a provarci?, si domanda la scheda. Eh, io un'opinione ben precisa su sta storia ce l'ho, secondo me so' cretini tutti e due ed è il motivo per cui vanno d'accordo. Mi auguro che non figlino, sennò sai che culo per il mondo averci un'unione di due stupidità così?

Questo capolavoro della letteratura mondiale, purtroppo, al momento esce solo in ebook. Non avrei dovuto riportarlo, perché generalmente ci si occupa delle uscite in libreria.
Ma, e dico ma, potevo lasciarmi sfuggire una bellissima, splendida, interessantissima ASCELLA PENDULA in copertina? Io nella persona di Nereia?! Ma non diciamo fagianate per favore eh!
Non riesco a guardare altro, capite? Il mio occhio finisce sempre lì, sopra la prima m di Dimmi, non faccio altro che guardare l'ascella pendula.
Ma non potevate prendere l'ascella di una ragazza che ha meno di 60 anni? Cioè, raga, io non sono proprio un tipo sportivo (ma manco pel cazz), vado in palestra a mesi alterni, c'ho 30 anni e la mia ascella non è così pendula!! Ho fatto la prova allo specchio del bagno, sapete che io so' una tipa precisa, prima di fare certe affermazioni faccio le prove. Ebbene io non c'ho quell'ascella. E comunque una con il braccio così secco non c'avrebbe tutta quella concentrazione di PELLE PENDULA lì sotto. Non ce la posso fare ragazzi, non ce la posso fare perché photoshoppano tutto e poi se perdono nelle ASCELLE PENDULE. Non riesco neanche a guardare la scheda di un romanzo con un'ascella in copertina. Seriamente, ma come si fa? Mi ero sentita così male solo quando in copertina c'erano delle cosce (qui). La trama, comunque, mi sembra giusto precisarlo, non fa alcun riferimento al lifting ascellare a cui la nostra ragazzona ha intenzione di sottoporsi. La ragazzona è Bree (poi mi dite perché una dovrebbe chiamare la figlia Bree) conosce Archer – Mia Scheridan, due personaggi c'hai e due nomi di merda! – e boh, niente. Non succede niente. Lui misteri, segreti segretissimi che la CIA je spiccia casa ad Archer, lei catene del dolore e minchiate simili. Bree, le catene in faccia a tua madre dovresti darle, per il nome che ti ha costretto a portare. E segnati in palestra per favore.


Per questo lunedì è tutto, mi raccomando correte a controllarvi le ascelle e poi fatemi sapere!

mercoledì 25 novembre 2015

Recensione Le serenate del Ciclone

Buongiorno gente!
Oggi vi parlo de Le serenate del Ciclone, romanzo di Romana Petri che ho letto grazie al Book Club Neri Pozza e che ho apprezzato ma solo per metà.
Pensandoci bene, mi pare di aver capito che il 2015 è stato l'anno dedicato alle letture non entusiasmanti, brutte o fatte al momento sbagliato e quindi, ovviamente, Le serenate del Ciclone non poteva piacermi molto, sarebbe andato contro tutti i principi fisici che la mia sfiga ha creato.
Ne sto leggendo un altro di libro che, proprio come tutto il resto, non mi emoziona particolarmente e meno male ché cominciavo a preoccuparmi.
E quindi, andiamo alla recensione. Mi scuso in anticipo con chi invece ha amato alla follia questo romanzo e potrà trovare offensive le mie parole – perché è già successo quando ne ho parlato altrove. Sappiate che, come tutte le recensioni presenti su questo blog, il mio è un parere personale e che non intendo offendere nessuno. Conosco, frequento e voglio bene a persone che non leggono nessun libro in un anno e non per questo mi sento offesa da loro (o viceversa). Per cui, sappiate che se anche a me non è piaciuto e a voi sì, amici come prima.

Titolo: Le serenate del Ciclone
Autore: Romana Petri
Editore: Neri Pozza
Pagine: 590
Prezzo: 18 €
Il mio voto: 3 piume

Trama

I libri sui padri sono sempre una resa dei conti col morto che, in quanto tale, non parla. Non così questo libro, per metà puro romanzo e per l'altra metà memoir familiare, che parte invece dal giorno in cui il futuro padre nasce e ne reinventa la storia. Romana Petri racconta così i sessantatré anni di vita di un uomo, dal 1922 al 1985, ma anche quelli italiani, dal fascismo alla guerra alla ricostruzione al boom economico e oltre. C'è l'infanzia nell'Italia rurale nella campagna vicino a Perugia, e poi l'adolescenza condivisa con una banda di scavezzacollo in quella città allora poco più grande di un paese, tra serenate notturne al balcone della bella di turno ed esuberanti scazzottate coi soldati alleati giunti dopo la liberazione. E poi c'è una Roma carica di promesse, in anni in cui nessuna meta è preclusa: il benessere, le auto sportive, le villeggiature, le conquiste amorose, un successo che pare senza limiti. Infine, la realtà che cancella l'illusione di non poter mai più tornare indietro: la caduta, le crisi, le difficoltà da cui riemergere con la tenacia degli anni formativi. Mario Petri detto "Ciclone" è un padre ingombrante. È grande e grosso ma capace di coltivare una sua fine sensibilità. Ha l'animo di un cavaliere antico, e il suo futuro sarà quello di un uomo di spettacolo nato per vestire i panni di personaggi eroici tanto nell'opera lirica quanto nel cinema. Intorno a Mario e Lena e ai figli nati dal loro grande amore s'incontrano tanti personaggi famosi... 

