martedì 22 luglio 2014

Ciarlando allegramente di... #8

Ho terminato la lettura di Se ti abbraccio non aver paura di Fulvio Ervas da eoni. E dire, poi, che l'ho praticamente divorato quindi non avrei dovuto riscontrare particolari problemi nel parlarvene. E invece... Invece la mia vita mi è sfuggita un attimo di mano ultimamente. In sostanza non ho più il tempo di fare nulla, nemmeno leggere. Ho iniziato Gli eroi imperfetti di Stefano Sgambati l'1 luglio e l'ho terminato da poco, vogliamo parlarne? Per non nominare nemmeno la tragica situazione del mio fegato se continuo a mangiare fuori con questa frequenza. E quindi, vabbè, questa non è certamente la sede giusta per parlare della mia giornata tipo.
Comunque, andiamo con ordine, parliamo di un libro per volta. Parto dal libro che mi ha scossa di meno, di cui è decisamente più semplice parlare.

Se ti abbraccio non aver paura è un diario che racconta il viaggio in America di Franco e Andrea, padre e
figlio. Non racconterebbe una storia veramente degna di nota se non fosse che Andrea è un ragazzo affetto da autismo. Il romanzo (ma si potrà poi considerare un romanzo?) racconta non solo il viaggio, intrapreso in parte a cavallo di una moto, dall'Italia agli Stati Uniti, ma anche e soprattutto di quali sentimenti e quali emozioni leghino l'animo puro di Andrea alla forte personalità di Franco. Una storia molto dolce la narrazione della quale è intervallata da alcune parti di conversazioni scritte realmente da Franco e Andrea.
Incredibile come il mondo sia visto attraverso gli occhi di un adolescente autistico che accosta l'aggettivo "bello" a situazioni e contesti realmente differenti tra loro. Incredibile perché mostra al lettore quanto l'autismo amplifichi le emozioni e le renda uniche, indimenticabili.
Il tema dell'autismo è trattato in maniera poco approfondita, probabilmente perché lo scopo del romanzo non è informare il lettore dei lati negativi della malattia, ma mostrarne invece i lati positivi, quelli che fanno di Andrea un ragazzo dolcissimo e a suo modo romantico. Un romanticismo e una purezza d'animo che, senza esagerare, definirei ottocentesca.
La vicenda è narrata con uno stile molto semplice, oserei dire colloquiale. Non ho letto altro di Ervas, quindi non posso esprimermi circa il suo modo di scrivere. Non so, in effetti, se lo stile così semplice ed elementare sia da considerarsi tipico dell'autore o semplicemente voluto per rendere questa meravigliosa storia alla portata di tutti. Certo è che, grazie a questo romanzo dalle tinte tenui e dai colori pastello, la Marcos y Marcos mi ha incuriosita: leggerò sicuramente altro di Ervas.
Un viaggio tenero e leggero, da leggere su una panchina al parco.

martedì 1 luglio 2014

Recensione L'incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio

Ieri e oggi avrei dovuto fare talmente tante di quelle cose che, onestamente, non le ricordo nemmeno tutte. Se sto qui a scrivervi a quest'ora, capirete da soli che di queste cose ne ho portate a termine solo un paio. No, nemmeno un paio, una e mezza. E dire che non sono nemmeno andata al lavoro ieri mattina, quindi avrei potuto, come dire, fare qualunque cosa. Avevo il mondo ai miei piedi e invece... Invece niente. Ho finito Ervas e ho oziato sul letto. Non ho nemmeno dormito, non ho visto un film, niente. Ho guardato il nulla dritto di fronte a me. E non si trattava nemmeno del soffitto, dato che il mio letto è incassato, per cui se alzo lo sguardo vedo l'armadio... Quindi, giovini, ho finito Ervas e fissato l'armadio. 
Ma sono qui per parlarvi di Haruki Murakami, prima che passi troppo tempo e non trovi più il coraggio di scriverne.

Titolo: L'incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio
Autore: Murakami Haruki
Editore: Einaudi
Pagine: 264
Prezzo: 20
Il mio voto: 4 piume

Trama

Quando vieni tradito dagli unici amici che hai, quando all’improvviso le persone piú care ti voltano le spalle senza una spiegazione, nel tuo cuore si spalanca un abisso dentro il quale è facile precipitare. Tazaki Tsukuru ha convissuto con il dolore di quell’abbandono per troppo tempo. Dopo sedici anni capisce che non può nascondersi per sempre: deve rintracciare gli amici della giovinezza e scoprire il motivo di quel gesto. Ma piú di tutto deve scoprire chi è veramente Tazaki Tsukuru. Il nuovo romanzo di Murakami Haruki è una meditazione sulla natura della felicità, sull’amicizia e il desiderio. Sul prendere coscienza di una cosa: che iniziamo a vivere davvero soltanto quando iniziamo a morire un po’.

La mia recensione

Letto perché avremmo dovuto parlarne in gruppo allo scorso appuntamento di Non sono sòle, mi ha lasciata un po'... Un po' perplessa. Mi sento di precisare che, gruppo di lettura o meno, questo libro lo avrei letto comunque, magari fra circa quindici anni – considerati i miei tempi bradipi (si potrà usare come aggettivo? Sarà mica bradipici?) –, ma lo avrei letto lo stesso. Sì, perché a me Haruki Murakami piace molto, mi piacciono le sue storie, mi piace l'uso che fa delle parole, mi piacciono le immagini che trasmettono i suoi personaggi. Perché, vedete, di Haruki cerco sempre di spiegare agli altri cosa mi piaccia così tanto e non ci riesco mai. O meglio, non riesco a spiegarlo razionalmente. Perché ci sono quegli autori, quei libri, che ti entrano dentro, che sembrano afferrare il tuo cuore con la mano e scuoterlo violentemente, che ti trafiggono i polmoni con le loro parole taglienti e ti fanno respirare appena, togliendoti l'aria. E, capite, è del tutto irrazionale. Murakami scuote il mio cuore ma, ancor più, manda in visibilio i miei neuroni presinaptici. Non so cosa succede a livello cerebrale, probabilmente quello che più si avvicina è uno scoppio di elettricità, qualcosa di simile ai fuochi d'artificio, per intenderci.
Ecco, Murakami mi emoziona nel profondo. Potrebbe descrivere la copertina dell'elenco telefonico o rielaborare il foglietto illustrativo del paracetamolo e io lo troverei interessante, leggendolo tutto d'un fiato.
La storia de L'incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio, raccontata da chiunque altro, mi avrebbe annoiata a morte. È un libro dove, parliamoci chiaramente, non succede nulla. E però il nulla di Haruki Murakami non è mai un vero e proprio nulla.
Tazaki Tsukuru ci viene descritto come un uomo qualunque, solo e senza amici, innamorato di Sara, una donna che, non sapremo mai perché, risulta sfuggente e dalla personalità poco definita.