venerdì 30 novembre 2012

Recensione: Wings

Non sono ancora sicura di voler davvero scrivere questo post, seriamente. Non ho nemmeno trovato un'immagine abbastanza grande della copertina italiana. Utilizzo, per questo, la copertina originale che, comunque, non è molto diversa dalla copertina della Sperling & Kupfer. E questo, secondo me, vuol dire tante tante ma proprio tante cose. Ok, comincio, ma cercherò di essere il meno spietata possibile. 


Autore: Aprilynne Pike
Titolo: Wings
Prezzo: 6,50 € 
Editore: Sperling&Kupfer
Pagine: 336
Il mio voto: 2 segnalibri

Trama


Laurel ha quindici anni e si è appena trasferita con i genitori in una nuova città. Scuola nuova, nuovi amici... Una prova difficile, per lei che è così timida. Laurel non ne è ancora cosciente, ma è davvero bella: carnagione chiarissima, capelli biondi, grandi occhi verdi. Piccolina, esile, mangia solo frutta e verdura, ama molto la natura e al pranzo in mensa preferisce i picnic sull'erba e le passeggiate nei boschi. È proprio la sua diversità rispetto alle altre studentesse del liceo ad attirare subito l'attenzione di David, bello, dolce e sensibile che l'aiuta a socializzare nel nuovo ambiente. È evidente a tutti che ha un debole per Laurel, anche se lei sembra considerarlo solo un amico. Finché a Laurel non succede qualcosa di inspiegabile che la terrorizza e David, per confortarla, la bacia... Per svelare il mistero di ciò che le sta accadendo, Laurel sente di dover tornare nella sua vecchia casa, nella cittadina dove ha vissuto per dodici anni. Là, immersa nella quiete del bosco che sempre la rassicurava, fa uno strano incontro: da dietro un albero sbuca un bellissimo ragazzo i cui magnetici occhi color smeraldo esercitano su di lei una sorta di malia tanto irresistibile quanto enigmatica. Tamani, così si presenta, sembra conoscerla da sempre, sa di lei cose che Laurel stessa ignora, e le rivela una verità sconvolgente. Da quel momento Laurel si troverà sospesa tra due mondi e divisa tra due ragazzi ugualmente affascinanti che la attraggono in direzioni opposte. A chi consegnerà il suo cuore?

La mia recensione

Cose a caso

Prendete una ragazzina, bella, alta, bionda, con gli occhi verdi e un po' stupidina che si è appena trasferita in una nuova città (non vi ricorda niente?) ed ecco qua la protagonista, per niente stereotipata, di Wings. Aggiungete poi un ragazzino, dategli le caratteristiche fisiche che più vi aggradano e rendetelo innamorato perso della biondina. Ecco, lui è il protagonista maschio, affatto stereotipato, di questo originalissimo romanzo. Aggiungete qualche elemento scontato, come il secondo ragazzino maschio, bello come il sole, attraente come non mai, dallo sguardo penetrante e dai modi affabili e "misteriosi" (non vi ricorda niente?) e otterrete il per niente abusato triangolo amoroso. Se non siete ancora soddisfatti, aggiungete pure della magia a caso (palline che spuntano dietro la schiena, fioriscono e poi appassiscono), le fate, le terre incantate e poi, se vi avanza tempo, aggiungete pure protagonisti magici a caso (come i troll) e, già che ci siete, buttateci dentro pure re Artù e mago Merlino. Ecco fatto, questa è più o meno la trama di Wings. Originalissima, vero? Una cosa incredibile. Così originale che non so dire con certezza dove l'ho già sentita.
L'autrice ha avuto anche il coraggio di scomodare pure Avalon per partorire circa 330 pagine scritte con una semplicità da far invidia alla migliore avventura di Geronimo Stilton. E però non si è presa la briga, mai, di descrivere quel poveretto di David. Appare senza alcuno spessore psicologico, sembra creato appositamente per giustificare alcune azioni dell'originalissima Laurel e per dare vita al triangolo amoroso che, altrimenti, sarebbe stato un bellissimo duo costituito da due adolescenti inutili. E poi vogliamo parlare dell'utilità, o meglio dell'inutilità, di Chelsea? Chi è, che vuole, che campa a fare? Inutile, ma così inutile che a stento ricordavo il suo nome. Che l'abbiamo messa lì a fare? Per scrivere quattro paginette in più? O forse per fare un incredibile quartetto amoroso nei prossimi volumi?