La recensione 

Le serenate del Ciclone è l’ultimo romanzo di Romana Petri, già autrice di diverse storie pubblicate precedentemente da Longanesi, e direttrice della casa editrice Cavallo di Ferro (di cui non riesco a raccogliere notizie, non so è fallita o esiste ancora). Non avevo mai letto nulla di Romana Petri e dopo aver conosciuto la sua scrittura credo che leggerò altri suoi lavori perché credo che sia un’autrice molto brava a raccontare storie. Certamente lo è stata nel raccontare la storia di suo padre, Mario Petri, ne Le serenate del Ciclone

Mario Pezzetta, in arte Mario Petri è stato cantante lirico, attore teatrale e cinematografico, padre e marito ingombrante. Figlio di Terzilia, donna buona e dal cuore d’oro e Attilio, padre violento e alcolista, Mario nasce in Umbria e passa la sua infanzia e giovinezza tra Perugia e Cenerente, paese d’origine della madre. Grazie a un suo carissimo amico, Orlando, Mario si avvicinerà alla letteratura e al mondo dei libri, avvicinamento che Romana Petri esprime molto bene nei dialoghi: Mario è l’unico personaggio che quando parla lo fa in perfetto italiano, senza alcuna inflessione dialettale, in contrapposizione al dialetto prima umbro – durante l’adolescenza di Mario – e poi romanesco del resto dei personaggi. Finita la scuola, Mario decide di trasferirsi a Roma per prendere lezioni di canto e, a malincuore ma comunque con una certa fermezza, lascia dietro di sé gli amici più cari – tra cui il Kid, figura molto importante della sua vita – e la madre e il fratello minore – che lottano con la figura di Attilio, sempre più violento a seguito delle sue frequenti bevute. Una scelta difficile che Mario sente di dover comunque compiere, non senza aver chiesto alla madre di avvertirlo qualora Attilio dovesse far male e al fratello. Avvertimento che gli giungerà alle orecchie non per mano di Terzilia, desiderosa di lasciare che il figlio viva una vita migliore, ma per opera del fratello Paolo. 
A Roma conoscerà il maestro Cusmic che lo preparerà per il grande debutto, un’audizione alla Scala di Milano. Il successo non cambierà, però, i sentimenti e il carattere di Mario che rimarrà, per tutto il libro, l’uomo semplice e genuino che è sempre stato. 

 Il romanzo è diviso in due parti: la prima racconta la vita di Mario dalla sua nascita fino al giorno in cui Lena, la ragazza che diventerà la moglie, darà alla luce la primogenita di Mario che lui, in vista dell’amore che prova per Roma, deciderà di chiamare Romana; la seconda, invece, racconta la vita di Mario attraverso gli occhi della figlia, passando da un periodo di successo clamoroso – minacciato già in precedenza dal soprano Giulietta Simionato con la quale intrattiene una relazione della durata di due anni – alla decadenza dovuta in parte al carattere iroso e ingombrante di Mario e in parte all’inevitabile avanzamento dell’età. La prima e la seconda parte del romanzo si differenziano totalmente tra loro non solo per quanto riguarda il tipo di storia narrata in ognuno di essi, ma anche per il cambiamento del PoV – la giovinezza di Mario è narrata in terza persona mentre, nella seconda parte, il PoV diventa lo sguardo di Romana – e del registro stilistico. 
Sono dell’opinione che, in realtà, è come se si trattasse di due libri differenti e io, a lettura terminata, avrei preferito che fosse proprio così. 

lunedì 23 novembre 2015

Photoshop non ti conosco, obbrobrio non ti temo, Paint ti amo 23/29 novembre


Buongiorno signori e signore,
oggi è un triste lunedì come sempre. E come sempre io sono qui per voi, per comunicarvi quanta bella roba potreste – oppure no eh, libera scelta – trovare in libreria questa settimana.
Qualche giorno fa sono venuta a conoscenza di alcune cose che riguardano la Leggereditore (potete leggere qui quello a cui mi riferisco) e non fosse che la Leggereditore e quindi la Fanucci mi offrono davvero delle ottime copertine sulle quali sparare a zero, non le nominerei mai in questo blog.
Comunque sappiate che non acquisto – ovviamente, ci mancherebbe altro – libri pubblicati da case editrici che reputo disoneste verso i loro impiegati e verso i lettori.
Tra le altre cose, ora che ci penso, ho letto un solo libro della Leggereditore e volevo piangere, la traduzione l'avrebbe fatta meglio mia madre che in inglese conosce solo: shit, goodbye, yes, I'm on my way che però pronuncia aimomauei. Ora, lo so, non venite qui a dirmi "i traduttori sono pagati poco e hanno tempi di cacca!" perché so perfettamente come funziona il mondo dell'editoria (e dei freelance, purtroppo). Il lavoro di questo tipo, TUTTO, compreso quello relativo alla comunicazione, viene mal pagato, lo sappiamo dai tempi in cui l'uomo ha scoperto il fuoco. So anche che i traduttori vengono trattati a pesci in faccia e spesso non vengono pagati. So anche, però, che non è detto che la traduzione a cui mi riferisco sia stata fatta da un vero traduttore. E comunque, pure che ti pagano 400 euro (che è stato il mio stipendio per un anno da copywriter, quindi so di cosa sto parlando), non sei autorizzato a scrivere frasi non in italiano su un libro. Lasciamo fuori il finto editor che avrebbe dovuto accorgersene ché sennò non ne usciamo più. Comunque, faceva pena il libro e pure la sua traduzione. Fine.
Ora, dato che sono carichissima e agguerrita, andiamo a vedere lammèrda in uscita questa settimana.