mercoledì 28 novembre 2012

Due chiacchiere sugli urban fantasy e dintorni

Ok, c'è chi lo sa e chi ancora non la. E se siete tra quelli che ancora non lo sanno ve lo rendo noto. Mi piace tutto ciò che abbia a che fare con il fantasy e l'urban fantasy e quindi sì, i draghi, le streghe, i folletti, le fate, i vampiri, i pirati e gli elfi e i poteri paranormali eccetera eccetera eccetera. Non so perché, è sempre stato così, temo. Forse perché il fantasy (e i derivati) mi portano mentalmente da un'altra parte, più di quanto un romanzo normale possa fare. O forse perché stimolano la mia malata testolina, non saprei. E però quando dico tutto intendo proprio tutto e quindi includo anche film e serie tv. Questo mio rapporto con il "fantastico", che non definirei proprio d'amore ma più che altro di dipendenza, mi porta ad entusiasmarmi quando scopro una nuova saga o una nuova serie tv. E così succede spesso che mi imbatta in brutti libri, anzi bruttissimi, libri. Molto spesso si tratta di young adult, quel genere ibrido che non so come altro definire. Sono un miscuglio di ovvietà, scritte e tradotte quasi sempre in modo imbarazzante, con personaggi altrettanto imbarazzanti per quanto sono stupidi e superficiali. Per non parlare, poi, di quando il personaggio principale del romanzo è una ragazza. Per pura sfiga mi sono ritrovata a leggere roba come Bitten di Kelley Armstrong (che non ho recensito sul blog perché l'ho massacrato), Paranormalmente di Kiersten White (di cui trovate la recensione qui), Il canto della notte di Camilla Morgan Davis (di cui trovate la recensione qui), Wicked lovely di Melissa Marr (di cui trovate la recensione qui) e altre boiate quali la trilogia Mirta/Luna di Chiara Palazzolo e la serie di Claudia Gray. Altro pericolo da cui è bene tenersi lontani è il paranormal romance o come diavolo si chiama che, ultimamente, infesta le librerie. Dio me ne scampi e liberi, non c'è niente di peggio che un soft porno di dolci e stupide donzelle che sbavano dietro patetici e ipotetici demoni dalle membra demoniache. No, grazie. Non leggo gli Harmony normali figuriamoci quelli con i demoni come protagonisti. 
Tra le immonde schifezze che campeggiano sugli scaffali delle librerie, però, ci sono anche piccoli gioiellini del genere che consiglio vivamente come Tanya Huff con la serie della famiglia Gale, l'immancabile Anita Blake della Hamilton, il buon Jasper Fforde (che non è urban fantasy, ma non è nemmeno fantascienza, insomma però sta lì). 
In questo periodo sono alla ricerca di un buon urban fantasy, uno di quelli che ti tiene incollata al libro, che non ti fa andare a dormire la notte, una roba di quelle che crea dipendenza. Un romanzone, ecco. Ho già in mente qualcosa, chiaramente, ma sento che non è ancora giunto il loro momento. Mi riferisco a Hunger Games e a Gli inganni di Locke Lamora. Così mi sono imbarcata nella lettura prima di Ladra di sangue di Cherie Priest, una robetta senza alcuna pretesa che ho anche recensito un post fa. Poi ho iniziato Angelology di Danielle Trussoni che ho abbandonato dopo circa 30 pagine perché, ragazzi, mamma mia se è noioso. Eppure la roba sugli angeli non mi dispiace (sempre che questa sia in stile Supernatural, per intenderci). Non contenta ho iniziato quindi Wings di Aprilynne Pike e non l'ho abbandonato solo perché è scritto in modo più semplice e con i caratteri più grandi del miglior volume della serie di Geronimo Stilton. In contemporanea (lo so, lo so, non si fa ma io lo faccio lo stesso) ho iniziato a leggere Il prezzo del sangue di Tanya Huff che non mi esalta ma nemmeno mi dispiace. Il romanzone che cerco, però, non l'ho ancora trovato. Forse ormai mi sono assuefatta alle serie tv e quindi, inevitabilmente, cerco qualcosa che riesca a reggere il confronto. Qualcosa che mi rapisca come Arrow (che, anche questo, non è propriamente un urban fantasy), che mi faccia sorridere come Supernatural, che abbia gli stessi colpi di scena di The vampire diaries, che mi incanti come Once upon a time. Chiedo forse troppo da un unico volume? Forse no. Quindi mi rivolgo a qualcuno di voi... Consigli? Pareri? Discordie? Insulti? 3... 2 ...1 ... Via!