Questa fissa di trasformare qualunque cosa in un messaggio che alluda al sesso davvero mi irrita.
Questa tizia, che potrebbe essere chiunque, sembra invece una delle prostitute che stanno su Via Salaria (chi è di Roma capirà) che ti guarda con l'occhietto volenteroso.
Karen Swan, magari te avevi pure scritto un romanzo romantico, di quelli che piacciono tanto alle adolescenti, dove grazie a una bufera di neve si scatena l'attrazione fatale con il principe azzurro e invece... Invece Newton Compton vuole far credere che questa sia la storia di Irina, impegnata a fare la studentessa di veterinaria di giorno e la mignotta di notte. Trovo tutto questo aberrante.
Trovo altresì – sentite come so' acculturata, eh? – irritante che ci siano delle strisce beige non ben definite sotto il "la". Che so'? Era una staccionata che avete cancellato per metà per mettere la neve un po' ovunque? Comprese le patacche giganti in basso a destra?! Che razza di neve casca dalle parti vostre, a palle grosse quanto dei mandarini? Ma io non lo so.
E perché la manica del giubbino della nostra studentessa modello è di un colore diverso? Ragazza, 'ndo li compri i vestiti? Dando un'occhiata veloce alla scheda non mi pare che venga presa in considerazione la passione di Allegra Fisher per i mercatini delle pulci dove comprare vestiti difettati, né tanto meno si accenna a un'improvvisa epidemia di staccionate o a una nevicata con pietre al posto di fiocchi di neve. No. La storia è quella di Allegra che deve concludere un affare, va a Zurigo, sull'aereo c'è uno bono – ma io boh, quando viaggio sto sempre vicino a bambini bavosi, suore, vecchi sudati – ma hey, tieni a freno i tuoi ormoni e le tue calze a rete, beibi, ché devi conlcudere un affare di mille milioni millanta centordici sterline! Ok, allora, dopo uno sguardo veloce alla giarrettiera (Ah! Perfetto, è ancora lì!) la nostra Allegra si reca lì dove si deve recare e il bonazzo è il suo diretto concorrente, quale sorpresa! E allora poi c'è la sorella di Allegra, che sa che Allegra mica che è una che la dà via così, custodisce un segreto ma un segreto che guarda così segreto, manco Fatima ao'. Il tutto sotto la neve. Eh, certo, sennò che Natale è?

E niente, guardi una porta ritagliata e appiccicata male in mezzo a un bosco e la Zingara che fa le carte di spalle e poi svieni.
Ma quanto è schifosamente oscena questa copertina? Vi invito, davvero, a recarvi su Amazon e a cliccare sul libro come fareste per leggerne l'estratto. Potrete così ingrandire questo capolavoro, vincitore della gara di grafica tra ciechi.
Ma da dove cazzo le prendono le foto che poi ritagliano con la motosega e appiccicano a caso su sfondi a caso presi dall'ultimo numero di Mistero?
Il corvo gigante poi, completamente spoporzionato rispetto a tutto il resto. In pratica è grosso quanto testa e collo della nostra zingara che fa le carte e dalle carte dipende la sorte, zan zan zan!
Ora, cosa farà una zingara che fa le carte in mezzo al bosco, davanti a una porta di marmo, senza carte peraltro?
La scheda ci dice che è marzo anche se la nostra zingara è sbracciata che neanche in luglio, poi tutta l'umidità del bosco ti blocca la schiena e "corcazzo" che fai le carte agli angoli della strada il giorno dopo! Pare comunque che la zingara non sia affatto una zingara, purtroppo, non faccia le carte e si chiami Liv. Liv ha tre problemi: ha mentito a Henry – anche sticazzi direi –, la cosa dei sogni s'è fatta seria e bisogna fermare Arthur a ogni costo (se Arthur è quello che le procura gli orrendi vestiti da quacchera, a fermarlo siamo d'accordo tutti), la mamma di Liv e un tipo, padre di un tale, vogliono sposarsi a giugno ma pare che i due non siano d'accordo sulla visione del matrimonio. E che ve sposate a fà allora? Non capisco che cosa gliene frega a lei poi, faglielo sposare no? Sempre a impicciarsi 'sta gente e poi ne escono fuori trilogie a palate facendosi solamente gli affari degli altri. Liv, senti a me, lascia perdere tua madre. E soprattutto preoccupati del fatto che lei già è al secondo matrimonio e te manco al primo. Non sarà forse il caso di farsi una padellata di cazzi tuoi e di cambiarti quegli orrorifici vestiti 100% acrilico che poi sudi, puzzi e ovviamente non rimorchi? Guarda che il sudore con l'acrilico è micidiale eh, pensaci. E basta rubare i centrini a tua nonna e poi attaccarli al collo, per favore. La povera vecchia li starà cercando dappertutto.

Tralasciando il fatto che guardando questo elmo mi è sembrato che ai lati ci fosse del merletto e non la maglia di ferro dei cavalieri, e tralasciando che l'elmo sospeso a mezz'aria nel bel mezzo del nulla è davvero raccapricciante, ma cosa è lo sfondo? Mare? Tessuto? La parte destra di questo elmo, in basso, è bagnata o proprio l'elmo è fatto di latta scadente?
Qualunque sia la risposta a tutte queste domande, è ufficiale: è una copertina de merda.
Tutti i romanzi storici della Newton Compton – e mi verrebbe in vero da dire che quasi tutti i romanzi storici in generale – hanno delle copertine da far venire la nausea per quanto sono orride.
Questo romanzo storico, in particolare, c'ha pure la trama che lascia a desiderare. Dici, non bastava l'elmo di cartapesta e il titolo che sembra il nome della squadra di bocce di una casa di riposo?
Vabbè, comunque, dice essere un romanzo storico. Dice. Poi leggi la scheda: è l'età della Rovina – famosissima età della Rovina, dopo l'età del ferro e del bronzo c'è l'età della rovina, lo sanno tutti – c'è bisogno di eroi – sarebbe bene comprarli al kg, ma vabbè – solo che non ce ne stanno più – eh, che vi dicevo? Era meglio al kg, trovi un eroe in offerta, non ne prendi 40-50 kg?.
L'ex ribelle Sasha sta sulle balle a tutti i potenti e comunque ormai è drogata. Eremul, ridotto a mezzomago, ormai è in disgrazia e i suoi avvertimenti circa la guerra non vengono ascoltati. La maga Yllandris si disprezza e butta in mezzo la Dama Bianca, la sua padrona. Davarus Cole, che prima andava in giro ad ammazzare immortali (??) ha perso la stima in se stesso, probabilmente rendendosi conto che se so' immortali che perdi tempo a fà? Cercati un lavoro vero, Davarus, brutto fancazzista!
Comunque vabbè, sebbene il romanzo abbia solo 288 pagine,  oltre a questi ci sono altri 70 personaggi depressi. Mo' io non so che idea hanno a Newton Compton dei romanzi storici, ma questo coi maghi e gli immortali a me non sembra proprio storico, non so a voi. Sicuro è che mentre leggi sto libro come minimo ti devi fà di Prozac per evitare di tentare il suicidio.


Per questa settimana è tutto, purtroppo. Però mi preparo già psicologicamente al grande avvenimento: il puntatone di Natale. Quello dell'anno scorso fu un successo (lo trovate qui) ed è stato il post che mi ha dato l'idea per questa rubrica. 
Vi auguro una settimana piena di segreti che manco Fatima e un paio di kg di eroi. Al prossimo lunedì!


mercoledì 18 novembre 2015

In my bookshelf #27


E quindi, eccoci con la nuova puntata di In my bookshelf dedicata a quel buco nero che è stato il mese di ottobre. Questo post sarebbe dovuto uscire la settimana scorsa ma niente, non ci sono riuscita. Stare al computer aumentava il mio malessere fisico in quei giorni, così sono stata costretta a rimandare fino a oggi.
Io boh, credo che il 2016 lo affronterò in modo diverso, perché se mi capita un altro anno di letture sbagliate o fatte al momento sbagliato avrò bisogno di prendere le ferie dai libri e dedicarmi solo ai volantini delle offerte del Carrefour.
Per cui nel 2016 cercherò anche di leggere più libri di quelli che campeggiano a casa, anche se so già che sarà una cosa molto difficile da attuare perché il gruppo di lettura Neri Pozza è stato rinnovato (yeeeeee!) e ne ho istituito uno, vi dicevo da qualche parte, e non è detto che i componenti votino il libro proposto da me (come è già successo per il primo libro da leggere, sic).
Però, via, ci si prova almeno. Cioè, conto di fare qualcosa che più o meno abbia un rapporto di 2 a 1: un libro mio e due di "distrazione", come li chiamo io.
Sapete perfettamente, come lo so anche io, che questa cosa del rapporto non funzionerà mai vero? Bene, l'importante però è provarci. Giusto? Giusto. (Ormai mi faccio le domande e mi convinco pure da sola che c'ho ragione, sto peggiorando con la storia della doppia personalità). Ho anche pensato di fare alcuni cambiamenti qui sul blog, che riguarderanno anche la programmazione dei post, che mi sembra una cosa buona e giusta (per voi e per me).
Ma dunque, vediamo nel dettaglio cosa è successo a Ottobre e manco io me lo ricordo, quindi necessito dell'ausilio di Anobii e Goodreads.

Innanzi tutto APPLAUSI per favore, troppi APPLAUSI perché ho comprato solo due libri e uno di questi su una bancarella, tra le altre cose. Scroscianti questi applausi eh, mi raccomando, non siate timidi. Ma, comunque, pure che non compro niente o quasi niente, qualcosa sulla mia libreria approda lo stesso, che vi pensate? Allora, il libro comprato sulla bancarella è Lettori si cresce di Giusi Marchetta, che ho comprato perché a me i libri sui quali posso crearci un flame piacciono a prescidere. Ora, io lo so che questo libro mi farà enormemente incazzare (dettagli che io non sia una persona calmissima di natura), ma la tentazione di scriverci sopra un post o di insultare a morte il testo durante la lettura era troppo forte. Non ho saputo resistere. L'altro libro acquistato è Reality boy di A. S. King, libro scovato probabilmente su Goodreads che tratta la storia di un ragazzo star del mondo dello spettacolo già all'età di 5 anni. Mi interessava l'argomento, che viene anche trattato ne La ballata di Jonny Valentine (che ovviamente ho ma non ho letto).
Un'amica mi ha prestato Un segno invisibile e mio di Aimee Bender e La vita accanto di Mariapia Veladiano che però, siccome che sono una brutta persona e mi perdo in inutili cretinate, non ho ancora letto e giacciono sul mio comodino. Da casa di Letture Sconclusionate, inoltre, non sono riuscita a uscire senza portarmi dietro un libro, ovviamente. Questa volta si tratta di L'ambasciata di Cambogia di Zadie Smith.