lunedì 26 novembre 2012

Recensione: Ladra di sangue

Sarà una recensione breve e decisamente poco impegnativa. Perché in realtà non ho molta voglia di recensire questo libro, forse perché non mi ha catturata del tutto. Contemporaneamente a Ladra di sangue avevo inziato anche Il club dei filosofi dilettanti di McCall Smith che ho però abbadonato, miseramente, una volta giunta a pagina 106. Cercavo un libro più, come dire, "avvolgente" e né il signor McCall Smith, né la Priest mi hanno dato ciò che cercavo. La Priest ha resistito solo perché, sebbene non sia un capolavoro, riesce a farti venire la voglia di scoprire come va a finire. Bando alle ciance, ecco la mini-micro-insignificante-recensione.

Autore: Cherie Priest
Titolo: Ladra di sangue
Prezzo: 9,90 € 
Editore: Tre60
Pagine: 352
Il mio voto: 3 segnalibri

Trama

A Raylene Pendle non piace essere una vampira e, soprattutto, lei non vuole avere niente a che fare con i suoi simili. Ecco perché i suoi clienti sono esclusivamente esseri umani, sebbene si tratti sempre di personaggi poco limpidi. Raylene, infatti, è una ladra professionista: su commissione, ruba opere d’arte d’inestimabile valore e rarissimi gioielli antichi. Il giorno in cui viene contatta da Ian Scott, un vampiro, Raylene è quindi molto diffidente. E i suoi dubbi si moltiplicano quando Ian le racconta di essere stato la cavia di un progetto segreto finanziato dal governo per scoprire l’origine dei poteri dei vampiri e sfruttarli in ambito militare. Purtroppo gli esperimenti a cui è stato sottoposto lo hanno reso cieco e ora, grazie all’aiuto di Raylene, lui si vuole vendicare, recuperando alcuni documenti che proverebbero i crimini commessi dal responsabile del progetto, il maggiore Bruner. Non appena accetta l’incarico, però, la vampira entra nel mirino di spietati agenti speciali, disposti a tutto pur di fermarla. E anche il dottor Keene, il medico che ha preso in cura Ian dopo la fuga dal laboratorio dell’esercito, sembra nascondere troppi segreti: capire di chi si può fidare non è semplice, ma per Raylene potrebbe rivelarsi l’unico modo per restare in vita…

La mia recensione

Il libro delle somiglianze

Anita Blake
Primo volume di una serie urban fantasy (e quando mai?), questo libro racconta la storia di una donna a metà tra Anita Blake, Hitomi Kisugi (per chi non lo sapesse è la bellona di Occhi di gatto) e Sydney Bristol (per chi non lo sapesse è l'agente della CIA di Alias) con una sola cosa che la differenzia da loro: è una vampira. L'idea, nonostante per l'appunto richiami caratteristiche di altri personaggi femminili di libri, manga e serie televisive già esistenti, non è affatto male e, devo ammetterlo, è anche abbastanza ben sviluppata. Buona dose di mistero, di suspance, di lotta, di credibilità della trama e delle situazioni. Ma allora, cosa non ha funzionato? Un po' di roba, in verità. Innanzi tutto la finta simpatia della protagonista. Basta, non se ne può più di protagoniste femminili che devono essere o necessariamente belle e simpatiche o, quando manca la bellezza, delle dure ragazzacce un po' sboccate. Raylene non è bella, pare sia anche un po' androgina (azzarderei dicendo che è un cesso) e quindi deve necessariamente essere una tipa che sa dannatamente fare a botte (ogni tanto sembra quasi che stia lì a dirti "hey, quello sciocco non sapeva mica con chi aveva a che fare, con la più super tosta vampirla in circolazione che con uno starnuto gli rompe tutti i denti") e che cerca anche di fare la simpatica con il lettore. Perché, perché? Questi sono stratagemmi che non solo non capisco ma che temo rimarrano oscuri alla mia mente finché avrò vita. Se l'autrice avesse sprecato meno tempo a cercare di convincere il lettore che Raylene è una bad girl e che come fa a botte lei non fa a botte nessuno, ma proprio nessuno ti giuro guarda che non scherzo, la scorrevolezza delle vicende ne avrebbe certamente guadagnato. Spesso, infatti, la tensione viene smorzata da frasette inutili e fintamente sarcastiche che non donano nulla, ma davvero nulla, in più alla trama. Quindi, perché sprecare caratteri e rendere Reylene una persona sgradevole? Altra cosa che non mi ha sconfinferato per niente sono le ripetizioni. Perché dire ogni volta che se ne ha l'occasione che a Reylene non piace andare sui tetti se poi, ogni due minuti e mezzo sta correndo su un tetto?! Perché ripetere, di continuo, che a lei non piacciono gli "schiavetti", non piacciono le Casate e blabla? D'accordo, abbiamo capito, siamo ancora giovani e quindi riusciamo a ricordare cosa hai scritto quattro pagine fa, non è necessario ripeterlo! 
Interessante, invece, la trovata del progetto militare finanziato dal governo che utilizza le creature sovrannaturali come cavie. Farà anche un po' Maximum Ride di James Patterson (sì, questo libro sembra il libro della somiglianze), ma questo tipo di "spionaggio" non mi è mai dispiaciuto. Comprerò certamente il secondo volume della serie, nonostante i piccoli difetti la Priest è riuscita a incuriosirmi abbastanza.

mercoledì 21 novembre 2012

Sfida di letture A-Z

Eh sì, lo so lo so, non ho più aggiornato la mia lista... L'ultimo post della challenge risale al 24 agosto, che vergogna. Nel frattempo, ovviamente, i doppioni sono aumentati a vista d'occhio. Anzi, ho letto SOLO doppioni da agosto ad adesso. Se mi fossi impegnata sono certa non ce l'avrei fatta! Anche adesso, tra le altre cose, ho in lettura un doppione. Credo che quest'anno finirà peggio dell'anno scorso. 


A
D
E

lunedì 19 novembre 2012

Recensione: Per puro caso

È lunedì e non è nemmeno un lunedì qualunque. È un lunedì assonnato questo, preferirei stare ancora sotto al piumone a crogiolarmi e a sonnecchiare. E invece no, sono al lavoro. Sì, sì, lo so, non dovrei scrivere post sul blog mentre sono al lavoro. E però lo faccio, più spesso di quanto possiate immaginare. L'autunno è finalmente arrivato e con questo la voglia di leggere è aumentata. Non so perché, ma con il freddo leggo di più. E, di conseguenza, recensisco di più. Infatti eccomi qua a recensire la mia amata Anne Tyler.


Autore: Anne Tyler
Titolo: Per puro caso
Prezzo: 8 € 
Editore: Tea 
Pagine: 378
Il mio voto: 4 segnalibri 

Trama

Per puro caso è la storia di una quarantenne, Delia Grinstead, una donna sposata con tre figli ormai quasi grandi, che all'improvviso semplicemente allontanandosi da una spiaggia - si lascia alle spalle il matrimonio e la famiglia per costruirsi una nuova vita in una cittadina non molto distante da Baltimora. Tutto avviene apparentemente per caso, eppure nulla è veramente casuale. Cosa ha spinto Delia a compiere un gesto in cui, forse, ogni donna può riconoscere un proprio desiderio? È la sensazione di essere diventata inutile? Il ricordo di un uomo incontrato al supermercato? Il piacere della fuga? O, semplicemente, il senso di insoddisfazione e di limitatezza che pare inevitabilmente connesso alla vita famigliare? Mirabile ritratto di matrimonio, Per puro caso è, probabilmente, il più intenso, struggente e insieme divertito romanzo della Tyler, come sempre straordinariamente sensibile ai dettagli di cui è fatta la sostanza della vita quotidiana, e capace di offrirci una disamina tra spiritosa e impaurita del destino che ciascuno porta dentro di sé, già scritto. 