Grazie al bookclub Neri Pozza ho ricevuto Le serenate del Ciclone di Romana Petri, libro uscito da poco in libreria e che sta già facendo parlare di sé. Io ne parlerò tra qualche giorno e posso già anticiparvi che la mia sarà un'opinione tiepida e non entusiasta come tutte quelle che leggete in giro. Il motivo, ovviamente, c'è (mica per partito preso eh) e forse saranno cose che ho visto solo io – può darsi – ma certamente sono cose che permettono una riflessione profonda e che non danno spazio a inutili e superficiali entusiasmi. 
Il libro che, invece, abbiamo deciso di leggere con l'altro bookclub, e cioè quello messo in piedi da me e Letture Sconclusionate, è La melodia di Vienna di Ernst Lothar. Confesso che mi aspettavo si trattasse di un altro tipo di lettura, che sarebbe stato ciò di cui in verità avrei avuto bisogno in questo momento, ma sono comunque contenta sia stato votato. Era un libro che volevo leggere, ce lo avevo in wishlist da quando è apparso in libreria, ed è anche molto scorrevole. 

In lista desideri ho aggiunto poca roba, e il merito è tutto della malattia che mi ha fatta stare lontano dal pc. Cioè, che poi bisogna anche capire cosa vuol dire "poca". Diciamo meno di una decina di libri, suvvia. Si tratta per la maggior parte di libri non pubblicati in Italia, non so perché, ma questo mese è andata così. E quindi, parliamo di:
  • My Most Excellent Year di Steve Kluger che ha una copertina veramente imbarazzante (la prima era decisamente meglio), ma che mi interessa perché appartiene alla categoria della mia comfort zone. Quel libro da cui non mi aspetto molto, se non passare due ore per svuotare il cervello. Una commediola, ecco, di cui ogni tanto sento di avere un tremendo bisogno.
  • The secret letters di Abby Bardi che Amazon dice essere adatto ai fan di Anne Tyler. Ora, sappiamo perfettamente che non è mai così, anzi. Però non so, magari per questa volta è vero. E allora proviamoci.
  • Alice di Christina Henry, scovato su Goodreads, credo, o su Instagram. Magari è una cretinata, considerando che è ispirato a Alice in Wonderland, o magari invece è interessante – temo più che sia una gran cagata, detto tra noi – ma vabbè. Insomma, io sono specializzata in gran cagate, no? E allora uno più, uno meno, che differenza mai farà?
  • Amore e amicizia di Jane Austen, di cui mi sarei procurata volentieri l'edizione de La tartaruga se non fosse che i libri de La tartaruga resistono sul mercato un paio d'anni e poi vanno in fuori catalogo. Questa me la devono spiegare, viene acquisita da Dalai, riappare sul mercato nel 2012 e poi SPARISCE. E sparisce dovunque, provate a cercare il sito internet. Non esiste. E quindi niente, me lo procurerò nell'edizione riportata nel link che ha anche il testo a fronte.   
Le letture del mese di ottobre sono molto poche. La colpa non è solo de Le serenate del Ciclone, libro che ho iniziato a fine mese e che mi ha richiesto diverso tempo, ma anche dal fatto che ci ho messo un secolo a terminare Insurgent, un libro così insulso che boh. Mi manca decisamente la voglia di leggere il terzo. Dunque, di Insurgent vi ho parlato nella puntata di Francamente me ne infischio, perché davvero non sarei stata in grado di parlarne in modo meno cattivo. Un libro orrido, seriamente. Ho letto poi La casa di Parigi di Elizabeth Bowen e di cui vi ho parlato ormai qualche tempo fa (recensione qui) e che mi ha lasciata con un vuoto dentro. Non in senso negativo, sia chiaro, ma da intendersi più come un vuoto d'affetto. Un vuoto che avrei potuto colmare con 6 kg e mezzo di cioccolato fondente con nocciole o con un libro di quelli che ti tengono piacevolmente incollati alle pagine. E invece non l'ho per niente colmato, ce l'ho ancora. Attendo di terminare la lettura de La melodia di Vienna e spero di imbattermi nella lettura perfetta.

E voi, letture, non letture, letture perfette? Ditemi e soprattutto consigliatemi una lettura perfetta perché ne ho davvero bisogno. Ho pensato a qualcosa (ovviamente dopo aver letto i libri prestati di cui sopra), ma sono indecisa. Tra quei qualcosa c'è Il cardellino di Donna Tartt e Shantaram di Gregory David Robert. Però, voi mi conoscete e mi conosco anche io: oggi dico così, domani chissà?