La mia recensione

The modern family

Sono di parte, schifosamente di parte e quindi, forse, non dovrei recensire i libri della Tyler. Perché a me la cara Anne piace a prescindere e, dunque, che valenza ha il mio pensiero? Nessuno, in effetti. Probabilmente non sarò molto oggettiva. Per cui, se volete un commento proprio sincero non leggete questa recensione. Poi non ditemi che non vi avevo avvisati, eh! 
Per puro caso non è un romanzetto rosa come, invece, fa pensare la bruttissima traduzione del
titolo originale: Ladder of years (La scala degli anni). C'era un motivo per cui si chiamasse La scala degli anni e non Per puro caso, ma di questo all'editore è importato ben poco. Ma tant'è...
Come ogni romanzo della Tyler, anche questo è ambientato a Baltimora, per metà almeno, e ha come protagonista una famiglia. Perché la bravura di questa scrittrice è nel narrare, in modo semplice e fluido, la quotidianità in tutte le sue sfaccettature. Non ci sono colpi di scena, non ci sono poteri paranormali, non ci sono scene di suspence o di passione. Ma ci sono sentimenti reali, situazioni reali, emozioni reali. Sembra quasi che sia un'amica a raccontarti le storie della Tyler, magari mentre si è sedute al tavolo della cucina a bere un caffè. Perché i personaggi dei suoi romanzi sono tutti così normali, tranquilli, umani. Sebbene le dinamiche familiari appaiano strane, quasi sui generis e un po' assurde, se si passa qualche minuto a riflettere ci si rende conto che non è poi così vero. Quante situazioni strane i componenti della nostra famiglia hanno vissuto? Quanti nostri amici provengono da famiglie che noi consideriamo "strane"? Se ci penso, anche solo per un attimo, tra tutte le persone che conosco sono davvero in pochi ad avere una famiglia cosiddetta "normale" (sempre che poi la normalità esista davvero). 
Protagonista di questo romanzo è Delia, una donna di quarant'anni, sposata con un uomo più grande di lei di ben quindici anni e con tre figli. Delia vive una vita normale, una quotidianità per l'appunto, che viene descritta come metodica: esce a fare la spesa, prepara da mangiare per il marito e i figli, sbriga alcune commissioni, va in vacanza sempre nello stesso posto ogni anno, senza cambiare mai, senza mai osare. 

giovedì 15 novembre 2012

Recensione: Real Murders. Il club dei delitti irrisolti

Autore: Charlaine Harris
Titolo: Real Murders. Il club dei delitti irrisolti
Prezzo: 14,90 € 
Editore: Delos Books 
Pagine: 300
Il mio voto: 3 piume

Trama

Una serie di assassinii, modellati a imitazione di altrettanti omicidi celebri, si verifica nella piccola comunità di Lawrenceton. La ventottenne Aurora (Roe) Teagarden, di professione bibliotecaria, fa parte del club Real Murders, un gruppo di 12 appassionati che si riuniscono per studiare crimini famosi, sconcertanti o irrisolti. Poco prima che la riunione mensile abbia inizio, Roe scopre il corpo massacrato di un membro del club, e si rende conto che il modo in cui la vittima è stata uccisa imita quello usato proprio nell'omicidio riguardo al quale lei avrebbe dovuto parlare quella sera... improvvisamente la sua vita di investigatore da salotto assume una macabra connotazione reale.

La mia recensione

Ritenta Charlaine, e sarai più fortunata.