lunedì 16 novembre 2015

Photoshop non ti conosco, obbrobrio non ti temo, Paint ti amo 16/22 novembre


E ci stiamo preparando al Natale eh, vero? Ah, no? Vabbè, magari voi e io no, ma le case editrici avoja (come si dice dalle parti mie). E si vede lo sapete da cosa? Dal numero spropositato di cagate che stanno pubblicando in questi giorni. Sì, oggi sono carica a pallettoni, come avrete intuito. Una bella dose di acidità di prima mattina, insieme al caffè, fa sempre parecchio bene.
Settimana di merda, ragazzuoli miei, ma per fortuna sono guarita quasi del tutto. Settimana di merda perché ho comprato il letto largo 120 cm e poi ho realizzato, ahimé, che non esistono praticamente lenzuola e piumini per i letti da 120 cm. Cacchio li continuate a produrre a fare, maledizione? E quindi niente, probabilmente dovrò tornare agli amati anni '90, quando avevo la coperta di lana, la trapunta, il piumone, e le lenzuola senza angoli fatte da mia nonna. Che, però, tristemente ormai non c'è e quindi le lenzuola non lo so come le farò, c'è qualche sarta tra voi?
Ma tralasciamo le questioni casalinghe (e comunque trovo assurdo che Ikea, Zara e Bassetti non abbiano lenzuola o piumini per letti da 120 cm, davvero non mi può pace) e vediamo insieme cosa esce questa settimana in libreria. Ah, ma mica dormo in costume al momento eh, ho la roba matrimoniale che avanza di un metro e vabbè, sembro un'accampata. Quanta amarezza.
Dicevamo, le uscite!


Ah! Chi, durante una bufera di neve, non si è mai seduto su una comoda panchina di legno – il legno, sapete, quando piove o nevica non assorbe per niente l'acqua, rimane impermeabile – con una coperta sulle gambe e un maglioncino – via il cappotto o il piumino, questa cosa inutile! – a immaginare il prossimo passo per prendersi la bronchite? Eh, chi? Ve lo dico io chi, la protagonista di questo libro che non c'ha alcuna voglia di festeggiare il Natale evidentemente e vuole passarlo in modo creativo: al reparto di terapia intensiva.
A parte l'idiozia dell'idea per la copertina, ma cos'è quel 12 a numero? Eddaje, ma come si fa? Capisco che per gli standard Newton Compton (titolo scritto in Times New Roman dimensione 36) dodici a parola non ci entrava, ma scrivi più piccolo, mozza la testa alla deficiente – tanto morirà comunque se continua a stare in mezzo alla bufera – ma dodici a numero proprio no!
Il braccio di lei, Holly, non me la racconta mica giusta. Sembra o no appiccicato a caso e non piegato per tenersi alla panchina? E quella rachitica mano? Visto, Holly? Ti stai già intorpidendo! Alzati, vattene a mangià il tacchino ripieno di castagne a casa tua! Ma vediamo se la trama accenna a dirci come le andrà a finire, se passerà qualcuno con un piumino di quelli termici che usano in Canada per costringerla a metterlo o se rimarrà lì anche dopo la morte per assideramento. Allora, la scheda ci informa che non muore nessuno su quella panchina, anche se la bufera di neve c'è lo stesso. Holly non vuole festeggiare il Natale – e un'idea ce l'eravamo fatti vedendola tentare il suicidio in modo creativo – perché ha perso l'amore della sua vita. Così va a lavorare in una casa (come cameriera credo) proprio durante le feste. Poi c'è Jude che dopo che suo fratello è scappato con la sua ragazza (di Jude) decide che non vuole festeggiare il Natale, ma deve comunque andare a casa dei suoi. Guarda caso è la casa dove lavora Holly. E niente, attrazione, sottrazione, moltiplicazione e divisione degli addendi e degli invitati va a finì che l'amore sboccia. Fine.

E quindi, dopo esattamente 15 giorni dall'uscita del primo volume della trilogia, ecco il secondo volume della Kenner. Del primo ne avevamo parlato qui e io non avevo preso affatto bene il viola Stabilo della copertina. Questa è sempre di un colore Stabilo e comincio a pensare che sia una strategia vincente, secondo la Nord. Ma poi ste foto ridicole dove le prendono? Cosa c'è uno spaccio apposito di foto oscene e inutili?
Trovo aberranti le copertine con un richiamo esplicito al porno – che è ben diverso dal richiamo al sesso – perché stiamo parlando pur sempre di un libro e non di un dvd con protagonista una benzinaia sexy che appena arrivi al distributore si lancia in una danza erotica con la pistola del carburante. Ma, ovviamente, il mio è uno sciocco punto di vista che conta davvero poco. Porbabilmente le donne che leggono questo tipo di libri si eccitano già guardando schiene in copertina. Il prossimo passo è regalare una giarrettiera insieme al libro, disponibile nei colori Stabilo delle copertine, ovviamente.
Avevamo lasciato Angie Reine, la Santanchè americana, in preda alle cerette audaci e alle prese coi cetrioli di mare che il suo amante Evan Black portava con sé in una borsa frigo. O tra le mutande, a vostra scelta. Ecco, e niente. Vado a guardare la scheda e scopro che nel secondo volume non c'è Angie e manco Evan. Vi lascio solo immaginare il livello di delusione. Quindi è un libro non solo del cazzo, ma anche una trilogia del cazzo. Ma che trilogia è se manco ci stanno gli stessi protagonisti? Comunque, in Heated la protagonista è Sloane che lavora sotto copertura e la fa annusare al malcapitato di turno per ottenere informazioni. Incontra Tyler Sharp, socio in affari di Evan Black (l'unico punto in cui viene nominato il nostro portatore di cetrioli) ed è subito film porno. Fine.

lunedì 9 novembre 2015

Photoshop non ti conosco, obbrobrio non ti temo, Paint ti amo 9/15 novembre



Gente, salve!
Riemergo, di nuovo, dalla malattia.  Perché a qualcuno devo proprio stare antipatica, ma molto, e così dopo il raffreddore mi sono anche bloccata con il collo – e per metà lo sono ancora.
Ora, gente a cui sto antipatica, io non vi filo quindi fate lo stesso, grazie.
Detto ciò, questa settimana non esce praticamente niente. Il motivo è il boom che faranno a Natale, e sarà così interessante e significativo che chissà non mi convenga fare un post cumulativo una volta che il meglio è uscito. Me la penso. Per il resto che dire? Ho finito il romanzo della Petri, Le serenate del Ciclone, che mi ha fatto litigare con qualcuno del bookclub. Che poi, il motivo il sé non è il libro, ma l'ottusaggine delle persone che quando a loro piace una cosa il resto potrebbe anche ardere vivo, a loro non fregherebbe niente. E io quelli pieni di sé e che si beano della loro opinione come se fosse l'unica cosa importante sulla faccia della Terra non li sopporto. Ma proprio no. Che è il motivo per cui dove c'è un flame è possibile che ci sia pure io, perché divento pazza.
Comunque, bando ai nervosismi e ai chiarissimi riti voodoo che qualcuno ha fatto per acciaccarmi, vediamo i tre libri in uscita questa settimana.

"Niente regole per pulire il vostro bagno, nono. Se pulisce come dico io, senza che fate storie, chiaro? Cos'è quer contorno giallo all'interno del water, eh? Non usi la candeggina pe lavà? Eccerto, che tanto poi ce sto io che me armo di pazienza e olio de gomito e sto a culo a ponte pe' pulitte sto water!"
Perché è questo che  – sono sicura – dice Jake Becker, freddo, insensibile e intimidatorio contro le macchie più ostinate e che ha la passione per le colf. In tutti i sensi che potete immaginare.
Ah no? Non è questa la trama? Quindi niente scenette erotiche con guanti Vileda e battipanni?! No, perché i guanti comprati dai cinesi che abbiamo in questa incredibile copertina mi fanno pensare a un'impresa di pulizie di quelle che lavora, che so io, alla stazione autobus di Ponte Mammolo, pe' dì, certo mica penso a giochi sensuali. O al massimo a uno di quei tristi vestiti di Carnevale, quelli che trovi nel dépliant di Lidl a 9 euro tutto incluso, compreso un pacchetto di frappe al forno, un ticket per parcheggiare sulle strisce blu e l'euro da dare al tale che ti parcheggia il carrello quando esci.
Comunque, niente, insomma non è Carnevale e Jake Baker non sta posando per un calendario vestito da colf. La trama, purtroppo ci dice la scheda, è questa: Jake ha dei problemi affettivi e piuttosto che fasse vedè da uno psichiatra, sta bene così. D'altronde, chi siamo noi per giudicare? Ecco, poi un giorno incontra Chelsea che c'ha a carico sei nipoti orfani. Eh? Sei? Cos'è, la legge del contrappasso per uno che non vuole figli trovare una che ti vuoi fare e che ha 6 nipoti a casa propria? Santo cielo, che cosa brutta. Un incubo per Jake Baker, sai quante macchie di cacao sul divano bianco?!
E poi, scusate, ma mi dite che razza di trama è? Pure io voglio scrivere libri a caso con titoli a caso e COPERTINE SENZA UN CAZZO DI SENSO e guanti Vileda in primo piano. E poi cosa c'entrano? Cosa? Appurato che nessuno fa la colf e che nessuno nel tempo libero finge di essere Audrey, me dite che c'entrano? Arancioni poi? Basta, sentite, vado a vomitare.

Boh, a me più che un manuale di autoaiuto mi sembra un volume sugli incubi più frequenti nella mente di uno zoologo.
Il procione strabico che ride con la bocca di un vampiro? Ma siamo seri? Cosa sta facendo poi, cerca di uccidere lo zoologo di turno? Mi sembra quasi una profezia di morte per chi studia scienze naturali, che ne so. Sogni il procione strabico e muori dopo sette giorni.
O forse è l'erede dello yeti nelle storie raccontate dalla Guardia Forestale (e ce metto di mezzo pure gli Alpini, ché secondo me di storie sugli animali pazzi ne sanno a bizzeffe).
Me ce li immagino quei poracci della Guardia Forestale con la macchina mezza scassata per le strade nebbiose del Veneto che vengono aggrediti dal prociovampiro, il nuovo esemplare di animale che fingendo una danza della pioggia o dello snebbiamento ti aggredisce al polpaccio e ti sgranocchia lentamente, dopo che sei stato trasformato in prociozombie.
Invece pare essere un libro per i depressi, credo. Cioè, nella scheda, c'è scritto: "Cosa puoi fare se ti ritrovi affetta da depressione cronica, ansia, agorafobia, autolesionismo, tricotillomania e artrite reumatoide (giusto per non farsi mancare nulla)?" E che voi fà, amica? A parte che se c'hai tutte ste cose insieme stai messa malissimo, ma se hai solo una di queste cose chiama uno bravo. Però se vuoi un consiglio mio, adotta un prociovampiro a 'sto punto. Lo tieni al guinzaglio e lo scagli su tutta la gente che te sta sul cazzo. Secondo me, quando muoiono tutti quelli per cui nutri rancore, manco ti ricordi più che è l'autolesionismo. E sicuro non perdi più tempo a cercare di pronunciare "tricotillomania" senza impicciarti.