È il primo libro della Harris che leggo. Confesso di essermi avventurata nella lettura di questo romanzo armata di diversi pregiudizi, poco positivi, sulle opere di Charlaine. Sebbene siano in molti ad amare la serie di Sookie, ho riscontrato molti pareri negativi sia sullo stile di scrittura della Harris che sulla credibilità dei personaggi. Nonostante ciò, ho deciso di dare alla serie dei Real Murders una possibilità. Perché, comunque, sapevo non fossero presenti personaggi al limite dell'assurdo (e ve lo dice una a cui piace il fantasy, quindi una lettrice abbastanza open minded, sempre però che il tutto abbia una sua credibilità e non sfiori il ridicolo) e quindi la mia lettura non sarebbe stata disturbata da donnicciole che si lasciano ammaliare dai muscoli rattrappiti di un vampiro o che si lasciano affascinare dall'alitosi di un licantropo. 
Non posso affermare con convinzione di aver fatto bene, ma non ho nemmeno fatto del tutto male. 
Si tratta, più che altro, di un romanzetto leggero, una lettura poco impegnativa, un giallo da spiaggia, per passare qualche ora di pura evasione nel vero senso della parola. La trama è piuttosto semplice e ricalca un po' la "forma" della Signora in giallo o del mitico, inimitabile e affascinante Richard Castle. Solo che, a differenza di queste due serie tv, Aurora (Roe per gli amici) non è una scrittrice di gialli. È una dolce, giovane e semplice bibliotecaria di 28 anni che, però, possiede tutti (ma proprio tutti eh) i cliché della bibliotecaria: ha gli occhialoni, i capelli di un colore un po' spento, non si trucca, indossa vestiti comodi e poco attraenti, non ha una vita sentimentale degna di questo nome. 
Charlaine, perché? Perché ricorrere ai trucchetti dei chick-lit? In fondo stai scrivendo un giallo, non uno stupido romanzetto rosa. Un personaggio femminile, per essere considerato un vero personaggio, deve essere per forza bruttina o anonima per essere intelligente? D'accordo che, solitamente, le ragazze interessate ai libri non vantano una collezione di scarpe tigrate nella loro cabina armadio, ma nemmeno sono tutte topi da biblioteca! 

mercoledì 7 novembre 2012

Inno all'anonimato. Divagazioni mentali senza né capo né coda. E senza manco la parte centrale, se proprio volete saperlo

Sono contraria, molto, ai post di autocommiserazione. Sono contraria perché non volevo, sul serio, che questo blog diventasse un mucchio di lamentele pesanti e melense sulla mia persona, sulla mia personalità, sulle mie emozioni. Ma è un discorso complesso. Forse è il caso che cominci dall'inizio, cosicché possa lamentarmi con ordine. 
Mi piacerebbe che questo blog fosse anonimo, che nessuno sapesse chi sono, come mi chiamo, che cosa faccio. Mi piacerebbe avere uno spazio tutto mio dove poter esprimermi in piena libertà senza dovermi trattenere perché qualcuno che mi conosce possa sentirsi "offeso" da quello che dico. Mi piacerebbe essere semplicemente Nereia, una tipa tutta strana che vive a Roma e che lavora in un'agenzia di pubblicità. Mi piacerebbe poter tornare indietro, creare il blog e non dirlo a nessuno, ma proprio nessuno, di mia conoscenza in modo da poter dire tutto quello che non voglio che le persone che mi conoscono sappiano. Invece, proprio perché non pensavo che questo blog sarebbe diventato parte integrante di me, a qualcuno ho detto di averlo e ho segnalato loro il link. Errore. Madornale. Avrei dovuto prevedere che questo spazio sarebbe diventato un'estensione del mio Sé, un luogo dove potermi lamentare della gente mentalmente disturbata che incontro. Ho peccato di ingenuità. Credevo che questo sarebbe stato uno svago, un posto dove parlare esclusivamente di libri e che quindi non avrebbe mai rispecchiato me, la mia vita, le mie delusioni e le mie aspirazioni. E mi piacerebbe anche utilizzare questo spazio per pubblicare quelle insulse paginette che ogni tanto, la notte, scrivo senza pensare. Quelle cose che potrebbero dirsi "racconti" ma che in verità sono solo divagazioni mentali. 
Mentre al primo problema non posso ovviare senza trattenermi dal dire proprio tutto, al secondo potrei. Potrei, effettivamente, pubblicare i miei raccontini. Ma mi vergogno molto di ciò che scrivo. Mi vergogno di far leggere a qualcuno che conosco "fisicamente" ciò che scrivo. Chiamatelo senso del pudore, chiamatela insicurezza, chiamatela paura. Fatto sta che c'è e non so come annientarla. 
Mi piacerebbe, inoltre, avere un profilo Twitter anonimo. Se proprio non posso avere uno spazio anonimo, potrò avere un profilo Twitter anonimo, no? E invece no. Anche lì, le persone che mi conoscono mi seguono, non tante per fortuna. E sì, perché che io possiedo Twitter l'ho detto a meno persone di quelle a cui ho detto del blog. Mettiamoci pure, poi, che molti manco lo sanno cosa è Twitter... E comunque, tutto questo per dire che non posso dire tutto, ma proprio tutto, quello che vorrei. Per fortuna, comunque, la gente che mi conosce non legge davvero il mio blog, non lo fa con costanza almeno. Questo, da un lato, mi rincuora. E però, il fatto di non sapere quando effettivamente quella data persona potrebbe trovarsi sul blog mi disturba, mi manda in ansia, mi tormenta. E poi ci sono quelle persone (chissà chi sono poi) che continuano a googlarmi. E questo incrementa la mia ansia. Sarà quel tale che mi googla? O quell'altro ancora? Sarà lei, lui, l'altro? Ok, chiamate pure il centro di igiene mentale, sono pronta per la camicia di forza (sì, sì, lo so che non si usano più... ma fa scena, no?!).