Eccolo, il fantastico caso dei tre pini gialli in mezzo al nulla.
Onestamente, tre pini GIALLI in mezzo al nulla. Sì, sì, sono illuminati, abbiamo capito, ma da cosa? Ce la porti con che, con l'ausilio dello Spirito Santo l'elettricità nel nulla per illuminare di questo giallo tre alberi a caso?
Veramente, una roba così brutta che manco l'albero spennacchiato di 5 euro dal cinese di Via Val D'ossola, ve lo dico. 
Sembrano proprio in fila gli alberi da, in ordine, 10, 15, 25 euro che mette fuori la cinese sotto casa mia. Anzi, aspè che guardo, vediamo se ci stanno già, magari quella della foto è la via di casa mia photoshoppata. No niente, c'abbiamo i gerani finti esposti, per gli alberi manca qualche giorno ancora. Ma v'assicuro che so' uguali. Poi Sonia, la cinese (non so se si chiama Sonia, io la chiamo così), ce li ha anche lilla, rossi, bianchi. Come vi pare. Certo, gialli ancora no, ma se glieli chiediamo ce li porta. So' sicura. O al massimo li pittura lei stessa, tempo 24 ore e a 25 euro c'hai l'albero giallo. E spennacchiato poi, che mica è da tutti.
Ragazzi, davvero, è di una mostruosità imbarazzante questa copertina. E poi, già avevamo tre nomi, più il titolo, era necessario l'inutile sottotitolo? Rizzoli, piazzacele due scritte in copertina, ché non era affatto piena. E questo font da pugno in un occhio? Che sembra la grafia di un analfabeta sulla neve?! Ne ho davvero piene le palle di queste pecionate, io proprio non lo so. Mi mette una tristezza, ma una tristezza, che a guardarlo mi pare un libro che racconta il Natale in un ospizio svedese. E invece, dice la scheda ma pure senza scheda io ce lo sapevo già (che poi l'edizione originale è davvero caruccia), si tratta di una raccolta di racconti ambientati a Natale, dopo una tempesta di neve a Gracetown. Che, vabbè, potrebbe  pure non fregarcene niente, ma gli alberi spelacchiati però no eh. No.

Per questo lunedì è tutto, se doveste incontrare lo yeti o il prociovampiro nei pressi di casa vostra mandatemi una diapositiva. Io, intanto, attendo l'esposizione d'alberi spelacchiati di Sonia, ve la mando come cartolina natalizia. Bella pe' voi e oh oh oh (con tono di Babbo Natale).

mercoledì 4 novembre 2015

Lo zampino dell'autore #1


Gente, buongiorno!
Ho pronta questa rubrica da diverso tempo, ma i motivi per cui parte solo oggi sono diversi, uno dei quali è che non ero dell'umore giusto.
Desideravo un lancio perfetto, in un giorno perfetto della settimana, un cappello introduttivo perfetto, una cadenza temporale perfetta. Poi ho realizzato che almeno una delle cose sopra elencate non potrà mai essere perfetta perché, ahimé, non conosco tutti questi autori. E, qualora li conoscessi, non tutti sono adatti a rispondere alle mie stupide domande.
Pubblicare Lo zampino dell'autore ogni mese sarà, quindi, impossibile. Ma ci si prova, ché provarci non ha mai fatto male a nessuno. Giusto? Giusto.
Come prima cavia da torturare ho scelto Loredana Limone che, con simpatia e gentilezza, si è prestata a rispondere alle mie domande (qui parlo di E le stelle non stanno a guardare).
Dopo aver deciso a chi potevo rivolgere la mia prima (stupida) intervista in assoluto (mai intervistato nessuno, giuro, soprattutto perché non avrei avuto nulla da domandare) ho ragionato sul banner dedicato alla rubrica. Sapete bene che, sebbene abbia l'occhio allenato all'orrore grafico, so usare Photoshop giusto per cambiare le dimensioni di un'immagine. Per questo, non prendetevela per la semplicità del banner scelto, ma i programmi sull'internet che fanno banner sono limitati e limitanti (come le mie capacità).

Che dite, sarà mica il caso di spiegare che cosa è Lo zampino dell'autore?! Si tratta di una rubrica, a cadenza completamente casuale ma che spero non sia poi così casuale, all'interno della quale riporterò un'intervista fatta a un autore. Considerando che non faccio quasi mai cose normali, le domande potrebbero cambiare a ogni intervista oppure no. E, considerando sempre che non faccio quasi mai cose normali, le domande non sono affatto normali. Insomma, alla fine, gli autori se lo saranno visto chiedere un milione di volte a chi si sono ispirati nello scrivere un libro, no? E allora, perché chiedere sempre le stesse cose?! E quindi, niente domande normali da queste parti. E, alle volte, neanche le risposte saranno tanto normali. L'unica cosa che ci sarà sempre è appunto lo zampino che, a volte che sì e a che volte no, offre preziose informazioni. Della serie: dimmi che zampa hai e ti dirò chi sei. Comunque, bando alle ciance, andiamo a incominciare!

Qualche breve informazione sull'ospite di oggi – per chi non la conoscesse – prima che lei ci lasci lo zampino: Loredana Limone, napoletana di origine ma milanese di matrimonio ha scritto i libri della fortunata serie ambientata a Borgo Propizio. È simpatica, solare e ha un fantastico taglio di capelli. Quindi, mi raccomando donne di Milano: non dimenticate di chiedere a Loredana da chi si fa fare il parrucco!