lunedì 5 novembre 2012

In my bookshelf #16

Ok, ok, anche questo mese sono in ritardo con la puntata di In my bookshelf ma ho un motivo valido. Semplicemente sono stata impegnata dal 31 ad oggi perché alcuni dei miei amici che vivono in Siculandia sono venuti a trovarmi per il weekend, il lungo weekend, dei morti. Dunque, eccomi qua con il riassunto di ciò che ho acquistato durante il mese di Ottobre. Poca roba, in realtà. Il motivo è l'enorme quantità di libri che ho in casa e di cui non ho nulla da fare e che occupano spazio che potrei utilizzare per altri libri. Ovviamente sono tutti scambiabili su aNobii ma per ora non ho trovato nulla con cui scambiarli. Sob.

Titolo: Le soprano
Autore: Alan Warner
Prezzo: 13,43 €
Editore: Guanda
Pagine:  336

Trama

Un gruppo di ragazze, giovanissime scozzesi allieve di una scuola cattolica, a bordo di un pullman si reca a Edimburgo per partecipare alla finale di un concorso canoro. È un appuntamento importante, per le soprano, ma non nel senso che si potrebbe immaginare: si preparano infatti a una giornata in cui la priorità assoluta verrà data alle sbevazzate nei pub, allo "shoplifting" e alle più sgangherate provocazioni sessuali. E poi c'è il concorso, però da perdere, perché si è appena ancorato in porto un sottomarino nucleare e un nugolo di marinai in libera uscita sta per invadere la più rinomata discoteca del luogo. Non c'è tempo da perdere: la preda è grossa e le ragazzine non hanno intenzione di mancarla.

Titolo: Non lasciarmi
Autore: Kazuo Ishiguro
Prezzo: 12€
Editore: Einaudi
Pagine:  336

Trama

Kathy, Ruth e Tommy sono cresciuti in un collegio immerso nella campagna della provincia inglese. Sono stati educati amorevolmente, protetti dal mondo esterno e convinti di essere speciali. Ma qual è, di fatto, il motivo per cui sono lì? E cosa li aspetta oltre il muro del collegio? Solo molti anni più tardi, Kathy, ora una donna di trentun anni, si permette di cedere agli appelli della memoria. Quello che segue è la perturbante storia di come Kathy, Ruth e Tommy si avvicinino a poco a poco alla verità della loro infanzia apparentemente felice, e al futuro cui sono destinati. Un romanzo intenso e commovente dall'autore di "Quel che resta del giorno".